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Cosa abbiamo capito di Giuseppe Conte dopo l’intervista al Fatto

Molte cose, ma soprattutto una: non c’è italiano più italiano dell’Avvocato degli italiani.
Foto di Elisabetta Villa/Getty Images

Foto di Elisabetta Villa/Getty Images

Che cosa sappiamo di Giuseppe Conte dopo l’intervista servitagli da Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano di questa mattina? Intanto che “silenzio operoso”; “dialettica fisiologica” e “giurista pragmatico” sono espressioni che confermano la caleidoscopica lingua “paludata” (altro vocabolo in uso al premier) dell’Avvocato degli italiani. Poi, un paio di notizie politicamente rilevanti: Uno: non è vero che Matteo Salvini– a differenza di quanto sostenuto con l’usuale reazione de panza dal bomber del Viminale – avesse le prove che la Ong OpenArms mentiva in relazione alla vicenda sulla Guardia Costiera libica.

OpenArms fino a prova contraria stava dicendo la verità, e d’altra parte chiunque nel pieno delle proprie facoltà mentali si affiderebbe alla parola di Marc Gasol più che a quella dell’uomo d’ordine dell’anti-pacchia. Seconda notizia: addio definitivo alla flat tax, sempre salviniana: “La Costituzione impone giustamente la progressività fiscale. E noi la rispetteremo”. Da notare quel “giustamente”; inaspettato sbilanciamento valoriale (“sbilanciamento valoriale” subito candidato forte a entrare nel dizionario italiano-contiano). Lo scontro al vertice con Salvini a questo punto si sposta – e non poteva essere altrimenti – sul piano della parola: “Col ministro Salvini non parliamo di scelte lessicali”. Meglio così.

Poi ecco saettare improvviso l’orgoglio da Prime Minister: “Il premier sono io e l’indirizzo politico al governo devo darlo io”. Attenzione: “Devo darlo io” e non “lo dò io”, come dovrebbe naturalmente essere, ma, ricordate, sono solo scelte lessicali e lui di scelte lessicali non parla. Seguono altre chicche dell’uomo definito da Beppe Grillo “quello normale” (sempre all’interno dell’intervista): sostiene di ispirarsi ad Aldo Moro e quindi cerca di neutralizzare le possibili trappole* di Travaglio (*hahahaha). Sull’incontro con i leader del G7: “Con chi va più d’accordo?” “Con tutti”. “Anche con Macron?” “È molto friendly”. “E la Boschi?” “Mi ha aiutato a correggere i compiti”. “Tria è in bilico?” Ma figurarsi, e la risposta che segue è da antologia: “È il Cerbero che deve far di conto”.

Ma alla fine ecco farsi carne l’uomo Giuseppe Conte e palesarsi il tratto distintivo della sua personalità. La scoperta francamente non è copernicana: è un italiano. Anzi, l’Avvocato degli italiani è l’italiano più italiano disponibile sul mercato. E quindi “signora maestra, il cane mi ha mangiato il quaderno”. Via all’escalation. Parte prima, sollecitato sul ruolo del presidente della Repubblica Sergio Mattarella in relazione alla vicenda della nave Diciotti: “Ero al vertice della Nato e lì ho scoperto che i cellulari erano schermati, noi premier eravamo tutti isolati”. E quindi sticazzi, sarà mica colpa mia se non prendeva il telefono eccetera. Parte seconda, sulle cartelle ignorate dell’Agenzia delle Entrate: “Abitavo in una casa senza portiere, si accumulavano notifiche che non sempre riuscivamo ad andare a ritirare alla Posta”. E quindi sticazzi, sarà mica colpa mia se gli orari dell’ufficio postale eccetera.

Parte terza, sulla mancata prontezza di riflessi nel difendersi dalle accuse di aver ritoccato il curriculum: “Non avevo a portata di mano le carte per confermare quelle esperienze di aggiornamento”. E quindi sticazzi, non è colpa mia se, jackpot!, il cane mi ha mangiato le cartelle eccetera. In ogni caso si chiude con una nota distensiva che dovrebbe tranquillizzare il Paese: dice Conte che d’ora in avanti parlerà di più “ma solo quando avrò qualcosa da dire di concreto su quello che sto facendo”. E quindi sticazzi Giuse’, ci si rivede tra un paio d’anni eccetera.

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