Giovanni Robertini: Tutti a scrivere dell’effetto Elly Schlein sul Partito Democratico ma nessuno che pensi all’effetto che questa vittoria alle primarie ha avuto su di noi, elettori di sinistra con riserva, da sempre. Posso dirti che ho avuto la stessa reazione di quando gli Afterhours sono andati a Sanremo la prima volta, Calcutta è finito a Quelli che su Rai 2, Nicola Lagioia è diventato direttore del Salone del Libro, o Liberato ha fatto lo spot per la pasta Voiello: l’indie che va in classifica, il loser che diventa mainstream, gli “uno di noi” che si prendono il palcoscenico, escono dalla bolla. Non c’entra che tu venga da una buona famiglia borghese o dal ghetto, è l’attitudine che ha da sempre accompagnato queste personaggi a mostrare una crepa. Ma proprio di questa crepa abbiamo bisogno.
Alberto Piccinini: Torno or ora dal mercato del Pigneto, quello dove noi radical chic il sabato mattina compriamo i broccoletti, e sottolineo con un certo orgoglio che Elly ha festeggiato la sua vittoria proprio qui in un vecchio cinemone di quartiere. Il mio amico che ha il negozietto di vestiti usati ha messo fuori tutte le giacche da uomo oversize colorate e i maglioncini infeltriti che teneva nascosti. Prima copiava Gucci – anzi diceva che Gucci copiava lui. Adesso dice che con Elly torna lo stile come lo vogliamo chiamare? Patti Smith/Ztl? Stile Elly? Ma sì. Sta a vedere che abbiamo trovato chi sostituirà Alessandro Michele nei nostri cuori di radical chic. Per la sinistra vera lo stile è tutto fin dai tempi di Majakovskij. Lo stile e lo stylist.
GR: Tornando a Elly, sappiamo tutti che suona la chitarra di notte, e ho letto in un’intervista a Studio che tra i suoi gruppi preferiti ci sono i The National e un meno noto gruppo di alt country canadese, Rural Alberta Advantage. Quindi, dopo aver digerito kermesse di partito aperte da Fossati e Jovanotti, ci troveremo una playlist con Big Thief, Alvvays e Weyes Blood? Non so se sono pronto a reggere psicologicamente l’imbarazzo e lo spaesamento di Orfini, Fassino e Pollastrini. Lei lo sarà? Ho letto che a Sanremo tifava Coma Cose, mi sembra un buon compromesso, anche come inno del partito, no? “Se mi dimentico me, com’ero / Quando l’orgoglio era ancora intero”…
AP: Anch’io con Elly mi sento di nuovo un po’ indie. Nuova sincerità. È ora di parlare chiaro. I fotomontaggi di Elly Schlein e Pippo Franco fanno schifo, sembrano il Borghese anni ‘60 contro Pasolini e i pasolinidi. Gli insulti antisemiti sono orrendi, nazismo puro. Non si può più dire niente? No, non si può più dire niente. Torna la responsabilità del linguaggio. Se hai preso voti promettendo di tenere a casa gli immigrati sei un assassino, stop. E anche un razzista. Detto questo, per che squadra tifa Elly Schlein? Frugando tra i vecchi tweet qualcuno ha creduto di trovarci un endorsement per la Juventus. Ahi. Di sicuro non per il Milan, lei ha smentito e ha aggiunto che le stava simpatico solo Gullit. Ha aggiunto che tifa la nazionale, e la banalità mi ha un po’ intristito. Io semmai le suggerirei di dire che tifa Schalke 04. Schlein tifa Schalke. Ascolta Schoenberg. Legge Schopenauer.
GR: Hai visto Mixed By Erry, il film di Sydney Sibilia? Romanticismo e retromania per le cassette compilation Sony a parte, c’è una distanza siderale tra i romanzi di Nick Hornby con le top 5 e la storia dei fratelli Frattasio, re della pirateria musicale a cui il film è ispirato. E quella distanza è Napoli, oggi più che mai caput mundi dell’hype, Londra scansate: la musica di Liberato, Geolier, i Thru Collected, Nziria, Napoleone, la fiction Mare Fuori, erede tanto di Gomorra quanto di Un posto al sole, l’omaggio a Troisi di Martone, la serie Netflix tratta dal romanzo di Elena Ferrante con i 99 Posse che suonano al centro sociale… mettici pure la tv dell’ex ballerino Stefano De Martino che ricorda Arbore. Ma soprattutto il Napoli Calcio: la torta Osimhene, Maradona, Kvaratskhelia, Spalletti, la felpa vintage indossata da Drake, il sogno e le scaramanzie scudetto. Leggo dal libro dei fratelli Frattasio che i nomi dei depositi illegali di cassette avevano i nomi di giocatori del Napoli, così da poterne parlare in codice. Quando il Napoli vince il primo scudetto gli amici di Forcella propongono a Erry di montare un palco nel quartiere e di fare il deejay per la festa. Piero Marrazzo arriva lì per girare il servizio televisivo e cerca un inno che non sia il solito Maradona è meglio ’e Pelè. Si imbatte nei fratelli Frattasio e, ascoltato un brano cantato da Peppe, decide di usarlo come sigla per la trasmissione, dandogli un milione e mezzo di lire e la promessa dell’anonimato del cantante. Se la storia si ripete, il prossimo inno lo deve fare Liberato, no?
AP: Sono sicuro che ce l’ha già pronto. Ma non si può dire. Un po’ come i bomboloni di Capodanno che aspettano mesi e mesi nei magazzini. Ma io per Napoli ho un debole, e avremo tempo di parlarne ancora. Ho visto il film di Sibilia, è carino, allegro, ottimista, e mi ha fatto venire una grande idea. Elly l’abbiamo votata pure noi, ora passiamo all’attivismo: proponiamole delle playlist, diffondiamole, rifacciamo la linea musicale a questa disgraziata sinistra. Mettiamoci dentro l’indie americano, ma pure chennesò Wayne Shorter e Pino Daniele, l’elettronica messicana di Debit, e guarda ti dirò pure Tananai toh. Il nome delle playlist ce l’ho: MIXED BY ELLY. Facciamo anche gli sticker. Ti piace?