Un estratto dell’intervista esclusiva a Lapo Elkann, in copertina sul nuovo numero di Rolling Stone di novembre, da oggi in edicola
In questo servizio fotografico manca uno scatto, quello di Lapo Elkann che “si aggiusta” allo specchio, mentre si prepara in camerino: ha in mano un pettinino e meticolosamente allinea i capelli ingellati, fissando lo sguardo sul suo sé riflesso, mentre aspira una Marlboro, come un divo del cinema anni Sessanta. Anche se, seguendo le sue fragorose cadute e le altrettante risalite accelerate, ho capito che Lapo a recitare non è proprio buono. «Meglio fare, lavorare», dice oggi che è entrato negli “anta” da pochi giorni.
Per questo mi avverte subito che non gli va di parlare dei fatti suoi, né mettersi a fare la vittima: vuole fare due chiacchiere sui nuovi progetti – uno su tutti quel Garage Italia Customs, che ora apre a Milano – e sulla sua ricerca di equilibrio. Leggetelo sul nuovo numero di Rolling Stone, e non cercatelo né su Instagram – «Ci sono con un account segreto, sono curioso come tutti della vita degli altri, ma non ho più voglia che gli altri si facciano i fatti miei» –, né su altri social. Perché da lì se n’è andato.
«Come hai visto mi sono tolto da Instagram e da Facebook da un po’, perché non mi si addice- vano più: non ho più voglia di mostrare chi sono, dove sono, come mi vesto, quanto viaggio. L’edonismo non è più parte della mia comunicazione: ho deciso di fare tre passi indietro con la mia persona, e dieci avanti con le mie aziende. Preferisco parlare di meno e fare di più, oggi cerco di uscire sui giornali per far parlare di ciò che ho fatto, meno in prima persona… a parte questa intervista! (Ride) Ho imparato a dire molti no, soprattutto a chi cercava di disturbare la mia privacy, e da quando li dico lavoro molto meglio».