Kaia Gerber è una delle nuove super modelle. Ha sfilato per Valentino, Miu Miu, è stata in copertina su Vogue Paris (più volte), è stata testimonial di Calvin Klein. Piccolo plus: è la figlia di Cindy Crawford, leggendaria top degli anni ’90, a cui Prince ha dedicato pure una canzone.
È normale che le super modelle vengano chiamate dai super brand: ed è così che la nostra Kaia è diventata la nuova testimonial di Chanel. Problemi? No, tutto normale. Se non che la giovane Kaia è giovane. Forse troppo. È nata il 3 settembre del 2001, quindi di anni ne ha ancora 16.
“Avrebbe dovuto fare la pubblicità del sacchetto per il pranzo”, oppure “queste cose sono pensate per donne, ovvero per over 18”. Il tono dei commenti che si è riversato sotto le immagini della campagna (scattata dallo stesso Karl Lagerfeld, direttore creativo di Chanel). Non è la prima volta che vengono mosse certe critiche, anche alle campagne della maison, per impiegare modelle troppo giovani, troppo svestite o troppo sensuali. Forse dimenticandosi che anche mamma Cindy aveva iniziato la sua carriera a 16 anni, nel 1982.
Ma la giovane Kaia, questa volta, ha fatto davvero poco di male. Ci sono atteggiamenti equivoci? No. Ci sono pose pruriginose? No.
C’è solo una ragazza, di 16 anni, con un vestito, sdraiata su un divano. Non c’è niente di sessualizzato in una pubblicità di borse. E soprattutto, davvero pensate che quelle borse vendano alle donne? Chi non si è ancora accorto che la moda sta parlando un linguaggio dedicato a un pubblico super giovane? Cosa pensate siano lì a fare i profili Instagram, se non ad attrarre un pubblico più giovane, che ha i soldi della mamma per riempirsi di marchi?
Se due gambe scoperte vengono viste come un atteggiamento “provocante” e “inappropriato”, forse il problema è tutto vostro.