«La strada è più severa, più sincera», dice Daniele De Vita, seduto al tavolo di un bar del centro di Roma. È in questa città che il busker è cresciuto personalmente e musicalmente. «Se tu vai a suonare in un club la gente è già lì per te. In strada non è facile, devi attirare l’attenzione dei turisti, di chi ha fretta, di chi parla al telefono…». Ma quali sono i segreti per farlo, non è dato saperlo. O forse, come dice Dan, di particolari non ce ne sono: «Ma no, non ho trucchi per farmi notare, io sono un tipo discreto: la musica va da sola. Quando hai attirato l’attenzione grazie all’energia del tuo lavoro, hai vinto!»
Tutto è iniziato grazie a una “cassettina” (dai, sappiamo che ve le ricordate anche voi) ovvero una compilation fatta in casa, praticamente monogenere. «Dentro c’era dal metal più classico ai Manowar, Iron Maiden e Black Sabbath. La mia preadolescenza è stata decisamente metallara».
E involontariamente anche questi ascolti sono serviti per far finire Daniele per strada, nel migliore dei sensi. «I miei gusti si sono spostati verso il blues, mi sono appassionato a certi suoni e ho deciso di portarli in strada. Credo che quella sia la dimensione più corretta per esprimerli».
Per Daniele De Vita la strada vuol dire principalmente la piazza, ovvero Santa Maria in Trastevere, il suo luogo preferito: «È un palco naturale, puoi stare seduto, bere qualcosa mentre ascolti la musica… E in generale io sono un tipo da strada». Per questo è contento di far parte del progetto Jameson Street: il busking in Italia non è ancora visto benissimo, mentre in Irlanda, terra natale di Jameson, c’è molta più considerazione. «Sì, lì c’è maggiore rispetto per chi fa questo lavoro: ma spero che questa iniziativa possa servire a portare consapevolezza, in qualche modo».
Cosa c’è di più puro e vero di suonare all’aperto, in strada, con qualsiasi condizione, spinti soltanto dalla passione? Assieme a Jameson andiamo alla scoperta di musicisti e volti nuovi, di talenti che ogni giorno incrociamo per strada, ma a cui, spesso, non diamo troppo credito. Questo è il loro riscatto. Il gusto unico di Jameson, figlio della tripla distillazione e dell’invecchiamento di almeno quattro anni, è lo stesso che loro ci mettono nell’esibirsi. Un gusto carico di passione e di energia.