Ci sono due italiani che stanno andando avanti con sicurezza a Wimbledon 2022. Uno, lo avrete letto, è Jannik Sinner, enfant prodige ancora ventenne che ha finalmente vinto le sue prime due partite su erba in tornei Atp e domani sfiderà il gigante yankee John Isner e il suo servizio ingiocabile; l’altro è Lavazza, il brand del caffè sponsor ufficiale dei Championships per l’undicesimo anno consecutivo, appena riconfermatosi fino al 2025 grazie al rinnovo della partnership annunciato in queste ore. Grazie al secondo abbiamo intervistato il primo – essendo Jannik un ambassador della casa torinese.
Jannik, hai vinto le prime due partite della tua carriera sue erba proprio dopo aver cambiato staff di preparatori fisici e, sopratutto, cominciato la collaborazione con Darren Cahill. Spiegaci la scelta.
Questo tipo di scelta era per dare una mano a me e a Simone Vagnozzi (coach di Sinner, ndr), il cui lavoro per me è fondamentale. Abbiamo lavorato tanto sul fisico. Con Darren ci siamo visti prima del Roland Garros e abbiamo cominciato a fare sul serio a Eastbourne – anche se non è andata benissimo.
Che cosa ti può dare Cahill?
Esperienza e programmazione da un lato e un po’ di variazioni nuove in campo, che credo si siano già viste. Il punto per me è avere più informazioni senza fare confusione. Sta andando bene e sono felice.
Hai in mente qualche elemento tecnico da aggiungere al tuo gioco?
La cosa più importante è non perdere la mia identità come giocatore. Io sono un tennista aggressivo con margini di miglioramento sotto tanti aspetti del gioco. Con Darren abbiamo cominciato a lavorare sul servizio, cambiando qualche cosa e i risultati, anche se si stanno già intravedendo, a mio parere saranno visibili nei mesi a venire. Poi che giocatore sarò tra due o cinque anni non te lo so dire, però sicuramente avrò più soluzioni di oggi e sarò più imprevedibile. Questo è l’obiettivo. Per mettere all’interno della partita le cose che provi in allenamento ci vuole tempo. A Eastbourne sono andato a rete una volta mentre qui, nel secondo turno di Wimbledon, cinquanta. Questo, ovviamente, non significa che diventerò un giocatore da serve and volley, ma soltanto che sto aggiungendo cose al mio gioco. Poi il focus massimo sarà centrato sui tornei americani da Cincinnati in poi.
Hai avuto qualche infortunio di troppo, ultimamente. Sei preoccupato?
No, per niente. Abbiamo avuto sfiga: ho avuto vesciche, ci combatto da due anni e mezzo. L’unico intoppo vero è stato Parigi, ma io sto bene.
Questo Wimbledon senza punti com’è?
È uguale ai precedenti. Rimane il torneo più importante e prestigioso dell’anno e quando si va in campo qui a Londra giochi per il titolo, non solo o non tanto per i punti.
Dentro di te consideri Wimbledon un obiettivo raggiungibile sul medio-lungo periodo?
Perché no. Io posso giocare bene sull’erba. Sull’erba, a mio modo di vedere, conta molto la fiducia del giocatore. Se ti senti bene, se hai feeling con la superficie, giochi meglio. Certo, è importante vincere le partite e queste due vittorie contano molto. Io sono convinto che migliorerò parecchio e potrò giocare molto bene anche su erba. Nel giro di un paio d’anni avrò un servizio molto più vario rispetto a oggi, mentre la mobilità su questa superficie credo di averla già.
Qual è la partita di Wimbledon che più ti è rimasta in mente?
Ce ne sono un po’. Quella finale infinita Federer Nadal (Wimbledon 2008, ndr); Roger-Nole del 2019; la vittoria di Ivanisevic da non testa di serie del 2001 –– ovviamente l’ho vista qualche anno dopo.
Se dovessi prendere in prestito un colpo su erba da un tuo collega del presente o del passato, cosa prenderesti e da chi?
Il servizio di Sampras o di Roger. O anche di Isner che incontrerò domani.
Senti, dallo spogliatoio i giocatori forti e giovani come sei tu stanno vivendo il passaggio di consegne imminente dallo stradominio dei tre fenomeni al futuro del tennis?
Io sono appena arrivato e questi sono ancora fortissimi. Nadal ha vinto i primi due slam dell’anno. Il ricambio arriverà di certo, ma la domanda è quando, perché questi continuano a giocare e vincere.