Bettie Page è la modella che con la sua frangia nera, vinile e accessori leopardati, negli anni Cinquanta rivoluzionò la fotografia erotica diventando icona di stile per un’intera epoca e simbolo di indipendenza e libertà sessuale, ispirando performer burlesque come Dita Von Teese, giovani popstar come Katy Perry e addirittura Madonna.
Le immagini della collezione di Michael Fornitz, in mostra dal 29 agosto presso la galleria ONO Arte Contemporanea di Bologna, raccontano la storia di una donna che è stata non solo simbolo della sua epoca, ma anche la più celebre pin-up in assoluto. Ma la storia di Bettie Mea Page è molto più complessa di quello che si possa immaginare. Da considerare dunque come una performer e una artista dotata di rara bellezza, oltre che di grande consapevolezza, che con il suo atteggiamento ha contribuito a cambiare la percezione e il trattamento delle donne all’interno dell’industria dell’intrattenimento.
Classe 1933 di Nashville, si laurea in arte e sposa il fidanzatino del liceo, tentando di avviare una tipica esistenza da ragazza della porta accanto. Nel 1949 però, a seguito del divorzio, la Page si trasferisce a New York e comincia una carriera da segretaria. L’anno successivo, mentre cammina sulla spiaggia di Coney Island viene notata da Jerry Tibbs, fotografo e agente di polizia dall’occhio lungo.
E sarà proprio Tibbs a intuire il potenziale della Page, offrendosi di realizzare il suo primo book fotografico e suggerendole di cambiare il suo taglio di capelli, introducendo quella frangetta che diventerà poi un tratto distintivo del suo stile. Inizia così con i primi ingaggi in quelli che venivano definiti “Camera Club”, ovvero salotti fotografici il cui scopo doveva essere quello di promuovere la fotografia artistica di nudo, ma che in realtà non erano altro che coperture per quella che era vera e propria fotografie erotica. Già nel 1951, grazie alla sua disinibizione, Bettie Page aveva ottenuto una certa fama nell’ambiente, lavorando con fotografi come Cass Carr e uscendo su riviste come Wink, Titter, Eyefull e Beauty Parade.
Nel 1952 inizia a lavorare con il fotografo Irvin Klaw e sua sorella Paula ad una serie di fotografie con tematiche pin-up e BDSM da vendere per corrispondenza, e saranno proprio queste immagini a farla diventare la più famosa modella bondage della storia. Oltre alle foto, i Klaw iniziarono anche a produrre una serie di film in 8 e 16 mm su commissione dei loro clienti: in queste pellicole, dei veri e propri cortometraggi muti, la Page e altre modelle in lingerie e tacchi alti, performavano scene di dominazione e sottomissione nelle più diverse sfumature.
Durante le riprese di questi film, Klaw fece anche dei singoli scatti fotografici che divennero presto le immagini più iconiche e richieste di Bettie Page. La sua fama continua così a crescere e nel 1954 realizzerà quello che forse è considerato come il suo servizio più famoso: Jungle Bettie, in cui posa all’interno di uno zoo safari assieme a diversi animali esotici e che la porterà, nel 1955, a diventare la Coniglietta del Mese di gennaio per la rivista Playboy, che le dedicherà il paginone centrale e la consacrerà al grande pubblico.
Il cuore della collezione di Michael Fornitz, in mostra a Bologna, è composto dal materiale personale della Page donato ad un amico alla sua morte l’11 dicembre di sette anni fa, a Los Angeles. Queste immagini, per lo più inedite, mostrano una giovane Page sempre a suo agio di fronte alla camera – anche prima di iniziare a posare professionalmente – attenta e alla ricerca di pose classiche, oltre che di dettagli più personali che di fatto la resero molto più che una ragazza da poster, ma una vera e propria modella e icona di un’epoca.
Per la chiusura della mostra, il 29 settembre, ci sarà un live acustico di Olly Riva & The SoulRockets, in collaborazione con MOSCOT e Velvet Lenses.
La mostra (29 agosto – 29 settembre 2015) è composta di 55 immagini originali provenienti dalla collezione di Michael Fornitz e da 20 immagini delle quali è stata realizzata la prima tiratura limitata.