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MH370 un anno dopo. Impossibile farsene una ragione

La Malaysia Airlines non è "Lost", ecco perché non smetteremo mai di cercare un aereo scomparso.
Il volo MH370 della Malaysia Airlines, partito da Kuala Lumpur l'8 marzo 2014 e diretto a Pechino ha perso contatto con la torre di controllo all'01:19. Da allora non ha più risposto

Il volo MH370 della Malaysia Airlines, partito da Kuala Lumpur l'8 marzo 2014 e diretto a Pechino ha perso contatto con la torre di controllo all'01:19. Da allora non ha più risposto

L’8 marzo si ricordano due dei più grandi misteri dell’era moderna: le donne e la scomparsa del volo MH370 della Malaysia Airlines, partito da Kuala Lumpur un anno fa e finito in un posto che ancora non conosciamo.

Da allora, Australia e Malesia hanno speso 85 milioni di euro per cercarlo. Risultati? Per quel che sappiamo, il Boeing 777 scomparso potrebbe essere da qualche parte in un’area di 60 mila chilometri quadrati a 1.600 chilometri delle coste australiane. Per quanto riguarda le autorità malesi, da fine gennaio quello del volo MH370 «è ufficialmente un incidente. Si presume che l’equipaggio e i 239 passeggeri abbiano perso la vita». Il premier australiano Tony Abbott, con po’ più di tatto, ha detto di «non poter assicurare alle famiglie dei passeggeri che continueremo le ricerche con questa intensità per sempre».

Noi, invece, non riusciamo a farcene una ragione. Le cose non tornano, siamo intrigati. Nell’ultimo anno abbiamo di certo discusso dell’incidente e almeno per una volta abbiamo azzardato qualche teoria improbabile – le possibilità sono molte, l’inglese Mirror ne ha catalogate almeno 19. C’è chi ha sprecato ore a scorrere fotografie satellitari dell’Oceano Indiano sperando di poter sorprendere l’indizio decisivo. C’è chi, come Courtney Love, ha poi creduto di averlo trovato davvero. Il New York Magazine, pur di dare una risposta, ha provato a sostenere che il Boeing scomparso sia nascosto a Baikonur, in Kazakistan.

Ci serve una spiegazione, basta che funzioni o che dia l’impressione di farlo. Il fatto è che abbiamo riscoperto i limiti che, per un attimo, pensavamo di non avere. Abituati a non perderci più grazie al Gps, abbiamo pensato di poter trovare un aereo con la facilità con cui si trova un cellulare (come se a migliaia di metri da terra ci si potesse agganciare a una cella telefonica e come se il Gps non funzionasse, invece, al contrario).

Abbiamo pensato che la spiegazione di tutto potesse essere in una scatola nera che non siamo riusciti a trovare – ci sono dei limiti fisici: la black box, che poi è arancione, emette un segnale per non più di un mese in un raggio (se va bene) di 2-3 chilometri, che è meno della metà della profondità media dell’oceano in quelle zone.

Un editoriale del New York Times sul caso del volo della Malaysia Airlines

Ma non possiamo accontentarci di risposte parziali. Il senso di mistero è intollerabile, la vogliamo sapere tutta la verità. Lo sa bene la firma più importante della storia di questo giornale, Hunter S. Thompson, che a inizio anni ’90, scriveva:

Chi ha ucciso John F. Kennedy? Un’intera generazione di giornalisti americani è ancora in imbarazzo perché non ha saputo rispondere a questa domanda. Il fantasma di JFK perseguiterà i corridoi del potere finché l’erba sarà verde e i fiumi andranno al mare. Date retta a me. Ho sentito i suoi passi per 30 anni e mi sento ancora colpevole per non essere stato capace di spiegare a mio figlio la notizia più grossa della mia vita.
Qualche tempo fa sono arrivato a un punto tale che ho preferito confessare di aver ucciso Kennedy io stesso. Eravamo ai tavolini di un ristorante a Boulder, Colorado. Un posto fichetto vicino al campus, uno di quei posti in cui la gente rispettabile può ritrovarsi facendo finta di essere appena usciti dalla messa e ubriacarsi con qualche mimosa o del vino bianco. «Figliolo», gli ho detto, «mi spiace di rovinare la tua colazione, ma credo sia arrivato il momento che io ti dica la verità a proposito di chi ha ucciso John Kennedy. Sono stato io. Ho anche fatto dei lavori segreti per il governo in Brasile. Ma quando sei nato ho smesso di uccidere (…) Ora mi sento finalmente pulito dopo 30 anni».
«Io no, papà, ora devo consegnarti alla polizia».
«Cosa?», urlai, «Brutto bastardo che non sei altro!». Questi bastardi della generazione X hanno perso ogni ironia rispetto alla politica*.

Il volo MH370 è scomparso nel nulla e noi continueremo a parlarne. Fatevi una ragione almeno di questo. Perché sappiamo che un aereo alto quasi 20 m e lungo più di 60 non può finire nel nulla senza che nessun segnale, nemmeno quello che viene emesso automaticamente quando ci si schianta, venga avvertito. Sentiamo che qualcuno, qui, non ci sta dicendo la verità. E che una spiegazione ci deve essere, fosse anche nella steppa del Kazakistan. Non possiamo accontentarci di risposte parziali. È la nostra grandezza e la nostra più grande condanna.

*Hunter S. Thompson, “Meglio del sesso. Confessioni di un drogato di politica”

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