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Oggi è il “bicycle day”, l’anniversario del primo trip di LSD della storia

Il 19 aprile del 1943, lo scienziato svizzero Albert Hoffmann faceva un giro in bicicletta dopo aver assunto per la prima volta la nuova sostanza che aveva sintetizzato: l'LSD-25, che lui chiamava "il mio bambino difficile" e al cui studio avrebbe dedicato il resto della vita

Un cartone di LSD che ricorda il "bicycle day". Foto via Wikimedia Commons

Mentre il mondo è devastato dal terrore e della violenza della seconda guerra mondiale, uno scienziato svizzero pedala per Basilea, inconsapevolmente, in trip di LSD. O ancor meglio, nel primo trip di LSD della storia. È il 19 aprile del 1943, la cosiddetta Giornata della bicicletta, il momento in cui la storia della psichedelia si incrocia definitivamente con la storia dell’umanità.

È oramai qualche anno che Albert Hofmann, un eclettico scienziato svizzero, sta portando avanti studi sull’ergot. L’ergot è un fungo che cresce come parassita della segale (e in misura minore su altre specie di cereali e erbe selvatiche), entrato nelle cronache del medioevo perché responsabile di improvvisi avvelenamenti di massa. Come puntualmente raccontato da Federico Di Vita all’interno de La scommessa psichedelica (abbiamo chiacchierato con Federico, qui) questo accadeva perché nei villaggi del medioevo i cereali erano spesso macinati in un unico mulino e, in caso di carestie, le escrescenze della segale (definita segale cornuta) venivano mescolate insieme ai grani del cereale provocando grossi avvelenamenti collettivi; la malattia causata era nota come “fuoco sacro”, “fuoco di Sant’Antonio” o “male degli ardenti”. Proprio questi effetti dell’ergotismo (attacchi epilettici e cutanei) potrebbero inoltre essere alla base di episodi di caccia alle streghe, come proposto da Linnda R. Caporael nel trattato del 1976 Ergotism: The Satan Loosed in Salem?, con riferimento ai processi di Salem di fine XVII secolo.

Negli anni Trenta, a New York, un’equipe di scienziati sintetizza l’acido lisergico dall’ergot. Questa scoperta della componente base degli alcaloidi attira l’attenzione del nostro Hofmann che, con l’intento di ottenere uno stimolante per la circolazione e la respirazione, nel 1938 sintetizza la dietilamine dell’acido lisergico, abbreviata con la sigla LSD-25 (25 è il numero, in ordine, delle sostanze da lui sintetizzate dall’acido lisergico). La sostanza però non suscita grande interesse medico e viene presto abbandonato. Ma a Hofmann qualcosa non torna. Ci rimugina su per qualche anno, convinto di essersi perso qualcosa, e nella primavera del 1943 ritenta la sintesi dell’LSD-25 dove, per errore, entra in contatto con il composto. Sull’incidente scrive questi appunti, ripubblicati nella sua celebre opera LSD. Il mio bambino difficile:

Venerdì scorso, 16 aprile 1943, a pomeriggio inoltrato ho dovuto interrompere il lavoro in laboratorio e far ritorno a casa. Ero affetto da una profonda irrequietezza, accompagnata da leggere vertigini. Mi sono sdraiato e sono sprofondato in uno stato di intossicazione niente affatto spiacevole, marcato da una immaginazione particolarmente vivida. In una condizione simile al sogno, a occhi chiusi (la luce del giorno era abbagliante e fastidiosa), riuscivo a scorgere un flusso ininterrotto di figure fantastiche, di forme straordinarie che rivelavano intensi giochi caleidoscopici di colore”.

È il pomeriggio del 19 aprile 1945. Siamo a Basilea nei laboratori della Sandoz. Hofmann che, da bravo scienziato, è un curiosone, decide di andare a fondo sulla questione del venerdì precedente e appena rientrato dal weekend decide di sperimentare su di sé la sostanza da lui composta, l’LSD. Ne assume 0,25mg diluito con 10cc di acqua. Nel suo diario di lavoro appunta: “senza sapore”. E, accompagnato dal suo assistente, prende la bicicletta – eravamo in tempi di guerra e le auto erano un lusso – e si dirige verso casa.

“Sulla via del ritorno, cominciai a sentirmi perseguitato. Ogni cosa nel mio campo visivo fluttuava ed era distorta, come se fosse vista in uno specchio ricurvo. Avevo inoltre la sensazione di essere bloccato nello stesso posto, anche se il mio assistente mi disse, in seguito, che avevamo pedalato di gran lena”. Quello che Hofmann ancora non sa è che 0,25mg non è affatto un dosaggio innocente e cauto di LSD. È così quell’innocente viaggio in bicicletta diventa il celebre “bicycle day”, il primo trip auto-somministrato di LSD nella storia.

Arrivato a casa, Hofmann sperimenta infatti tutte le fasi del trip (di cui abbiamo parlato con Agnese Codignola qui), dall’euforia estetica al terrore della morte, fino al catartico momento dell’ego dissolution, ovvero la perdita della razionalità e dell’individualità a favore di un senso di comprensione globale, naturalistico, collettivo. Quel che Giorgio Samorini nella nostra intervista ha definito il “picco”.

“Mi sentii trasportato in un altro mondo, in un altro luogo, in un altro tempo. Il corpo sembrava avesse perduto ogni sensazione, senza vita, sconosciuto. Stavo morendo? Era questo il trapasso? A volte pensavo di essermi sdoppiato, e in quel momento avvertivo, da osservatore esterno, la totale tragedia della mia situazione. […] . Lentamente ritornai da un mondo strano, non familiare alla rassicurante realtà quotidiana. L’orrore si era placato e aveva ceduto il terreno a una sensazione di gioia e di gratitudine, riapparvero percezioni e pensieri più normali; ero quasi sicuro ormai di aver scongiurato definitivamente il pericolo della pazzia. Adesso, a poco a poco, potevo iniziare a gioire dei giochi di colore e di forme senza precedenti, che instancabili si rivelavano ai miei occhi chiusi. Caleidoscopiche, fantastiche immagini si agitavano dentro di me, si alternavano, variopinte, si aprivano e si richiudevano in cerchi e spirali, esplodendo in zampilli colorati. Poi si riorganizzavano, si incrociavano, in continuo mutamento. Era straordinario il modo in cui ogni percezione acustica, come il rumore della maniglia di una porta o di un’auto di passaggio, si trasformasse in impressioni ottiche. Ogni suono creava una figura vivacemente cangiante, con i suoi colori e le sue forme compatibili”, scriverà Hoffmann.

Al risveglio, il giorno seguente, Hofmann comprende la portata della sua scoperta, alla quale si dedica completamente fino al 1966, anno in cui la Sandoz interromperà la produzione di LSD.

“Quando poi uscii fuori nel giardino, dove il sole risplendeva dopo una pioggia primaverile, ogni cosa brillava e scintillava di una nuova luce. Sembrava che il mondo fosse stato creato di recente. Tutti i miei sensi vibravano in uno stato di estrema percettività, che durò per tutto il giorno. Questo esperimento dimostrò che 1’LsD-25 era una sostanza psicoattiva con proprietà straordinarie. […] Pensai che le proprietà di questo nuovo composto attivo avrebbero dovuto essere impiegate in farmacologia, in neurologia e soprattutto in psichiatria, e che avrebbero destato l’interesse degli specialisti”.

Per tutta la sua vita, Hofmann non abbandonò mai il suo figlio difficile. Ancora nel 2007, a 101 anni d’età, scrisse di suo pugno una lettera a Steve Jobs – che aveva indicato nell’LSD uno stimolo creativo importante per la nascita della Apple – chiedendogli un finanziamento per avviare nuovi studi sull’LSD dopo oltre trentacinque di proibizionismo. 

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