Durante l’ultima conferenza stampa di Barack Obama alla Casa Bianca, il Presidente uscente ha voluto dare gli ultimi consigli a chi, da domani, prenderà il suo posto dietro la scrivania della sala ovale, ovvero il neo Presidente eletto Donald Trump.
Durante una serata interamente dedicata a ringraziare il lavoro dei tantissimi giornalisti presenti nella Brady Room – «Grazie a voi stono stato un Presidente migliore», ha detto rivolgendosi alla gremitissima platea – Obama ha ribadito l’importanza della stampa per l’America e per il processo democratico, nel suo ruolo di «occhio critico su chi detiene il potere». Non è un segreto, infatti, che il Presidente uscente, durante il suo mandato, abbia spesso ribadito come la libertà di stampa sia un diritto da non considerare come dato, ma necessario di una continua riaffermazione. Urgenza mai nascosta, nemmeno durante i suoi viaggi in paesi in cui il rapporto fra i governi e l’informazione è sempre più in bilico, come Cina, Russia, Cuba e Turchia, paese in cui il numero dei giornalisti incarcerati è il più alto al mondo.
"My hope is that you will…push those of us in power to be the best version of ourselves." —@POTUS to the press https://t.co/LYDqtVviur
— The White House (@WhiteHouse) 18 gennaio 2017
Obama ha cercato così di stemperare le frizioni delle ultime settimane fra la stampa e quello che sarà il futuro establishment guidato da Donald Trump. Difatti, il neo Presidente ha fatto sapere, tramite il suo futuro portavoce Sean Spicer, che il numero dei giornalisti cui in futuro sarà concesso presenziare agli incontri al 1600 di Pennsylvania Avenue potrebbe essere drasticamente ridotto. Si fa sempre più plausibile, inoltre, l’ipotesi per cui sarà lo stesso Tycoon a decidere quali organi d’informazione ammettere durante le conferenze anche se, stando a voci non confermate del tutto, Trump starebbe pensando di sollevare dal proprio incarico il pool di reporter incaricato di seguire il Presidente degli Stati Uniti in tutti i suoi spostamenti e in tutte le sue faccende.
«Non è una buona idea mettere la museruola alla stampa, è qualcosa che corrompe i valori di base della democrazia», ha commentato ieri Obama riferendosi velatamente al rapporto tutt’altro che amichevole fra Donald Trump e i media. Rapporto teso già dai giorni della campagna elettorale, quando l’allora Candidato Repubblicano accusava i giornali di ‘deformare’ le informazioni per favorire la rivale Hillary Clinton mentre, dall’altra parte della barricata, gli organi di stampa coniavano il termine “post-verità” per riferirsi all’utilizzo tutt’altro che politically correct con cui Trump utilizzava i dati riguardanti immigrazione e sicurezza nazionale per portare acqua al mulino della sua campagna, incentrata sul muro al confine col Messico o sulla deportazione dei cittadini musulmani.
"I feel very comfortable that justice has been served" —@POTUS on commuting the sentence of Chelsea Manning https://t.co/kA584BEe1J
— The White House (@WhiteHouse) 18 gennaio 2017
Durante la conferenza di ieri, Barack Obama ha quindi voluto ricordare l’importanza della figura del Presidente degli Stati Uniti, un compito “talmente grande che non lo si può fare da soli”, ha commentato rivolgendosi a Trump che, proprio in questi giorni, sta ultimando la squadra che lo affiancherà nei prossimi quattro anni. Il Presidente uscente ha poi voluto tirare le ultime somme, in primis commentando la sua ultima quanto discussa decisione di ridurre la pena a Chelsea Mannings, l’ex caporale dell’esercito condannata inizialmente a 35 anni di carcere per aver inviato documenti estremamente riservati a Wikileaks. “Non è un’amnistia”, ha detto Obama «ma l’adeguamento di una pena sproporzionata rispetto a quelle di altre persone che si sono macchiate degli stessi crimini». «Manning si è assunta la responsabilità del suo crimine e ha ha già scontato sette anni duri», ha commentato Obama, per poi aggiungere, «sono fiducioso che sia stata fatta giustizia».
Prima del commiato Obama ha voluto affrontare le questioni ancora molto delicate nei rapporti con Israele e Russia. Indirizzando a Mosca il proprio monito, Obama ha ribadito come le sanzioni contro il Cremlino siano state decise “per la violazione della sovranità e dell’indipendenza ucraina” nel caso dell’invasione armata della Crimea da parte dell’esercito di Putin. Per quanto riguarda invece il fronte israeliano, Obama ha ammesso di “essere preoccupato per la questione israeliano-palestinese”, ribadendo che la pace fra i due paesi “non può essere imposta”.
Al momento del congedo, l’ultimo da Presidente, Obama ha confidato di volersi prendere una pausa dalla politica, per dedicarsi alla vita civile dopo otto anni alla guida degli Stati Uniti: «Avrò più tempo da passare con Michelle e quest’anno festeggeremo il nostro 25 anniversario di nozze; starò con le mie figlie; scriverò, farò in modo di sentirmi parlare un po’ meno. Ma tornerò a esprimermi pubblicamente se riterrò in pericolo i valori fondamentali della democrazia americana».
To the girl from the South Side who took on a role she didn't ask for and made it her own: Happy Birthday, Michelle. I love you. pic.twitter.com/lvjfx418hn
— President Obama (@POTUS) 17 gennaio 2017