Luglio 2019 è stato il mese più caldo della storia, lo conferma un comunicato diffuso ieri dalle Nazioni Unite. Durante una conferenza stampa a New York, infatti, il Segretario generale António Guterres ha annunciato che il mese appena trascorso ha superato di circa 1,2 gradi Celsius le temperature registrate durante il periodo pre-industriale, una cifra che “quanto meno eguaglia se non addirittura supera il mese più caldo mai registrato nella storia”, stando ai dati forniti dall’Organizzazione meteorologica mondiale. Attualmente le temperature definitive di luglio devono essere ancora registrate, tuttavia i dati preliminari dimostrano che le temperature riportate sono circa alla pari o leggermente superiori a quelle riportate per il precedente record nel luglio 2016.
Nelle città di tutto il mondo, a luglio, le alte temperature hanno superato in media di tre gradi le basse, sottolineando il fatto che la crisi climatica è stata avvertita praticamente ovunque. Tuttavia, un’ulteriore follia si aggiunge a questa crisi. Nell’annuale report sulle risorse planetarie redatto dall’azienda petrolifera BP, i dati confermano che nel 2018 il mondo ha bruciato più combustibile fossile che in qualunque altro anno nella storia. Per farla breve, la nostra dipendenza da carburante fossile non fa che aumentare, nonostante la temperatura sul pianeta continui a crescere.
«Se non agiamo subito per contrastare il cambiamento climatico», ha commentato Guterres «le calamità climatiche che stiamo vivendo diventeranno solo la punta dell’iceberg». Infatti, contando anche il 2019, gli ultimi 5 anni sono stati i più caldi nella storia registrata dall’umanità.
Jean-Noël Thépaut, responsabile del servizio climatico dell’Organizzazione meteorologica mondiale, ha detto a Rolling Stone: «Come cittadino, guardando quello che sta succedendo, sono preoccupato come chiunque altro. I miei figli stanno vivendo situazioni climatiche estreme che non esistevano quando io avevo la loro età».
Le attuali politiche climatiche mondiali suggeriscono un futuro invivibile. Gli scienziati sono sempre più convinti che se il riscaldamento aumenterà di 1,5 gradi, gli improvvisi cambiamenti ecologici e meteorologici potrebbero minacciare la stabilità dell’intera civiltà. Se la situazione rimanesse quella attuale, il clima sul pianeta aumenterà di 3,3 gradi Celsius entro la fine del secolo, mentre l’aumento di 1,5 gradi sarà registrato entro il 2030.
Questa terrificante previsione arriva dopo le condizioni meteorologiche estreme che hanno costellato luglio. Condizioni che, in alcuni casi, potrebbero aver già causato cambiamenti permanenti: la Groenlandia, ad esempio, in queste settimane sta registrando la più cruenta ondata di calore della storia, con miliardi di tonnellate di acqua proveniente dallo scioglimento dei ghiacciai che si sono riversate negli oceani, innalzando definitivamente il livello del mare.
In Europa, tantissimi Paesi hanno registrato record di caldo mai visti prima, tra cui Regno Unito, Germania, Paesi Bassi, Belgio e Francia, dove a Parigi sono stati registrati picchi di quasi 43 gradi Celsius.
I dati satellitari, inoltre, hanno mostrato che la deforestazione dell’Amazzonia brasiliana sta accelerando a ritmi frenetici sotto la guida di Bolsonaro, con la foresta che si trova davanti a un punto di non ritorno per cui potrebbe andare distrutto un ecosistema tanto prezioso quanto insostituibile.
In India, l’annuale stagione dei monsoni si è avvicinata al collasso, dato che durante il 74% dei giorni la pioggia ha registrato un livello inferiore alla norma, mettendo così a repentaglio il sostentamento e il lavoro di centinaia di milioni di agricoltori.
Nell’area artica il calore a luglio è stato sbalorditivo soprattutto in Alaska, Scandinavia e Siberia. Nel Mar Glaciale Artico, il ghiaccio marino ha raggiunto un nuovo minimo storico per quanto riguarda il mese appena trascorso.
Non è ancora chiaro come questo tipo di eventi climatici così violenti potrà influire sul riscaldamento delle temperature dei singoli Paesi. Guterres, infatti, in questi giorni sta convocando i leader mondiali a New York per un vertice climatico d’emergenza, nella speranza di riuscire a raddoppiare gli sforzi verso l’abbandono definitivo dei combustibili fossili.
Per Alexandria Villaseñor, una quattordicenne che ha scioperato durante la manifestazioni Fridays for Future, organizzando dimostrazioni settimanali fuori dal quartier generale delle Nazioni Unite dallo scorso dicembre, in modo da sottolineare come un maggiore sforzo per affrontare il problema principale della nostra epoca non possa attendere ulteriormente.
«Siamo diretti verso il disastro. Non capisco come non riescano a vederlo tutti» ha detto Villaseñor a Rolling Stone. «Cosa vogliamo fare? Infrangere il record di caldo ogni anno finché il nostro pianeta non sarà inabitabile? Quando finirà tutto questo? Quando smetteremo di ridurre le emissioni? Stiamo aspettando il momento in cui avremo consumato tutto il carburante fossile? L’Artico è in fiamme, specie animali si stanno estinguendo a un livello mai visto prima nella storia dell’umanità, i ragazzi dovrebbero scendere in strada a protestare ogni settimana».
Il nuovo record, aggiungono gli scienziati, è particolarmente preoccupante perché registrato durante un mese senza El Niño, un’ondata di caldo naturale proveniente dal Pacifico che, ogni anno, aumenta le temperature mondiali. Il record precedente di luglio 2016, infatti, era stato registrato durante il più forte El Niño di sempre.
Che il nuovo record sia stato raggiunto senza queste condizioni estreme «dimostra ulteriormente la nostra marcia incessante verso l’innalzamento delle temperature mondiali, guidate dalle emissioni umane di gas a effetto serra», ha commentato Zeke Hausfather, uno scienziato climatico dell’Università della California.
Per gli studiosi che hanno dedicato la loro intera carriera a spiegare quale fosse la reale posta in gioco di questa crisi, il nuovo record è una triste conferma di un cammino che appare ormai irreversibile. «Il record di calore non mi sorprende», ha detto Sarah Myre, scienziata climatica e direttore esecutivo Rowan Institute, organizzazione focalizzata sulla giustizia e l’equità nelle soluzioni climatiche. «Multinazionali, dirigenti, leader politici violenti e mediocri si stanno approfittando della sofferenza globale, in particolare dei bambini e delle famiglie del Sud del mondo. Perché continuiamo a sorprenderci del record di calore e non dell’inerzia e dell’incompetenza dei nostri leader?».
Insomma, il mese più caldo della storia dovrebbe essere un segnale d’allarme inequivocabile su quella che è la posta in gioco per la nostra epoca: se non cambiamo subito il nostro modo di vivere, saranno le conseguenze del riscaldamento planetario a farlo per noi.