Cosa rimarrà della pianta “che non ti sballa” e “fa rilassare”? Quanto durerà la febbre del CBD, e chi è che lo consuma? Abbiamo intercettato due scienziati: il neuropsichiatra infantile Stefano Benzoni e lo psichiatra Riccardo Gatti, per capire i pro e i contro della sostanza del momento. Ecco com’è andata.
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Perché sì, ma con riserva Stefano Benzoni
Una sostanza che non dà la “botta” è roba da vecchi?
Le bevande e i cibi “zero” lo sono? Questi prodotti segnano il nostro tempo: l’era in cui l’accesso al piacere è temperato dall’interno dagli stessi meccanismi che regolano il mercato. Il messaggio dominante oggi non è più “non godere troppo!”, ma “enjoy! ci pensiamo noi a temperare il tuo piacere”. Non ci dice cosa dobbiamo desiderare, ma come. La cannabis light è pura ideologia al lavoro, camuffata da democrazia diretta. Una canna vale (quasi) una canna. Molto attuale.
Qual è l’identikit dell’utente?
Quasi cool, quasi liberato, quasi addicted: cerca di smettere, ma non sa da cosa.
Che ruolo ha il marketing nel successo della cannabis light?
Ogni sotto-mercato ha una nicchia di coolness, una frangia incerta e una vasta aura di sfiga. E il mercato della cannabis a zero THC deve ancora crescere, prendere forma e declinarsi. È possibile che la dinamica sia simile a quella delle sigarette elettroniche. Nate per la consolazione di tabagisti sfiancati, sono presto divenute l’approdo fighetto dei preadolescenti alle prese con problemi di identità. Oggi svaporare alla vaniglia e zenzero è cool e al limite della trasgressione. O forse era ieri, e io mi devo riaggiornare.
Ma si è capito se la cannabis light è psicoattiva, oppure no?
Un ragionamento serio sugli effetti psicoattivi deve rifiutare ogni noiosissimo discorso sui recettori cerebrali. Per le cosiddette “droghe leggere” l’effetto dipende molto da ciò che ti aspetti, da ciò che ti hanno detto, da cosa stavi facendo e farai. Del resto, qualcuno sa dire che effetto fa prendere antidepressivi per un mese? È difficile dire cosa fanno, senza avere una certa idea della depressione, di come si sta quando si sta male. Tornando alla cannabis, forse dovremmo chiederci: che tipo di effetti cerca il consumatore light? Che tipo di rapporto con il piacere?
“Sballarsi” è out, oggi?
Per molti aspetti la cannabis light sembra educare a un uso sanitario delle sostanze, una delle istanze meno comprese della tradizione psichedelica. Tra i ’60 e i ’70’ è stata costruita una precisa retorica della cura fatta in casa, a botte di erba e Lsd. Contemporaneamente, l’espansione incontrollata del mercato degli psicofarmaci invadeva il mercato nero dello sballo. Ma la retorica dello sballo è più legata all’industria farmaceutica e agli stimolanti, che ai capelloni fumanti.
La cannabis in circolazione oggi è troppo potente, infumabile?
Il mio amico Stephan, vetraio a Neede, Olanda, confeziona ottima birra alla marijuana e negli anni ’70 ne ha fumata parecchia. Da qualche anno non fuma più la roba dei suoi figli, perché gli spacca la testa. C’è da credergli. Il mercato della droga ha grande interesse a vendere per poco robaccia potente, con piombo e altre sostanze pesanti, perché questo fidelizza i clienti mentalmente più deboli. Checché se ne pensi, il THC fa molto male ai ragazzini, e nel mio lavoro i casi di paranoia spinta, un tempo appannaggio di certe psicosi old-style, ora sono quasi esclusivamente confinati al mondo dei THC-addicted.
No, proprio no Riccardo Gatti
Clienti tipo della cannabis light?
Un pubblico eterogeneo: chi cerca un prodotto senza rischi e accessibile e chi presunti effetti benefici. La propaganda ripete che il CBD rilassa, riposa mente e fisico. Un po’ come, un tempo, si diceva che il fumo distendesse i nervi e l’alcool era “contro il logorio della vita moderna”.
I giovani paiono tiepidi…
Chi cerca lo stato di alterazione vuole il THC. Ma che la cannabis light non abbia effetti psicoattivi è tutto da dimostrare: non mi convince l’idea delle file di persone nei negozi per comprare “la camomilla del futuro”.
Insomma, per lei siamo davanti a una “droga” a tutti gli effetti.
È diversa rispetto alla marijuana, che sia più “leggera” non saprei. Dipende anche da quanto uso se ne fa e a cosa la si associa. Ha effetti collaterali? Crea dipendenza? Nessuno per ora dà delle risposte certe.
Come ha fatto la cannabis light ad attecchire così in fretta?
La cannabis è un brand propagandato in mille modi. Si cerca di replicare quello che è successo nel secolo scorso con il tabacco, un business estremamente redditizio. Dai ciondoli alle t-shirt, tutto ciò che si richiama all’universo-cannabis funziona. Quella light non fa differenza. Lo ha capito anche J-Ax, uno che a sua volta sa orientare le mode.
Si allargherà il bacino dei consumatori della cannabis?
Probabilmente sì, così si rafforza il brand e si fa il gioco sia del mercato legale, che di quello illegale. Si dimostra che la cannabis può entrare nei nostri consumi, che è bene che avvenga. La cannabis light è un prodotto che si aggiunge, non sostituisce. L’esperienza di chi le assume è differente. E alla fine anche il tabacco, che viene mischiato nelle cartine, potrebbe avere il suo tornaconto.
La prospettiva non è più quindi legale vs. illegale?
Alla base di tutto c’è un atteggiamento di consumo, che va oltre ciò che è lecito e no. Il binge drinking è legale, eppure spopola tra i ragazzini. Il consumatore non ragiona in base al codice, e forse ora il CBD è più cool del THC.
Dopo tanti anni di condanna della “cultura dello sballo” il boom è per lo meno curioso. Non trova?
È questione di conformismo. Ti viene data un’opportunità di consumo su un prodotto che – ti hanno detto – ti interessa. Non nobiliterei la cosa: non c’è alcuna idea politica, né idea in generale riguardo allo sballo. Fumare è un po’ come correre al negozio a comprare l’iPhone nuovo fiammante.