Sì, lo sappiamo, ormai va avanti da tanto. Ma non per questo è vietato parlarne, o piuttosto mettere un po’ d’ordine in questa materia turbolenta che è l’appropriazione culturale nello streetwear.
Partiamo da qui, strafregandocene dell’ordine cronologico degli eventi, dato che nelle nostre timeline non viene assolutamente rispettato e le immagini e i post relativi alle cose di cui parleremo sono nelle nostre teste parte di un immenso unicum che non ha limiti e connotazioni spazio-temporali.
Quella che state vedendo è forse la cosa più bella successa in materia di “t-shirt heavy metal di band mai ascoltate”. Dopo che la nostra eroina del metal Kendall Jenner ha ufficialmente sdoganato il trend Slayer nel 2014 (wow, preistoria), completando l’outfit con una fantastica camicia di flanella à la Cobain annodata in vita, il chitarrista della band, Gary Holt, non si è fatto sfuggire l’occasione per sfoggiare un look che potesse in qualche modo competere con quello della top model, scatenando un fashion dissing che passerà alla storia.
Il chitarrista, infatti, si è presentato sul palco del Paramount a Long Island con una t-shirt dall’aspetto sobrio, quasi scandinavo, forse per il bellissimo font Helvetica regular usato dal graphic designer di turno per imprimere la scritta “Kill the Kardashians” nel bel mezzo della maglietta. Forse in 30 pt. Forse era in Arial.
Ovviamente, oltre che divertirci parecchio, non possiamo far altro che dare ragione al buon Gary Holt, povero cucciolo di metallaro che non vuole che i piccoli studenti della Marangoni e della Saint Martins sfruttino la sua band in modi poco ortodossi rispetto all’ideologia metal. Certo, possiamo dargli ragione, e gliene abbiamo data, ma dal 2015 sono successe molte altre cose divertenti. Ad esempio questa.
Avete presente no? Quella roba per cui i ragazzini fanno la fila? Anche quella scritta sempre in Arial bold italic (forse Futura) su sfondo rosso? Beh, eccolo qui, il fantastico drop a tema Slayer di Supreme, datato 2016. Quando questa roba qui è uscita fuori non si è capito più niente. Ma lo streetwear è bello perché è so crazy. E a noi forse piace così. E agli Slayer? Non si sa, ma a quanto pare sono contenti di condividere il logo anche con H&M.
Questa storia delle t-shirt metal è stata ingigantita da una sola persona, un individuo la cui abilità di ingigantire è proverbialmente riconosciuta da tutti, cioè forse l’uomo che impersona l’ingigantimento, nonché cognato della suddetta Kendall. Sì, Kanye. Facile. Kanye e il suo piccolo–piccolo ego. Kanye e il suo presunto genio creativo. Kanye e il suo font Metallica sulle magliette del merch dello Yeezus tour del 2015.
Non porremo qui la solita domanda retorica che ci affligge da ormai una decade, ossia l’annosa questione che divide il mondo tra sostenitori del genio del signor West e persone dotate di un intelletto razionale che ne criticano gli scopi e i mezzi, oltre che i presupposti. Kanye, però, una cosa sa farla. Una cosa difficile, subdola, sottile. Sa ingigantire. Ed è per questo che ormai crediamo di conoscere la sua mente, i suoi meccanismi. È facile immaginare come l’attenzione di Kanye venga catturata da un piccolo dettaglio, qualcosa che lo spinge a pensare: “A sì, questo potrebbe essere figo”, una minuzia.
Ecco, di solito è così che i geni partoriscono opere meravigliose. Ma purtroppo Kanye non è sensibilmente adeguato. Lui, quel particolare, lo prende, lo ingurgita, lo mastica e ne fa la colonna portante dell’intera stagione. West non è in grado di lasciarsi ispirare dal dettaglio. È ossessionato, maniacale. Questo è esattamente quello che è successo con l’estetica metal. Yeezy avrà pensato: “Ah, ma sì, Balenciaga ha utilizzato il font degli Iron Maiden, allora io quello dei Metallica”. Ma, appunto, la sua intuizione tardiva si trasforma in fenomeno di massa istantaneamente.
Ultimamente il povero Kanye è stato vittima di cyber bullismo a causa di un outfit che ha destato scompiglio nell’olimpo del metal. Infatti, ai Cradle of Filth non è piaciuta la t-shirt indossata da Yeezy, e l’hanno fatto presente in un post su Facebook che recita testualmente: “Kanye West. Fan dei Cradle of Filth. Fortunatamente, non un nostro collaboratore”.
Sarebbe abbastanza riduttivo fermarci qui e concludere la nostra indagine disordinata senza menzionare un paio di nomi che hanno contribuito all’appropriazione culturale che ha creato la bolla dell’heavy metal trend. Menzione speciale va a Justin Bieber e al suo merch del Purpouse Tour, firmato a quattro mani con Jerry Lorenzo dei Fear of God, brand californiano da cui il sommo Yeezy avrebbe copiato preso ispirazione. Il merch del tour di Bieber ripropone un font molto simile a quello del logo dei Pentagram.
Oltre al font, il merchandising si distingue per il faccione di Marylin Manson su una felpa, scritte in gotico sulle maniche e il classico listone delle date del tour sulla parte posteriore delle t-shirt. Questa caratteristica, cioè le date del tour, è condivisa da un altro importantissimo player dell’heavy–aesthetics: Demna Gvasalia a.k.a Vetements. Sì, Vetements. Vetements e i loro font pazzi. Vetements e le date del fake tour della fake band. Vetements e il loro “staff”. Fake anche quello. Vetements e il normcore metal. Vetements.
In conclusione, non sappiamo fino a quando l’iconografia metal riuscirà a tirare like su Instagram e non sappiamo neanche se e quanto fregarcene. Alla fine, questo articolo critica gli Internet trend e verrà pubblicato su Internet.