Springsteen: «Il governo bestemmia in nome di Dio e del nostro paese» | Rolling Stone Italia
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Springsteen: «Il governo bestemmia in nome di Dio e del nostro paese»

«Abbiamo sentito dire che è morale assalire quei bambini, ma è disumano». Dopo gli attacchi del Boss, di Eddie Vedder e di tutti i media americani, Trump ha firmato il decreto per impedire la separazione dei bambini migranti dai loro genitori.

Springsteen: «Il governo bestemmia in nome di Dio e del nostro paese»

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«Firmerò qualcosa presto», ha detto Donald Trump – con la solita eleganza istituzionale – lo scorso pomeriggio, dopo giorni di polemiche sulla separazione dei bimbi dai genitori che entrano illegalmente negli Stati Uniti dal Messico, una storia inquietante che ha dominato il dibattito pubblico americano per alcuni giorni. Il “qualcosa” poi è diventato un ordine esecutivo, che andrà discusso oggi alla Camera. «Non mi piaceva guardare le famiglie separate», ha detto.

Il presidente ha deciso di agire dopo un incontro con il segretario all’Homeland Security Kirstjen Nielsen e gli appelli delle First Lady (repubblicane), delle aziende della Silicon Valley e del mondo dello spettacolo. In particolare Bruce Springsteen, che ha interrotto il suo spettacolo Springsteen on Broadway per denunciare la policy “disumana” sull’immigrazione dell’amministrazione Trump. «Ho eseguito lo stesso set per 146 serate», ha detto al suo pubblico. «Ma questa notte chiede di qualcosa di diverso». Poi ha suonato The Ghost of Tom Joad, canzone scritta attorno al protagonista di Furore e che dà titolo all’undicesimo album del Boss, tutto dedicato a chi vive ai bordi della società, agli ultimi, ai poveri e naturalmente agli immigrati.

Poi, si è spiegato meglio. «Non ho mai pensato che la gente venisse ai miei concerti per sentirsi fare un discorso. Ma credo che a volte vengano per ricordare qualcosa. Forse chi sono quando si sentono gioiosi, quando la vita sembra piena. [Un concerto] è un posto fantastico per entrare in contatto con il tuo cuore e il tuo spirito, per stare tra la gente. E per ricordarsi chi siamo e chi possiamo essere collettivamente. La musica fa queste cose piuttosto bene, soprattutto in questi giorni. In questi giorni avere qualcuno che ci ricordi chi siamo e chi possiamo essere non è per niente male».

«[…] Quello che vediamo adesso intorno ai nostri confini è scioccante, disumano e anti-americano, fa infuriare. E abbiamo sentito la voce di persone in alto nel governo bestemmiare in nome di Dio e del nostro paese, li abbiamo sentiti dire che è morale assalire quei bambini. Che Dio possa salvare le nostre anime».

Tutto è cominciato a maggio, quando il procuratore generale Jeff Sessions ha approvato una policy che permetteva di separare i figli dai genitori migranti, una scelta che Trump e Sarah Sanders – Press Secretary della Casa Bianca – hanno spiegato come “attuazione di una legge pensata dai Democratici”, prima di arrivare addirittura a difendersi dietro la Bibbia. «Voglio leggi che siano belle, umane e forti», ha detto il presidente, come se stesse parlando della protagonista di qualche cinecomic.

Anche Eddie Vedder ha interrotto un concerto per affrontare l’argomento. È successo lo scorso lunedì a londra, praticamente l’ultima data prima dei problemi di voce del frontman, prima di suonare un brano estratto da Riot Act, Love Boat Captain. «Vorrei dedicare questo pezzo al tizio che al momento è nella Casa Bianca», ha detto. «Vorrei che l’ascoltasse, ma non apprezza la musica e non legge libri. Magari qualcuno può mandargli un tweet o qualcosa del genere? Per i padri, le madri e i figli separati ai confini. Questo non è il paese che ricordavo». Poi, durante la performance di Daughter e WMA, ha chiesto al pubblico di cantare con lui “Police man… border man”.