“Presto i poliziotti avranno in dotazione il taser, così potranno agire in ulteriori condizioni di sicurezza e non arrecare danno eccessivo alle persone in certi interventi”. Parole di Franco Gabrielli, pronunciate dopo una visita all’ospedale San Martino di Genova, dove il capo della polizia era giunto per fare visita agli agenti feriti domenica nel capoluogo ligure.
In quell’occasione uno dei due poliziotti aveva sparato e ucciso un 20enne di origine latinoamericana, che, stando alle ricostruzioni, stava cercando di accoltellarli al culmine di una lite all’interno del suo appartamento. I due membri della squadra mobile erano sul posto per eseguire un Tso, fino al tragico epilogo. Ora l’agente che ha sparato è indagato per omicidio colposo, probabilmente un atto dovuto, mentre la moglie della vittima sostiene che sia stato “provocato e ammazzato”.
Stando alle parole di Gabrielli, la vicenda pare avere accelerato un provvedimento di cui si parla da molto tempo: l’adozione da parte degli uomini in divisa dei Thomas A. Swift’s Electronic Rifle, o taser. I dispositivi, ideati per la prima volta nel 1969 dall’omonima azienda, che un anno fa ha cambiato il suo nome in un più innocuo Axon, utilizzano l’elettricità (fino a 50mila volt) per paralizzare i movimenti della persona colpita, in modo da renderlo innocuo. Lo strumento sarà “sperimentato sul campo, prima da carabinieri e guardia di finanza in diverse città italiane, e poi sarà fornito in dotazione alle forze dell’ordine su tutto il territorio nazionale”. Secondo il numero uno dell’arma il taser garantirà “la sicurezza degli operatori senza arrecare eccessivo danno a chi dovesse trovarsi al di là della barricata».
Della sua introduzione in Italia si parla da anni, con il plauso di buona parte dei sindacati di polizia. Nel 2014 l’ex ministro Angelino Alfano l’aveva inserita nel decreto legge sulla sicurezza negli stadi: già allora si era parlato di una sperimentazione su scala estremamente ridotta, sulle basi di un disciplinare approvato dal ministero della Sanità.
Il taser, considerata in Italia un’arma a tutti gli effetti e non detenibile legalmente dai cittadini, è da oltre 10 anni classificato come strumento di tortura dall’Onu e da sempre condannato da Amnesty International, secondo cui l’elettroshock può avere conseguenze letali soprattutto su soggetti cardiopatici o con problemi di salute.
Secondo un’inchiesta del 2017 della Reuters più di mille persone negli Stati Uniti sono morti dal 2000 a oggi a causa di un incontro con un agente armato di taser, in dotazione in oltre 100 Paesi nel mondo, tra cui Canada, Regno Unito, Francia, Germania, Israele, Brasile, Grecia. In nove casi su dieci le vittime sarebbero state disarmate e in un caso su quattro sofferenti di malattie mentali o disagi psichici.
Alcuni episodi al di là dell’oceano hanno fatto particolarmente scalpore. Su tutti quello di Israel Hernandez, writer 18enne ucciso a Miami Beach dalla polizia con una “taserata” al petto nel 2013, mentre stava facendo un graffito. O quello del 20enne Jarrell Grey, che nel Maryland rimase a terra dopo una rissa per via di una scarica elettrica da parte del locale sceriffo.