“Matteo Renzi ha fatto della comunicazione e dell’ormai inflazionato storytelling il suo principale strumento politico (il Washington Post lo ha recentemente definito “master of social media”). Noi l’abbiamo messo davanti all’obiettivo di Giovanni Gastel per la copertina del numero di novembre di Rolling Stone, abbiamo cercato di catturarne o immaginarne la forma – oltre Twitter, oltre gli slogan di campagna elettorale già overload – perché anche il pop, pane per i denti di Rolling Stone, è meno appetitoso se l’unico ingrediente è il messaggio, che sia scadente o DOP”. Sono le parole di Giovanni Robertini, direttore di Rolling Stone Italia, che raccontano il servizio di copertina dedicato al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, intervistato in esclusiva il 10 ottobre a Milano.
Da House of Cards (“la politica non è quella roba lì, anche se la cosa deluderà qualcuno, e lo dico con il massimo rispetto per la serie”), a The Young Pope (“Sorrentino è un genio, il papa con la Cherry Coke è fantastico e la sua fede mi ha fatto molto riflettere”), da Obama (“con la logica dello Yes We Can, Obama ha dimostrato che il sogno americano rende possibile tutto”) al testamento video di Gianroberto Casaleggio (“non concepisco il futuro come minaccia. È un’idea che non mi appartiene”) gli argomenti affrontati sono stati numerosi.
Qui un estratto dall’intervista:
La nostra rivista qualche anno fa, nel dicembre 2009, si chiese se Berlusconi non fosse una specie di rockstar. Che cosa ne pensa?
Se anche fosse una star, non so quanto rock.
E lei si considera più pop o più rock?
Io mi considero molto semplice, l’anti rockstar per eccellenza.
Però, da un punto di vista mediatico, il suo ruolo ha più di un tratto in comune con ciò che intendiamo con la parola star…
Tutti quei politici che vivono nel culto di se stessi sono gli stessi che non riescono ad accettare di andare ai giardinetti. E quindi sono sempre lì, non se ne vanno, “a volte ritornano”, non accettano mentalmente l’idea dei giardinetti. Lo vediamo anche in questa campagna referendaria. Io credo invece che la politica sia un servizio a tempo, fare la rockstar no. Mi ritengo quanto di più lontano dalla rockstar. Sono un ragazzo semplice, di periferia, un boy scout.
In un’intervista pubblicata da Rolling Stone recentemente, Paul McCartney ha raccontato di ascoltare il rap per “stare al passo coi tempi”. Lei che cosa fa per stare al passo coi tempi? Lo ascolta il rap?
Non so se sono al passo coi tempi. Cerco di essere aggiornato. Per conoscere qualche novità, anche in senso più generale, gli strumenti sono tanti, ma la cosa migliore è fare una chiacchierata con i miei figli, più che ascoltare rap.
Non ascoltano rap i suoi figli?
Talvolta sì, certo. Io su Spotify ho un po’ di tutto.
Andiamo a comandare di Rovazzi?
Andiamo a comandare ce l’ho, ma ho anche roba di gente che mi detesta, tipo Vorrei ma non posto (di J Ax e Fedez, ndr). Ho veramente di tutto: da Signore delle cime all’ultimo di Elio e le storie Tese, di cui sono fan da tempi non sospetti.
Nel numero di novembre 2016 troverete anche: Bruce Springsteen, che si racconta dopo l’inizio della sua nuova carriera da scrittore; una lunga intervista con Ghali, il rapper più virale d’Italia; un concerto esclusivo insieme ai Metallica, pronti al loro grande ritorno; l’incontro a Parigi con i Justice per il nuovo e attesissimo album; la cronaca di un weekend berlinese accompagnati da Bon Iver; Luke McLean, il rugbista australiano della nostra nazionale; il Volo tra cazzeggio e voglia di cambiare pelle; il bad boy dell’arte contemporanea Urs Fischer, e molto altro ancora.
In edicola dal 28 ottobre 2016.