Per celebrare il secondo disco più venduto di tutti i tempi (dopo Thriller di Michael Jackson) pubblicato il 24 marzo del 1973 in Europa, abbiamo scelto le 6 storie più controverse dell’articolatissima trama di The Dark Side Of The Moon. Per avere una visione a 360 gradi dell’opera monumentatale dei Pink Floyd, potete guardare un imperdibile documentario sul making of.
Nel Guinness
La permanenza dell’album nelle classifiche, finita anche sul Guinness dei primati, pare sia stata di 741 settimane. Ma non è così. Nel luglio del 1988, 25 anni dopo la pubblicazione e 736 settimane dopo il debutto nella Billboard 200, il classico dei Pink Floyd abbandonò per la prima volta le chart a stelle e strisce.
Fu solo un inciampo: anche se non detiene il primato assoluto di vendite, The Dark Side Of The Moon, ottavo album in studio della band inglese, uscito il 24 marzo 1973 in Inghilterra e all’inizio dello stesso mese negli Stati Uniti, è il disco più longevo di tutti i tempi. Vanta, infatti, il record di maggiore permanenza nella top 200 americana: al pelo delle 900 settimane.
Nel dicembre del 2014, sulla scia di The Endless River, è rientrato clamorosamente nella top 20. In patria Dark Side ha raccolto meno proseliti e ha raggiunto solo il secondo posto quando uscì ma è comunque il settimo album più venduto di sempre nel Regno Unito. Con un hashtag si potrebbe sintetizzare tutto così: #42enonsentirli.
#DARKSIDE40
Per festeggiare i 40 anni dell’album i Floyd hanno scelto Twitter. Offrendo l’ascolto in streaming dell’album, la band inglese ha chiesto ai fan di twittare pensieri, ricordi e foto usando l’hashtag #DARKSIDE40 «per aiutarci a oscurare la luna» (e non per “illuminarne il lato oscuro”, come qualcuno ha frainteso).
La “compilation di tweet” è stata un omaggio non solo al disco ma anche alla sua filosofia, ben riassunta da un noto verso che si ode nella chiusa dell’opera, alla fine del brano Eclipse. “There is no dark side of the moon really. Matter of fact it’s all dark.”
In effetti, il concept album non ha a che vedere con l’astronomia come si può esser portati a supporre ma piuttosto con temi dolenti e umani correlati alla follia. Questioni ben note al gruppo britannico a causa dell’abbandono di Syd Barrett e che saranno ripresi da Roger Waters nei lavori successivi.
Il custode, il padre di Naomi Watts e Ticket to Ride
Fra le diverse voci registrate che si fondono assieme agli elaborati effetti gestiti da Nick Mason, nelle tracce di Dark Side, c’è proprio la frase che abbiamo appena citato. «In realtà non esiste un lato oscuro della luna. Di fatto è tutta scura». L’ha pronunciata un insospettabile, di nome Gerry O’Driscoll, guardiano irlandese degli Abbey Road Studios dove avvennero le innovative registrazioni.
Le voci presenti sull’LP provengono da interviste surreali dirette da Roger Waters alla gente che gravitava intorno agli studi. Oltre a quella di O’Driscoll, fra le altre, c’è un’insana (e famosa) risata, quella che si sente in Speak to Me e Brain Damage. È di Peter Watts, padre dell’attrice Naomi Watts, road manager, ritratto nel retro copertina di Ummagumma e morto di overdose nel 1976.
La gente che non viene mai intervistata è quella che dice le cose più interessanti
Parteciparono anche Paul e Linda McCartney ma le loro risposte non furono incluse nell’album. «La gente che non viene mai intervistata è quella che dice le cose più interessanti», David Gilmour docet. Però, proprio, durante la frase di O’Driscoll, si può sentire (molto) in lontananza una versione strumentale di Ticket To Ride dei Beatles.
Il prisma e il cuore
Per la copertina del disco lo studio grafico Hipgnosis, sotto contratto con i Floyd, propose sette disegni. Fu scelto il prisma, ideato dal freelance George Hardie e da uno dei soci-fondatori, il maestro Storm Thorgerson. Il prisma contrastato dal fondo nero era un riferimento all’uso avanguardistico delle luci sul palco da parte della band.
La grafica iconica, lontana da quella di dischi come Atom Heart Mother e Obscured by Clouds ai tempi non gradite dalla EMI, nacque da una precisa richiesta di Richard Wright. L’illustrazione interna dell’LP rappresenta il battito cardiaco, presente all’inizio e alla fine del disco, e fu voluto da Roger Waters.
The Dark Side of Money
Il singolo Money, una critica all’avidità, è passato alla storia anche per i suoi effetti sonori: il registratore di cassa e le monete sonanti che fanno da contrappunto ritmico alla hit. Opera del tecnico del suono Alan Parsons che per questi e altri interventi (ad es. il ticchettio e il rintoccare delle sveglie e dei pendoli in Time) incassò un Grammy Award e avviò una luminosa carriera.
I Pink Floyd fecero non so quanti milioni, al contrario di tante altre persone coinvolte nel disco
L’altra faccia della medaglia è che fu pagato solo 35 sterline a settimana. Clare Torry, indimenticabile protagonista della melodia vocale di The Great Gig in the Sky, fu liquidata con 30 sterline una tantum. Nel 2004 citò in giudizio i Floyd e si aggiudicò i crediti della canzone condivisi da allora in avanti con Richard Wright e un compenso di cui non si conosce l’entità. Parsons nel 2003 ammise la frustrazione: «Fecero non so quanti milioni, al contrario di tante altre persone coinvolte nel disco». Us And Them?
Dark Side of the Rainbow
Ogni mito ha le sue leggende metropolitane. Non fa eccezione Dark Side. Dagli anni ’90 è iniziata a circolare la voce che l’album in realtà fosse stato concepito come colonna sonora de Il mago di Oz, il film del ’39 di Victor Fleming.
Il titolo di questa iniziativa occulta sarebbe, secondo i dietrologi, Dark Side of the Rainbow o The Dark Side of Oz. Il tutto è nato da apparenti sincronie fra la pellicola e la tracklist. Il gruppo ha negato in massa, anche se Waters si è detto “divertito”. Il produttore Alan Parsons ha dichiarato che nessuno ha mai citato il film durante la produzione.
A voi il giudizio: