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Il gesto di Tess Asplund in una Svezia sempre più di destra

La foto di una donna di fronte a una manifestazione del partito di estrema destra Movimento di Resistenza Nordica è diventata il simbolo della Svezia che fatica ad accettare la multiculturalità

L’immagine di Tess Asplund che affronta una marcia di 300 neo-nazisti in uniforme sta facendo il giro dei quotidiani e dei social network per la sua forza iconica. Il momento è stato immortalato dal fotografo David Lagerlöf, che lavora per Expo, l’associazione anti-fascista svedese.

È l’associazione a segnalare che in Svezia l’estrema destra sta aumentando la sua influenza: il partito nazionalista Democrazia Svedese (che usa lo slogan «Teniamo la Svezia svedese»), ripulito dai simboli nazisti con l’arrivo del nuovo leader Jimmie Åkesson, nel 2014 è entrato in parlamento con più del 12% di voti, e nei sondaggi supera il 15% di preferenze. La manifestazione che appare nel video è invece del Movimento di Resistenza Nordica (NRM), un partito di stampo nazionalsocialista nato in Svezia ma che comprende organizzazioni anche in Finlandia, Norvegia e Danimarca, che si batte contro l’immigrazione e dei loro testi lodano Adolf Hitler. Il NRM non ha seggi al Parlamento nazionale né in quello europeo, e porta avanti la sua attività distribuendo panflet e manifestando in camicia bianca e cravatta nera.

La manifestazione immortalata nel video e nella foto era a Borlänge domenica. Tess Asplund ha raccontato al Guardian come è andata: «È stato un impulso. Sono scesa in strada. Pensavo: ‘Eh no, non possono marciare qui! Avevo l’adrenalina in corpo. Nessun nazi marcerà qui, non va bene.» Così si è messa in testa al corteo e ha alzato il pugno verso la prima fila di persone. «I Nazi sono molto aggressivi, quindi ero un po’ ‘Merda, forse non dovevo farlo, voglio la pace e la tranquillità’». Asplund è afro-svedese, come si definisce lei stessa, e rappresenta la nuova Svezia multiculturale, contrastata dai membri del NRM: «Il razzismo è la norma in Svezia, è ok dire quella parola con la N» racconta ancora al Guardian, spiegando che le è stata rivolta alcune volte senza alcun tipo di reazione da parte delle altre persone, e che alcuni suoi amici sono stati attaccati dai neo-nazisti, ritrovandosi a dover cambiare indirizzo.

La sua speranza ora è quella che questa foto cambi qualcosa, in Svezia come in Europa: «Forse quello che ho fatto può fare qualcosa – se può farlo una persona possono farlo tutti.»

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