Il mese scorso il rover Perseverance ha diffuso un’immagine molto particolare di qualcosa che era presente sulla sabbia rossa di Marte e che, a un primo sguardo, somigliava tanto a un groviglio di spaghetti. La fotocamera Hazard-Avoidance anteriore sinistra ha infatti immortalato un oggetto di colore chiaro che ha sollevato non poche speculazioni.
Justin Maki, scienziato della Nasa, dopo un mese di analisi, ha fatto chiarezza su cosa fosse e come potesse essere arrivato in quella zona. «Abbiamo discusso sulla sua provenienza, ma si è arrivati alla conclusione che si tratta di un pezzo di corda del paracadute o del sistema di atterraggio che ha permesso la discesa del rover». E anche i funzionari dell’agenzia spaziale ritengono che si tratti della corda rilasciata dopo l’atterraggio di Perseverance. L’oggetto potrebbe provenire dal rover o dal suo modulo di discesa, un componente simile a un jet pack a razzo utilizzato per farlo scendere in sicurezza sulla superficie di Marte.
Qualche dubbio ha però richiesto più tempo per le verifiche, anche perché Perseverance non era stato precedentemente nell’area in cui è stato trovato l’oggetto, quindi è probabile che il vento l’abbia trasportato fino a lì. E anche perché quando il rover è tornato sul sito, quattro giorni dopo, l’oggetto era scomparso. Esplorando un antico delta del cratere Jezero, il rover è attualmente alla ricerca di segni di vita microscopica che potrebbe essere esistita su Marte miliardi di anni fa. Ma è anche vero che Perseverance ebbe un brusco atterraggio, visto che il sistema per l’ingresso, la discesa e l’atterraggio lo fece aderire sulla superficie senza rischi, ma poi si schiantò in un luogo sicuro dove non avrebbe danneggiato il rover.
Tutto calcolato, ma probabilmente in quella circostanza sparse detriti su una vasta area. Infatti, il team di ricerca ha registrato circa un’altra mezza dozzina di frammenti sospetti in un’area chiamata Hogwallow Flats. Si tratta di una regione dove il rover sta raccogliendo campioni di roccia.
Tornando all’oggetto sospetto, la Nasa è arrivata alla conclusione che si tratta di un pezzo di rete Dacron triturata, un tipo di fibra di poliestere che viene utilizzata nelle coperte termiche che aiutano a regolare le temperature delle apparecchiature durante il processo dell’atterraggio su Marte. E non sarebbe stato subito riconosciuto perché avrebbe subìto un significativo disfacimento a causa delle condizioni alle quali è stato esposto sul Pianeta Rosso. Ma il problema ora è un altro, come ha aggiunto la Nasa: «I membri del team di Perseverance stanno esaminando le immagini dei detriti, controllando se il materiale può rappresentare una potenziale fonte di contaminazione per le provette di campionamento di quest’area». Per adesso non circola preoccupazione, certo è che “inquinare” anche altri pianeti è un rischio più che concreto.