Che la disperazione umana venga spesso mercificata, diventando fonte di guadagno anche cospicuo non è una novità, basta guardare a quanto successo con la tratta dei migranti: al centro della bufera più volte sono stati coop e centri accoglienza colpevoli di aver intascato fondi destinati agli aiuti umanitari.
Tuttavia, è di qualche ora fa la notizia per cui le truffe ora non si limitano solo a centri di accoglienza, diarie o scafisti e soci. Oggi, infatti, è stato scoperto un giro d’affari che coinvolge chi, al contrario, dovrebbe occuparsi di riportare in patria i migranti che non hanno ottenuto i permessi necessari per diventare rifugiati.
Sotto inchiesta c’è un gruppo di poliziotti e agenti di viaggio di Palermo che avrebbe lucrato sui biglietti aerei pagati per i rimpatri degli “irregolari” da riaccompagnare nei Paesi di provenienza. L’indagine riguarda addirittura fatti risalenti al 2010, che di fatto sono dunque già prescritti. A smascherare la presunta truffa sono stati gli stessi dirigenti dell’Ufficio immigrazione della Questura del capoluogo siciliano, anche se la Procura aveva chiesto l’archiviazione dell’inchiesta per i 15 indagati, mentre per altre 6 è stata richiesta l’imputazione coatta. Di questo gruppo fanno parte quattro poliziotti e due titolari di agenzie.
Un affare da decine di migliaia di euro messo in piedi sfruttando alcune falle del sistema. Secondo l’accusa, gli operatori dell’ufficio immigrazione compravano per i rimpatri i biglietti ‘open’ – ovvero quelli più costosi, con cui è possibile cambiare orari e giorni dei voli. Biglietti forniti dalle stesse agenzie che poi vedevano rimborsarsi la cifra anticipata. Rimborsi, ovviamente, gonfiatissimi, con i guadagni che venivano distribuiti tra agenzie e gli agenti di Polizia che avrebbero dovuto sorvegliare.
Per un viaggio verso Accra (Ghana) dell’agosto 2010, costato effettivamente 1.461 euro per ciascuno dei due poliziotto “accompagnatori”, lo Stato rimborsò all’agenzia 2.438 a testa; un’altra tratta (Roma-Doha-Dacca e ritorno) nel 2014 costò realmente 1.866 euro, sempre per ciascuno dei due agenti che partivano, ma fu fatta pagare allo stato 5.523 euro ciascuno. Stessa situazione per decine di altri viaggi.
Morale della favola: gli italiani, quelli che hanno paura dello straniero brutto e cattivo, sono stati capaci di guadagnare soldi illecitamente non sono sugli stranieri accolti, ma pure su quelli rimpatriati.