The Jackal vs Nazionale Cantanti: inchiesta archiviata, per la giudice la polemica è stata frutto di «un’incomprensione» | Rolling Stone Italia
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The Jackal vs Nazionale Cantanti: inchiesta archiviata, per la giudice la polemica è stata frutto di «un’incomprensione»

I procedimenti giudiziari si erano attivati a seguito della querela di Gianluca Pecchini, ex direttore generale della Nazionale, per il presunto episodio di sessismo avvenuto nel maggio 2021 ai danni di Aurora Leone, denunciato dall'attrice sui social

The Jackal vs Nazionale Cantanti: inchiesta archiviata, per la giudice la polemica è stata frutto di «un’incomprensione»

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Foto press

Succedeva tre anni fa: 24 maggio 2021, Aurora Leone dei The Jackal puntò il dito contro il direttore generale della Nazionale Cantanti, Gianluca Pecchini, per discriminazione sessista nei suoi confronti. Il fatto sarebbe avvenuto alla vigilia della Partita del Cuore (a Torino, tra la Nazionale Cantanti e la squadra dei Campioni della Ricerca), durante una cena ufficiale. Nello specifico, Leone e il collega Ciro Capriello (in arte Priello) si sarebbero accomodati al tavolo della squadra (maschile), e Pecchini li avrebbe invitati a cambiare seduta in quanto il tavolo non era “aperto alle donne”.

«Mi ha detto che dovevo andarmene, ma che Ciro poteva restare. Mi è stato spiegato che il completino me lo potevo mettere in tribuna, da quando le donne giocano a calcio?» Questo quanto aveva condiviso Leone a mezzo social per esporre quanto avvenuto.

Come conseguenza, Pecchini diede le dimissioni e querelò lei, Capriello e il loro manager (Vincenzo Piscopo) per diffamazione aggravata. Ora, l’inchiesta è andata in archiviazione per decisione del gip torinese Giovanna Di Maria, secondo cui ci si troverebbe di fronte a due versioni degli stessi avvenimenti. Nello specifico, il nodo della questione sarebbero le parole usate da Pecchini per chiedere a Leone e Capriello di cambiare tavolo.

Nel documento firmato dal giudice si legge infatti che quanto avvenuto fu «frutto certamente di una incomprensione», che portò Leone e Capriello prima, e Piscopo poi, a convincersi di agire in risposta a un’offesa perpetrata da Pecchini. Pertanto «tale convinzione, frutto certamente di un’incomprensione, li ha animati fin dai primi momenti, così da ritenere insussistente nella vicenda in esame, l’elemento soggettivo», ovvero il dolo. Ergo, le accuse di diffamazione aggravata decadono.

Si dice soddisfatto Gabriele Bordoni, legale di Pecchini: «Riconoscendo la giudice che Leone e Capriello siano incorsi certamente in una incomprensione, afferma la verità di quanto Pecchini ebbe a sostenere sin dal primo istante, ossia di non aver proferito alcuna espressione sessista e sgradevole verso Leone. Dopo tanto tempo, la figura di galantuomo del mio assistito emerge ed è ripristinata da un giudice e questo ci gratifica più di ogni condanna degli indagati».

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