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Nella guerra tra Ong, giudici e partiti perdono solo i migranti

La polemica esplosa sul caso delle Organizzazioni non governative rischia di trasformare un'emergenza umanitaria in un intrigo di palazzo

Nella guerra tra Ong, giudici e partiti perdono solo i migranti

Refugees and migrants arrive on the Greek Lesbos island after crossing the Aegean Sea from Turkey on November 7, 2015. Nearly 500 people have died trying to cross the Aegean Sea from neighbouring Turkey this year, many of them in the narrow but treacherous stretch separating Lesbos from Turkey. AFP PHOTO / ARIS MESSINIS (Photo credit should read ARIS MESSINIS/AFP/Getty Images)

Se non ci fossero in ballo centinaia, anzi migliaia di vite sarebbe una tipica storia italiana di Palazzo, una di quelle in cui intorno a uno specifico e circoscritto problema si sedimentano fronti opposti che spaccano trasversalmente il Parlamento, i singoli partiti, il governo, la magistratura e l’opinione pubblica che presto si trasformerà in elettorato.

Alle origini della vicenda che coinvolge le Ong, le Organizzazioni non governative che si occupano del recupero dei migranti sui barconi in arrivo nel nostro Paese dalla Libia, c’è un rapporto datato 10 aprile di Frontex, l’Agenzia europea della guardia costiera e di frontiera con centro direzionale a Varsavia. Il rapporto parla senza mezzi termini di “contatti” tra le navi delle Ong e gli scafisti che gestiscono il traffico di migranti; cita testimonianze di migranti che parlano di comunicazioni telefoniche prima della partenza dei barconi; afferma che “nel 90% dei casi” le operazioni di salvataggio avvengono senza avvertire preventivamente la Guardia di costiera; considera elemento sospetto il fatto che spesso i transponder delle navi delle Ong risultino spenti al momento dei salvataggi. Nel mirino ci sarebbero in particolare otto navi, due delle quali legate all’italiana Medici senza frontiere.

Il documento Frontex dovrebbe essere riservato. La stessa Agenzia della Ue si rende probabilmente conto di quanto delicato e scivoloso sia il terreno: l’azione delle Ong è di importanza fondamentale per salvare migliaia di persone. Diffondere un documento simile, basato solo su sospetti e che in ogni caso non indica rapporti economici o attività lucrose delle Ong, potrebbe avere conseguenze più nefaste che dannose. Infatti è proprio Frontex a mettere le mani avanti affermando di non aver mai “accusato le Ong di collusione” con i trafficanti e rivendicando il proprio ruolo che è “solo quello di offrire supporto di assistenza tecnica ai Paesi”.

Il rapporto però circola e finisce sotto gli occhi di uno dei principali leader del M5S, Luigi Di Maio, che attacca a spada tratta: accusa le Ong di lucrare sulla pelle dei migranti e di aver in alcuni casi trasportato in Italia anche criminali. «Andremo fino in fondo per smascherare il gioco sporco di queste pseudo associazioni umanitarie».

Il caso dovrebbe riguardare solo l’eventuale coinvolgimento di poche organizzazioni, e andrebbe verificato che gli ancor più eventuali contatti con gli scafisti siano volti al profitto e non dettati da un assai meno colpevole interesse: quello di sapere dove arriveranno i barconi per arrivare in tempo, minimizzando i rischi per i migranti. Invece diventa subito una guerra di religione sul ruolo delle Ong in generale e anche sul tema che sarà centrale nella prossima campagna elettorale: quello dell’immigrazione.

Subito dopo la sortita di Luigi Di Maio arrivano a sostegno dichiarazioni esplosive del Procuratore di Catania Carmelo Zuccaro. Il magistrato alza considerevolmente la posta in gioco. Parla di alcune Organizzazioni che “potrebbero essere finanziate dai trafficanti” e denuncia “un traffico che sta fruttando quanto quello della droga”. Paventa addirittura una manovra in grandissimo stile degli speculatori finanziari per destabilizzare l’economia italiana inondando il Paese di profughi e immigrati.

Accuse molto pesanti soprattutto perché, per ammissione dello stesso Procuratore, non supportate da prove: «Non ho prove di traffici illeciti, ma ho il dovere di dire che questa possibilità esiste e va esplorata». Sulla carta è inappuntabile. Il problema sta nella grancassa mediatica con cui, prima ancora di disporre di prove, viene diffuso un allarme che coinvolge tutte le Ong, oltretutto in un momento particolarmente delicato. Le organizzazioni non governative vivono infatti dei contributi che i cittadini destinano loro come quota dell’esborso fiscale. Una simile campagna proprio nella fase della dichiarazione dei redditi rischia quindi di avere effetti micidiali.

Le forze politiche si dividono e si fronteggiano: per il centrodestra e per il M5S Zuccaro diventa un eroe, per il centrosinistra un pericoloso allarmista. Volano parole grosse. Il presidente del Senato Pietro Grasso, ex magistrato, critica pesantemente Zuccaro e con un tweet si rivolge direttamente a Di Maio: «Hai già dimostrato di avere grosse lacune in storia, geografia e diritto: qualche lezione ti farebbe bene». Il governo, pur senza muovere appunti diretti al Procuratore di Catania e anzi confermando il pieno appoggio all’operato della magistratura, prende le distanze ed elogia pubblicamente l’operato delle Ong. Il ministro degli Esteri Alfano, però, si smarca e si schiera senza riserve con Zuccaro: «Ha completamente ragione». La rissa irrompe così nella sala del Consiglio dei Ministri, con il ministro della Giustizia Orlando che risponde a muso duro al collega degli Esteri: «E allora come mai Alfano non si è accorto di niente quando era ministro degli Interni?».

La vicenda divide anche i giudici. Mentre il caso finisce sul tavolo del Csm, l’organo di autogoverno della magistratura, la procura di Trapani sembra voler minimizzare e smentire. Poi, però, emerge che proprio Trapani sta indagando su una Ong che avrebbe messo in moto l’operazione di salvataggio senza che fosse arrivato alcun SOS. Altre inchieste sarebbero aperte a Palermo e Reggio Calabria.

Di fronte alla commissione Difesa del Senato, che a breve ascolterà anche il procuratore di Trapani Ambrogio Cartosio, Zuccaro ha ripetuto le sue accuse, incluse quelle contro la manovra della speculazione finanziaria internazionale, chiedendo più mezzi tecnologici per uscire dall’impasse rappresentato al momento dall’assenza di prove e di elementi penalmente rilevanti. Però si è anche lasciato andare a commenti sull’eccessivo afflusso di “migranti economici” che hanno gettato ombre ulteriori sulla sua audizione.

Intanto prosegue lo schieramento su campi contrapposti. La Guardia costiera italiana ha preso le difese delle Ong confermando che le operazioni di salvataggio sono sempre avvenute sotto la loro supervisione. Il Csm, invece, fa da scudo al discusso Procuratore: «Daremo ogni sostegno possibile perché le sue indagini possano svolgersi con la massima efficacia e celerità». Il Paese intero, dal Palazzo ai media passando per i social, si è nel frattempo diviso, apparentemente sulle accuse di Zuccaro, in realtà sul ruolo delle Ong. È una storia lontana dalla conclusione, ma chi ne farà le spese è già certo: i migranti.