Stephen Sondheim, il leggendario compositore, paroliere e drammaturgo di Broadway, è morto improvvisamente nella sua casa in Connecticut, dove aveva appena festeggiato la festività del Thanksgiving con alcuni amici, secondo il New York Times. Aveva 91 anni.
È stato la forza creativa dietro a circa 20 musical a partire dal 1954, tra cui West Side Story (testi), A Funny Thing Happened on the Way to the Forum, Follies, Sweeney Todd, Into the Woods e altro ancora, oltre a numerosi progetti cinematografici e televisivi, dagli adattamenti dei suoi successi di Broadway alle canzoni originali per film come Dick Tracy e The Birdcage. Nel corso della sua straordinaria carriera di sette decenni, Sondheim ha vinto nove Tony Awards, otto Grammy, un Premio Pulitzer e un Academy Award, tra molti altri riconoscimenti.
La versatilità era un segno distintivo di Sondheim. La sua volontà di sperimentare e innovare significava che raramente percorreva lo stessa strada due volte, passando dalla farsa al romanticismo al dramma storico. Nessun tema era troppo dark o insolito per costituire la base di uno dei suoi spettacoli: Sweeney Todd racconta di un barbiere omicida e cannibale sullo sfondo della prima rivoluzione industriale; Sunday in the Park With George esplora le ispirazioni creative del pittore divisionista Georges Seurat; Pacific Overtures si occupa dell’occidentalizzazione del Giappone alla fine del 1800; Assassins parla, letteralmente, di assassini presidenziali.
Molte delle canzoni di Sondheim sono entrate nel firmamento della cultura pop. Send in the Clowns, da A Little Night Music del 1973, è diventata il suo più grande successo dopo che Frank Sinatra l’ha incisa quell’anno (la sua versione scorre sui titoli di coda di Joker di Todd Phillips) e Judy Collins due anni dopo. Barbra Streisand fece una memorabile cover del pezzo nel 1985 e Sondheim scrisse anche un verso in più per l’occasione.
Consegnando a Sondheim la Presidential Medal of Freedom nel 2015, Barack Obama ha citato la complessità del lavoro del compositore e il suo desiderio di alzare l’asticella sia per se stesso che per gli spettatori: “Come compositore e paroliere, e un genere a sé stante, Sondheim sfida il suo pubblico. I suoi più grandi successi non sono brani che puoi canticchiare; sono riflessioni su strade che non abbiamo preso, e desideri andati male, relazioni così logore e fratturate che non resta altro da fare che mandare i pagliacci. Eppure la musica di Stephen è così bella, i suoi testi così precisi, che anche se espone le imperfezioni della vita quotidiana, le trascende. Li trascendiamo. In parole povere, Stephen ha reinventato il musical americano”.
Sondheim è cresciuto nell’Upper West Side di Manhattan e, dopo il divorzio dei suoi genitori, ha frequentato un’accademia militare e un collegio in Pennsylvania prima di trasferirsi al Williams College di Williamstown, nel Massachusetts, dove si è laureato in teatro. Il suo mentore da giovane è stato un altro titano del teatro musicale, Oscar Hammerstein II: Sondheim era diventato amico del figlio.
“Sono interessato alla comunicazione con il pubblico”, ha detto Sondheim a Terry Gross di Fresh Air del motivo per cui è stato attratto dal teatro. “Amo il teatro tanto quanto la musica, e l’idea di raggiungere il pubblico e farlo ridere, farlo piangere – semplicemente far sentire qualcosa – è fondamentale per me”.
Molti dei musical di Sondheim sono stati al centro di revival di successo negli ultimi anni, tra cui Sweeney Todd e Sunday in the Park With George (con Jake Gyllenhaal nel ruolo del pittore). Un revival pianificato di Company – una meditazione praticamente senza trama sull’amore e sul matrimonio che ha vinto sei Tony dopo il suo debutto nel 1970 – con Patti LuPone nel ruolo principale capovolto e programmato per coincidere con il 90esimo compleanno di Sondheim nel marzo del 2020, è stato rinviato a causa della pandemia; l’anteprima si è tenuta poche settimane fa a Manhattan. E adattamento by Steven Spielberg di West Side Story arriverà nei cinema americani il 10 dicembre e in quelli italiani il 23.
Quando venerdì è trapelata la notizia della morte di Sondheim, le stelle di Broadway hanno scritto in tante su Twitter. Josh Gad, star di Frozen e candidato a Tony per il suo ruolo nel Libro di Mormon, ha scritto: “Forse dal 23 aprile 1616 il teatro non perdeva una voce così rivoluzionaria. Grazie Mr. Sondheim per il tuo Demon Barber, un po’ di Night Music, a Sunday in the Park, Company, divertimento al Forum, un viaggio Into the Woods e averci raccontato una West Side Story. RIP”.