Ciao a tutti amici sportivi, sono il vostro nuovo corrispondente sportivo per il famoso magazine di musica Rolling Stone. Voi direte «cazzo c’entra lo sport con la musica?». C’entra, c’entra.
Sono qui a Shanghai in questo momento, nella mia camera d’albergo ad una stella, appena rientrato dal circuito automobilistico dove questo week end si terrà la terza prova del mondiale di Formula 1. Si corre in Cina dal 2004, il circuito è opera di un certo Gianrodrigo Tilke, uno svizzero che praticamente ha disegnato tutti i circuiti in quei paesi dove le macchine non sanno manco cosa sono, tipo Bahrein, Emirati Arabi, Malesia, tutta gente che del mondiale di Formula 1 se ne batte altamente la ciolla, ma sta di fatto che in quei paesi ci sono dei mega ricconi che al posto di comprarsi la pista Polistil come tutti noi, si fa costruire un circuito per invitare gli amici e farli morire di invidia.
Le prove libere del venerdì hanno avuto luogo in uno scenario che aveva dell’apocalittico. Tutte le tribune vuote, balle di fieno che rotolavano sugli spalti. Un po’ come la canzone di Elio e le Storie Tese per Usa ’94: nessuno allo stadio, nessun Maradona ecc.. I cinesi sembra abbiano di meglio da fare, tipo aprire dei bar a manetta in Italia.
Pochi cinesi all’autodromo. Hanno di meglio da fare,
tipo aprire i bar in Italia
Alla fine delle seconde prove libere la classifica diceva: Hamilton, su Mercedes, miglior tempo, seguito da Raikkonen su Ferrari, Ricciardo su Red Bull, Vettel su Ferrari e quinto Nico Rosberg su Mercedes.
Riassunto delle puntate precedenti: nel 2014 la Mercedes ha dato la merda a tutti, la Ferrari era un trattore. Gli altri boh. Test invernali 2015, Alonso che nel frattempo e’ andato in McLaren motorizzata Honda come ai tempi di Senna e Prost, prende una scossa che quasi ci lascia le penne ma per contratto è costretto a dire che ha perso la memoria. E glielo auguriamo visto che il quattro volte campione del mondo Sebastian Vettel, che ha preso il suo posto nella scuderia del cavallino rampante, vola, sempre più vicino alla Mercedes. Pronti partenza via, a Melbourne, prima tappa del mondiale, lo strapotere della scorsa stagione delle frecce d’argento si riconferma con una doppietta Hamilton Rosberg. Ma terzo è Vettel, la Ferrari c’è. C’è così tanto che in Malesia Vettel vince e fa il miglior team radio di sempre dopo una vittoria, dove parla italiano e tutti i tifosi a casa bagnati sul divano. Tra cui il sottoscritto.
Questi ragazzi si lanciano a
300 km/h solo per stare con quella più vecchia delle Pussycat Dolls
Fine del riassunto. Torniamo in Cina, fa freddo, il cielo sembra un lenzuolo bianco che neanche a Lissone il 3 Febbraio fa così depressione, tutto sembra il set di un film di serie B di Hong Kong. Ma comunque. Torniamo allo sport, alla competizione, a questi ragazzi che si lanciano a 300 km/h solo per stare con quella più vecchia delle Pussycat Dolls (Hamilton). Le Mercedes ci ricordano che sono ancora la squadra da battere, la Red Bull, dopo le prime due uscite mondiali da mettersi le mani nei capelli, si trova con un colpo di reni del sempre sorridente Ricciardo in terza posizione, Vettel sembra un pelo in difficoltà di assetto, ma il venerdì fa sempre un po’ così, quindi aspettiamo domani. Ma veniamo al vero mattatore di questa sessione di libere, ovvero “The-man-with-no-feelings aka Iceman aka I’m-fuckin-bored-by-this-press-conference aka Leave-me-alone aka The-Hammer”.
Sto parlando di Kimi Raikkonen, l’unico uomo sulla terra che riesce a essere più serio Bryan Cranston di Breaking Bad quando scioglie spacciatori nell’acido. Raikkonen sfodera un passo gara da far paura a chiunque, persino al suo più blasonato compagno di squadra. Una trentina di giri con le gomme medie di una costanza impressionante, sempre sull’1:43” basso, a volte scendendo sull’1:42 alto. Il finlandese più freddo del west riesce a guidare la su SF 15 limitando il degrado delle gomme al massimo, vero problema di questo circuito, che le gomme sembra macinarle. L’anno scorso Hamilton ha vinto la gara con due soste. Kimi sembra volerci provare con una, proprio come avrebbe detto L’Uomo Gatto di Sarabanda. La cosa sembra impossibile, ma questo dà alla Ferrari un ventaglio più ampio di possibilità per la strategia di domenica. Kimi sembra bello incazzato perché sa di avere per le mani una buona macchina ma che e’ stato troppo sfigato nei primi due gran premi e vuole passare alla cassa della sorte a sto giro. Se avessi un dollaro da scommettere lo farei su Kimi Raikkonen.
Detto questo, veniamo alla parte interessante dell’articolo, ovvero quella in cui vi racconto del pazzo che oggi, durante le prove, ha attraversato il rettilineo di partenza a piedi per poi infilarsi nel box della Ferrari.
Ecco il video dell’incidente sfiorato:
Intanto va detto che costui è un genio. Si chiama Giuseppe Lamastra, un ragazzo cinese di 43 anni. Madre cantonese padre agli anacardi, il giovane Giuseppe, cresce in un contesto rurale della Cina post maoista post avvenimenti di piazza Tienanmen. Parte dal suo villaggio a piedi per raggiungere Shanghai, percorrendo a piedi l’equivalente chilometrico del Gran Premio di Cina. Va a cercar fortuna in città perche il Lamastra è, come molti cinesi, un campione di sputi. Giuseppe si allena giorno e notte con il suo lama, che gli dà anche il prelibato latte di lama di cui il nostro giovane cinese si nutre da sempre. Questo però non ci riguarda a i fini della storia. Se non fosse che il governo cinese doveva sceglere se costruire uno stadio per i campionati nazionali di sputo e il circuito di Formula 1, e ha optato per questa seconda scelta. Il povero Beppe, sputatore dai sogni troppo grandi per quei suoi occhietti a mandorla, vede il futuro del suo sport andare in pezzi. Tutto ciò su cui aveva investito, ovvero una carriera come sputatore professionista, viene spazzato via da un manipolo di ragazzini viziati che guidano macchine troppo grosse, indice del fatto che i loro peni sono di dimensioni molto contenute secondo Giuseppe. Anche Giuseppe non è un mandingo, ma almeno lui non gira col macchinone. Ripensa a sua madre, che mentre gli scaldava la sua tazza di latte di lama quotidiana, gli diceva di investire su questo suo grande talento, lo incoraggiava ad allenarsi, a sputare con rincorse sempre più poderose. Lamastra non può tornare dalla madre da perdente, le ha promesso che avrebbe avuto successo e che al suo ritorno le avrebbe portato una borsa di Balenciaga taroccata. E mentre si trova su un marciapiede di Shanghai e un tipo gli sputa dalla sua macchina tutta incidentata tenuta insieme con lo scotch che faceva un fumo che l’Area C di Milano ce la può sukare, Beppe ha un’Epifania: diventerà un pilota di formula 1, e allora sarà ricco e famoso abbastanza per comprare una borsa falsa alla sua amata madre.
Il giovane cinese Giuseppe Lamastra corre con le lacrime che gli solcano il viso, creando piccoli corridoietti di pulito sulla sua faccia sporca di smog cinese, lo fanno sembrare un giovane indiano Sioux, truccato come fosse sul piede di guerra. Le sue sono lacrime di gioia, visto che adesso sa cosa farà nella vita! Arriva al circuito e non c’è un cazzo di nessuno, arriva alla tribuna centrale e vede sfrecciare i bolidi da corsa dagli spalti deserti. Giuseppe vede dalla rete, al di là della pista, i box delle varie scuderie, solo che di formula 1 non ci capisce un cazzo. Per quale squadra correre? I blu? I grigi? I gialli in punta? I rossi? I rossi! Si! Come la sua amata Cina, quella è evidentemente la nazionale cinese di formula 1 urla il Lamastra. Eureka! Habemus Scuderiam!
Povero Giuseppe Lamastra,
che ora è in carcere per aver corso verso i box
Il giovane scavalca la rete alta dodici metri, e attraversa la pista, corre incontro felice ai suoi nuovi compagni di squadra. Quasi una macchina lo stira, ma lui non ha paura. Giuseppe si intrufola nel box Ferrari dove… subito viene riempito di sberle e chiavi inglesi sulla testa, gli tirano una gomma in faccia e lo deridono. Solo perché gli ha sputato nel box.
Povero Lamastra, così intraprendente e così ineducato, adesso è rinchiuso nel carcere di massima sicurezza del capoluogo cinese, dove è stato preso nella squadra di sputi dell’istituo di reclusione. Tutto è bene quel che finisce bene.
Da Shanghai per il momento è tutto, Francesco Mandelli, Rolling Stone.