Nel 2018 quella che una volta si chiamava opinione pubblica non esiste più – ne esistono tante diverse, ognuna chiusa nella sua bolla. Pensateci: quanto spesso vi capita ormai di entrare in contatto – su Facebook, dai libri e dalle riviste che leggete, dai programmi tv che guardate – con opinioni diverse dalle vostre? Appunto, molto raramente.
Questa cosa è un problema, perché ci impedisce di cogliere lo spirito dei tempi: ci facciamo un’idea sbagliata di cosa pensa e fa la maggior parte degli italiani. E poi ci svegliamo dopo le elezioni, vediamo che ci sono Lega e Movimento 5 Stelle insieme al 60 percento del consenso e ci chiediamo come sia stato possibile.
Per cercare una soluzione a questo problema e provare a uscire dalla mia bolla ho deciso di fare un esperimento: per una settimana, essere esposto solo alle fonti di informazione e contenuti che vengono guardate da più gente in Italia, le stesse che seguono le persone che incontro sui mezzi pubblici la mattina o al supermercato il sabato. Fare insomma la stessa dieta mediatica dell’italiano medio.
Cosa c’è nel menu di questa dieta? Prima di tutto, la tv: spulciando i dati Auditel mi sono fatto un’idea di cosa piaccia guardare agli italiani e la risposta è il calcio, Montalbano, Don Matteo, Maria De Filippi, Barbara D’Urso e i programmi generalisti della domenica. Poi, carta stampata: tabloid televisivi come TV Sorrisi e Canzoni o DiPiù vendono 500mila copie alla settimana. Internet non l’ho calcolato perché in Italia quasi metà della popolazione ancora non ce l’ha. Quindi ho usato Facebook semplicemente come catalizzatore, per essere esposto a tutto questo più velocemente. Mi sono fatto un profilo nuovo apposta, ho messo like alle pagine di programmi tv e riviste di gossip e ho cominciato l’esperimento.
Lunedì
La primissima cosa che mi arriva quando faccio log in sul mio Facebook-italiano medio è: Domenica Live di Barbara D’Urso è stato il programma più seguito del pomeriggio del giorno prima. Nella mia testa mi congratulo con la conduttrice per il successo e allo stesso tempo con me stesso perché ci ho preso: ho selezionato i programmi tv giusti a quanto pare. Per il resto il mio feed è un casino: anticipazioni del trono over di Uomini e Donne, servizi Yara Gambirasio e Massimo Bossetti, interviste a Giletti. La sensazione è quella di essere precipitato in un altro mondo, in un’Italia parallela, ed è spaesante. Non mi ci abituerò mai del tutto.
Un esempio su tutti per far capire il mio superamento: a un certo punto mi passa sotto gli occhi un post che fa gli auguri di compleanno a un certo Tiberio, con tanto di foto. Mi fermo a guardarlo per dieci minuti buoni ma niente, il mio cervello non lo riconosce. Scarico la foto e la metto su Google immagini. Vengo così a conoscenza dell’esistenza di Tiberio Timperi.
Sono spiazzato da tutto questo ma me l’aspettavo: là fuori dalla mia bolla c’è tutto un mondo che non frequento mai, che non mi passa mai davanti agli occhi, che non ho idea esista. Basta non guardare tanto televisione e non comprare giornali di gossip – che poi, come sto per scoprire, sono complementari alla tv e ne sono quasi un’appendice – per essere completamente tagliati fuori. E quest’Italia parallela con le sue regole, i suoi drammi e i suoi personaggi che non riconosco in foto è l’Italia vera.
Martedì
Martedì decido di provare a uscire dalla mia bolla social, anche perché penso che alla fine il profilo l’ho costruito io, ho scelto io le fonti da seguire e quindi potrebbe non essere veramente affidabile come campionamento della realtà. Mi faccio quindi un giro sulle versioni online delle principali testate di gossip italiane per vedere la differenza tra i contenuti che pubblicano sui loro siti e quello che mi arriva tramite il filtro dei social.
Apro Oggi.it e mi faccio una cultura sui reali inglesi: Megan elegantissima a Sydney, Megan incinta, Megan mamma super sexy, Megan che parte in ciabatte e atterra super glam (sto citando letteralmente i titoli degli articoli in evidenza). Pur avendo abbastanza presente chi sia Megan Markle, rimango basito di fronte al bombardamento mediatico di notizie su di lei. Me lo aspetterei dai tabloid inglesi. O forse davvero gli italiani vogliono sapere tutto sul principe Harry e sua moglie?
La cosa più assurda è che finora non ho avuto alcun contatto con temi di attualità o di politica, solo programmi televisivi, occasionale cronaca nera e aggiornamenti sullo stato di salute di Lamberto Sposini (sta bene, pare). Quindi mi fa strano che il primo contatto debba riguardare la casa reale inglese e non, che ne so, la manovra economica che il governo italiano sta presentando all’Unione Europea proprio negli stessi giorni.
Mi sento più a mio agio su Novella 2000 anche se sembra di stare davvero nel 2000 visto che il personaggio principale sulla home è Fabrizio Corona. Ma a parte indiscrezioni sui suoi flirt e la sua famiglia, mi rendo conto che molte delle notizie risono già passate davanti nel feed: sono articoli su cose successe in tv, che ho già visto sotto forma di breve video postato sui social. È una specie di teoria dei vasi comunicanti con tv e riviste di gossip che dialogano costantemente, riciclando l’una i contenuti dell’altra in un ciclo continuo. Mi aspetto di ritrovarmi davanti Corona su Facebook nel giro di 24 ore.
Mercoledì
Ma non succede, almeno non subito. Mercoledì apro il mio feed e noto con piacere due cose:
1) Facebook ha cominciato a suggerirmi pagine e gruppi che potrebbero piacermi, tutti su temi legati a questo esperimento – cosa che mi aiuta a costruire ulteriormente la mia bolla mediatica aggiungendo like che altrimenti non avrei mai messo come quello a “Sosteniamo Giulia Salemi al Gf Vip” (non so chi sia Giulia Salemi).
2) Per una volta sono sul pezzo e l’argomento del giorno che mi passa davanti in tutte le salse non è qualcosa che ignoro completamente come la geometria Lobacevskijana o la faccia di Tiberio Timperi: si parla di Fedez, Chiara Ferragni e della loro festa metta dentro il Carrefour con annesse polemiche sullo spreco di cibo e sulle scuse accampate dai due per uscirne.
La cosa non mi interessa particolarmente ma mi fa riflettere: esiste un punto di contatto tra la mia bolla e quella della stereotipata casalinga di Voghera per cui – almeno, questa è la vulgata — questi programmi tv e riviste vengono prodotti. E questo punto di contatto è rappresentato da un tizio alto un metro e sessanta completamente ricoperto di tatuaggi che una volta faceva freestyle al Lido di piazzale Lotto e dalla sua compagna un tempo nota come Diavoletta86. È chiaro che non sono io ad essermi avvicinato allo zeitgeist ma è quest’ultimo ad aver assimilato per puro caso qualcosa che conosco. Per il resto la mia bolla comincia a starmi davvero stretta: sono tre giorni che ci vivo dentro e non vedo altro che discussioni interminabili su trasmissioni televisive il cui format già di suo prevede principalmente discussioni interminabili; liti tra ospiti di salotti tv; programmi tv che funzionano e che fanno flop. La festa di compleanno di Fedez è stato il primo input di attualità che ho ricevuto.
Mi viene in mente la madre impasticcata e teledipendente di Requiem for a Dream. Mi chiedo: davvero la maggior parte degli italiani fruisce esclusivamente di questi contenuti? Davvero c’è una fetta consistente di Italia che vive così isolata da quello che succede, bloccata in un incubo fatto di Barbare D’Urso e Antonelle Clerici e Marie de Filippi? Cosa c’è nei loro discorsi da bar?
Giovedì
Non ho un bar vicino a casa quindi non posso verificare ma voglio comunque provare a vedere se fuori da internet è davvero così o se è internet che fa da catalizzatore. Così faccio una cosa che non facevo da anni: vado in edicola e compro un giornale. Prendo NuovoTv, che costa un euro, e già dalla copertina tiro un sospiro di sollievo. Salvini e la Isoardi mi sorridono e io non sono mai stato più felice di vedere Salvini in vita mia. Salvini non è in copertina per questioni politiche – sarebbe chiedere troppo – ma perché, come mi spiega addirittura l’editoriale, la sua compagna ha “voglia di maternità.” Comunque sia, dato che negli ultimi quattro giorni non ho ancora visto nessuno che non lavori in televisione, comincio a leggere fiducioso.
In realtà la fiducia viene presto meno visto che buona parte del giornale è dedicato ai protagonisti del Gf, al topless della fidanzata 25enne di Ezio Greggio, a Valeria Marini e Amadeus che fa le crostate. Sfogliando il giornale mi torna presto il senso di straniamento del primo giorno: non riconosco queste persone. Non so chi siano. Una pagina sì e una no c’è un lungo articolo dedicato a qualcuno che non ho mai visto prima. Chi sono Gonzalo e Maria? Chi sono Beltran ed Esperanza? Mi rendo presto conto che gli unici vip che riconosco sono quelli bolliti che erano famosi dieci anni fa, quando andavo al liceo e ogni tanto guardavo la tv.
Spaesato decido di rifugiarmi nei drammi familiari di Salvini.
Venerdì
L’ultimo giorno dell’esperimento è il momento di trarre le conclusioni. Decido di tornare a seguire i media tradizionali per vedere cosa mi sono perso in settimana. Risultato: entro in contatto per la prima volta con notizie come l’assassinio di Desiree a Roma, un grosso caso mediatico che se fossi rimasto a seguire solo tabloid non mi sarebbe mai arrivato. Seguendo il mondo della comunicazione, il principale problema sembrano essere le bufale: sono ovunque, sono rilevanti, riescono a influenzare l’opinione pubblica, non riusciamo a fermarle e anche quando ci proviamo spesso lo facciamo nel modo sbagliato. Tutto vero, ma dopo questa settimana mi rendo conto che c’è un problema ancora più grave a monte: il rumore di fondo. L’apparato mediatico italiano è per il 90 percento rumore di fondo.
Chi se la fa con chi, chi ha detto cosa in tv, quando torna il programma x, chi ha deciso di sposarsi… un oceano di rumore di fondo. Fino a una settimana fa era una cosa che non notavo nemmeno, lo cancellavo automaticamente, ma adesso mi rendo conto che non è così: buona parte degli italiani lo sente. E in questo oceano le notizie vere, quelle davvero rilevanti per la formazione dell’opinione pubblica, scompaiono. È con questo che dobbiamo fare i conti.