La sneaker della collezione primavera/estate 2018 di Just Cavalli la scegliete voi e potete farlo proprio qui, su Instagram, ancora per pochi giorni. Giovedì scorso in quello spettacolo di spazio che è il Lambretto Art Project, uno dei cuori pulsanti della riconversione urbana delle ex fabbriche di Lambrate in spazi di creatività e cultura, sei artisti hanno presentato i loro lavori. Mina, Xena, La Fille Bertha, Judy Rhum, Alessio Errante e Geometric Bang sono stati i protagonisti di una festa a ritmo di musica e arte (nella quale Rolling Stone ha infilato il suo zampino) e hanno mostrato per la prima volta le opere che hanno pensato intorno al marchio di moda. La migliore di queste verrà messa in produzione e come vi abbiamo già detto a decretare il vincitore siete voi e avete tempo fino a giovedì per votare. Per uno street artist avere a disposizione un brand da stravolgere e reinventare, per poi restituirlo idealmente alla strada, è una sfida divertente e difficile. Andiamo allora a dare un’occhiata per capire cosa hanno tirato fuori.
Fille Bertha
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La Fille Bertha è la street artist psicologa. Quella coppia di ragazze, un po’ come le gemelline di Shining, ti guardano per invitarti a entrare nella loro dimensione. A differenza della scena di Kubrick non fanno paura, anzi sono stranamente ipnotiche. Sono lì serafiche e attraenti, non si scompongono mai e si posso permettere persino il sapore del vintage, cosa molto azzardata. D’altronde La Fille Bertha è una che rischia, perché con le sue figure ha scelto la strada della riconoscibilità, che corre spesso il rischio di incontrare il banale. Lei, banale, non lo è mai.
Xena
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L’opera più aggressiva è quella di Xena | Fatima de Juan, che sceglie una composizione che trova profonde radici nell’esplosione degli anni ’90 dei graffiti. Con quella ragazza e quel cobra Xena traccia la linea di separazione tra sotto-cultura e contro-cultura. Si pone in una posizione tutt’altro che subordinata o sussidiaria e per capire i suoi princìpi si deve guardare al punk, quindi nella matrice energica e libertaria di un’arte visiva che in realtà ha l’ambizione del sovversivo.
Alessio Errante
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Alessio Errante è il più immediato, il più spontaneo. Fa parte di quel filone che se ne frega di essere preciso e anzi fa dell’approssimazione una scienza esatta. Sceglie di giocare sui simboli, dal catenone d’oro fino al cavallo per mostrare il lato della moda disposto a prendersi in giro. Forse sfotte pure la street art, riportandola in modo molto divertente e intelligente al lettering.
Mina
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Un segno, un geroglifico che prende vita e che incarna lo spirito più profondo dell’arte urbana. Anche in un supporto a lei non troppo naturale, Mina riesce a comunicarci il mito di una street art che quasi non c’è più: un mondo che si nutre ancora di una cultura che prende vita intorno a uno spazio e che quando il contesto urbano non c’è, lo crea di soppiatto. Come se quella borsetta l’avesse rubata a qualche gigante del mercato dell’arte.
Judy Rhum
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Judy Rhum decompone per recuperare la figura dall’astrazione. È nomade nel linguaggio, incrocia il teorico con il definito, l’intangibile con la materia. Sicuramente conosce la teoria del colore (o l’ha intuita) come pochi altri. In quest’opera ogni lettera della parola CAVALLI è la tessera di un mosaico che ha il vantaggio si potersi sovrapporre e creare nuove possibilità.
Geometric Bang
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Voltaire diceva che la geometria è “solo uno scherzo”. E lo diceva perché è fatta da elementi come punti, linee e altre cose che in natura non esistono. Quella di Geometric Bang infatti non è questione di geometria, ma è una riflessione tutt’altro che scontata sullo spazio e sulla superficie. Questa opera ha la potenza e l’ingenuità di un bambino quando gli metti in mano i LEGO e gli dici di costruire qualcosa a piacere. Unica differenza, Geometric Bang conosce molto, molto bene la storia dell’arte.
Le foto della serata a Lambretto Studios, il quartiere più street di Milano: