Ci sono voluti cinque anni per raccogliere tutti i ricordi di una vita trascorsa on the road, con una delle punk band che ha scritto la storia della musica. Esce il 13 gennaio Punk rock blitzkrieg: my life as a Ramone, autobiografia firmata da Marky, musicista che suonò nel gruppo statunitense fino al 1996, anno in cui la band si sciolse (con una piccola pausa dall’84 all”88).
Marc Steven Bell, classe 1956, entrò a far parte dei Ramones nel 1978 come batterista, chiamato a sostituire Tommy. Nel libro, Marky racconta la sua folle storia sin dagli esordi: tra i ricordi ci sono i primi concerti al CBGB, leggendario locale nel quale il batterista si è esibito con i Richard Hell & the Voidoids, per poi proseguire con un susseguirsi incessante dei momenti più significativi trascorsi con i Ramones.
«È giunto il momento di sedare tutte le esagerazioni riportate dagli altri libri e raccontare cosa è realmente successo», ha detto l’artista a Billboard in merito alla sua autobiografia. «Non si tratta di un libro che riguarda solo i Ramones ma racconto la mia intera storia personale, compreso ciò che è successo prima e dopo il mio ingresso nel gruppo. Sono stato per il 95 per cento del mio tempo in un furgone con questi ragazzi, seduto in un posto assegnato, non potevi di certo saltare giù dal finestrino o fare cose del genere. Così voglio raccontare alle persone cosa accadeva in realtà», afferma ancora Marky.
Il libro è un viaggio che si snoda attraverso un duplice percorso che offre una visione dei Ramones, sia come musicisti che come individui. Tra i personaggi che hanno ruotato attorno alla vita artistica del gruppo c’è Phil Spector, super produttore che lavorò in studio con i Ramones per il loro quarto disco, The End Of The Century.
Marky lo ricorda così: «Si era diffusa la convinzione che Phil Spector avesse portato una pistola in studio durante le nostre registrazioni, ma non è vero. Certo, Phil e Johnny (Ramone) ebbero una discussione molto accesa durante quei giorni, ma Spector non gli puntò mai in faccia un’arma. Non voglio far rimanere male nessuno di quelli che pensano che sia accaduto davvero, ma non è così. Magari è successo in qualche altra occasione, forse la prima volta che si sono incontrati in quella location ma io in quel caso non c’ero. Quando registrammo The End Of The Century ai Gold Star Studios nessuno puntò una pistola di fronte a nessuno. Penso che Phil avesse realizzato di trovarsi di fronte a delle persone che non aveva mai conosciuto prima. Si era trovato a registrare una band davvero diversa dagli altri gruppi. Non aveva mai lavorato con una band come i Ramones, né aveva mai approcciato ad uno stile musicale come il nostro. Sicuramente ci sono state delle divergenze, noi poi eravamo del Queens e di Brooklyn, lui del Bronx, nessuno di noi poteva propriamente definirsi un angelo. Violenze, però, non ce ne sono mai state».
Marky, che ha da poco concluso un tour che lo ha visto protagonista anche di alcune tappe italiane, racconta con molta lucidità gioie e dolori di un gruppo a dir poco leggendario, intrecciandole con la storia personale di un musicista che ha conservato intatto il suo spirito punk ed è riuscito a vivere molti dei suoi “Pleasant dreams”. E la citazione in questo caso è più che doverosa.