Dopo l’invasione di campo durante la Finale del Mondiale russo sotto gli occhi del Presidente Vladimir Putin, il collettivo di protesta Pussy Riot ha pubblicato un aggiornamento sul proprio profilo Facebook in cui si spiegano le attuali condizioni dei membri arrestati e le conseguenze di quella che rimane l’unica protesta significativa contro la politica in Russia durante il torneo.
Il collettivo, infatti, ha confermato che tutti i quattro membri fermati dalle autorità hanno trascorso la notte in custodia nella stazione di polizia locale senza poter dormire, mangiare, lavarsi o contattare i propri avvocati. Attualmente sarebbero inoltre accusati di reati amministrativi per aver violato “le regole per gli spettatori durante un evento sportivo” o per aver indossato un’uniforme della polizia “illegalmente”. Potrebbero cavarsela con 15 giorni di arresto.
Nel post pubblicato su Facebook, inoltre, viene ribadito il messaggio dietro la protesta, chiedendo al governo russo di liberare i prigionieri politici e fermare gli arresti ai comizi in modo da permettere una libera competizione politica nel Paese.
L’aggiornamento arriva dopo la diffusione di un video girato durante il primo interrogatorio al posto di polizia dello stadio, un agente dice a due degli artisti-attivisti che vogliono «gettare merda» su tutta la Russia, e che è una vergogna, che «non siamo più nel 1937», anno di punta delle purghe staliniane.
So much for the tolerant World Cup atmosphere. From the video of @gruppa_voina's police interrogation after @pussyrrriot's final protest, a cop says: "You shit all over Russia, yes?! It's a shame it's not 1937 anymore!"pic.twitter.com/YhhKiuZLkk
— max seddon (@maxseddon) 15 luglio 2018
Stando agli ultimissimi aggiornamenti pubblicati sui social pochi minuti fa, ai membri arrestati sarebbe stato concesso di consultarsi con i propri avvocati e attualmente sarebbero stati trasportati a Mosca per le prime udienze.