È uno dei pochissimi, forse l’unico, che nonostante il grande successo artistico e di esposizione mediatica – L’Espresso per questo nel 2020 l’aveva definito «l’ultimo intellettuale», una definizione che lui, schivo com’è, non aveva gradito troppo – continua a mettere la politica nei suoi lavori e a non compiere passi indietro sulle proprie idee, per quanto “scomode” possano essere. E per quanto, sopratutto, portarle avanti significhi fare delle rinunce e farsi dei nemici, com’è successo nel caso dell’ultimo Lucca Comics e del sostegno d’Israele alla manifestazione. «Se fossi andato, con le vittime della Striscia di Gaza che oggi sono più di 23mila, oggi starei male». E quindi ecco un altro capitolo della saga Zerocalcare & La Politica, con una lunga intervista oggi su Repubblica.
Il fumettista comincia da Ilaria Salis, la maestra milanese, antifascista, detenuta a Budapest dopo aver protestato contro il raduno di gruppi neonazisti che avviene ogni anno in Ungheria, l’Honor day, tollerato dal governo di Orbán. A lei ha da poco dedicato un fumetto su Internazionale. «Una persona che ha fatto a botte con i nazisti mi sta automaticamente a cuore», dice. «Quando i magistrati ungheresi le hanno proposto un patteggiamento di undici anni, ho capito che era il momento di scrivere». D’altronde i «fascisti» con cui si scontrava lui ai tempi in cui frequentava i centri sociali, dice, «sono gli stessi che oggi la ritengono una terrorista». Ma non vieterebbe un evento come Acca Larentia: «Diventerebbe un assist per loro perché ci si impantana nella polemica sulla violenza politica e sulla commemorazione di ragazzi uccisi. Ci sono altre spie della cultura fascista che attraversa anche le istituzioni, ben più gravi ma di cui non si parla». E comunque, conclude, «la deriva autoritaria esiste», basta ricordare i «decreti sicurezza di Salvini».
La soluzione? Resistere. «Gli artisti, i musicisti, i fumettisti, gli scrittori possono rendere il loro lavoro un atto di resistenza culturale», con «opere che creano immaginario, perché quello la destra non lo sa fare. Il massimo della loro editoria è Vannacci, pompato dai media e dalla sinistra». Resistere, ecco, e fare politica attiva. «Si sono tutti convinti che basti lanciare polemiche istantanee sui social per definirsi militanti o attivisti», ma la politica vera, spiega, si fa «associandosi ad altre persone, parlando, agitando vertenze e cercando di vincerle». Nell’era degli influencer Zerocalacare parla «solo se ho qualcosa da dire», e per il resto, se si vuole sollevare l’attenzione su un certo tema, «va a fa’ gli scontri», non le stories. Su gogne mediatiche e accuse d’antisemitismo, un’accoppiata che su di lui, viste le posizioni pro Palestina, incombe sempre, dice di avere «le risorse per uscire dall’angolo, mentre altri avrebbero visto la carriera sgretolarsi», ed è un peccato. «Ma è vero anche che rivendico il diritto di poter criticare il governo israeliano senza per questo essere considerato antisemita». Chiusura, infine, sul futuro: convivenza, figli, famiglia? «Mi sa che mi prendo un cane».