«Non ci occupiamo di streaming, ma di teletrasporto», ha detto Kayvon Beykpour, uno dei fondatori di Periscope, un’app di cui sentirete molto parlare. Tutto nasce nell’estate del 2013: Beykpour (che ha fatto una startup, l’ha venduta a Blackboard e ha deciso di andare un po’ in giro per il mondo) vuole visitare Istanbul, che in quei giorni è scossa dalle rivolte di piazza Taksim. Si chiede: «Come posso vedere com’è la situazione davvero, in tempo reale?». Gli viene l’idea di Periscope e ci si mette a lavorare con l’amico Joe Bernstein.
Periscope, che è stata comprata a gennaio da Twitter, funziona in modo intuitivo: basta schiacciare un pulsante e quello che vedete sul vostro schermo viene trasmesso in streaming. Chi vi segue riceve una notifica e può guardare il video in diretta. A differenza di Meerkat (app diretta concorrente), quello che viene trasmesso non scompare nel nulla non appena decidete di interrompere lo streaming.
Durante lo streaming è attiva una chat: si può commentare, fare domande, scagliare doverosi anatemi contro chi cercherà di trasformare Periscope in una macchina da selfie.
Periscope provato dalla testata specializzata TechCrunch:
Lo streaming può essere pubblico o privato (cioè visibile solo da chi viene invitato a farlo). Dite pure addio al sexting.