«Ero in una piazza in Brasile e mi sono ritrovato in braccio Beth Carvalho. Una superstar della musica brasiliana, che ha inciso decine e decine di dischi. Mi ha chiesto se sapessi suonare un pezzo specifico e io per fortuna lo sapevo, e anche bene! Abbiamo fatto uno spettacolo improvvisando totalmente». È un buon riassunto di quanto Oliviero Cerrini, chitarrista e fondatore dei Choro da Madunina, sia legato al busking, non nel senso più stretto del termine. Alla musica ci arriva davvero da piccolo, grazie a una nonna pianista e a una madre cantante lirica, soprano. Lui si innamora della chitarra classica e non la molla più. E soprattutto la porta negli angoli più disparati del mondo, con un amore particolare per il busking. «La strada è un posto più reale del palcoscenico, dà meno agitazione, è tutto più naturale», racconta delle sue esperienze in giro per l’Italia. Ma soprattutto per il mondo. «Ho la fortuna di avere viaggiato spesso con la chitarra e ho affrontato diverse situazioni. Diciamo che non arrivi subito a suonare nei migliori locali della zona, devi passare per le piazze, prima…».
E il Brasile è quello che per Oliviero ha avuto le piazze migliori. «Musicalmente è lì che ho trovato l’accoglienza migliore, è stato il viaggio più importante nella mia vita di musicista. Sono andato in Brasile proprio perché ero attratto dai ritmi del posto». Tra tutti lo choro, da cui prende anche il nome il suo collettivo che ha fondato una volta rientrato in Italia. «C’è dentro tutto: con la grande immigrazione sono arrivati italiani, tedeschi, c’erano i neri deportati. C’era esigenza di uscire dalle regole della musica tonale e lo choro è il risultato incredibile di tutte queste influenze».
E la musica brasiliana aiuta a unire, ad aprirsi: Oliviero mi parla delle roda de choro, una sorta di jam session collettiva e pubblica che unisce persone diversissime tra loro solo grazie alla musica («a patto che tu sappia suonare», puntualizza). Ed è proprio lo spirito di unione che ha colpito di più il nostro, un’alchimia che si crea soprattutto all’estero. Purtroppo, aggiungiamo noi. «A volte basta un sorriso o un applauso. Ci sono busker molto bravi che suonano in giro, ma quando niscono nessuno dedica loro attenzione. Anzi, a volte la gente sembra quasi infastidita. All’estero questa cosa non la vedi mai. C’è bisogno di semplicità, anche da noi servirebbe tanto». E farebbe stare tutti molto meglio.
Jameson, il gusto della strada
Cosa c’è di più puro e vero di suonare all’aperto, in strada, con qualsiasi condizione, spinti soltanto dalla passione? Assieme a Jameson andiamo alla scoperta di musicisti e volti nuovi, di talenti che ogni giorno incrociamo per strada, ma a cui, spesso, non diamo troppo credito. Questo è il loro riscatto. Il gusto unico di Jameson, figlio della tripla distillazione e dell’invecchiamento di almeno quattro anni, è lo stesso che loro ci mettono nell’esibirsi. Un gusto carico di passione e di energia.