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Perché l’America non riesce a liberarsi delle armi

Le leggi per controllare l'acquisto di armi, proposte dopo la strage di Orlando, sono state rifiutate. Merito di una lobby fortissima. Ma alcuni politici e molti artisti, da Lady Gaga a David Byrne, continuano a lottare

Perché l’America non riesce a liberarsi delle armi

Suona molto forte la lettera aperta indetta dalla redazione di Billboard in risposta al recente naufragio di quattro proposte di legge fra le aule del Senato statunitense volte a vietare la vendita di armi a persone affette da disturbi psichici, a sospetti terroristi e a cittadini con un passato criminale.

Sono circa duecento, infatti, tra artisti internazionali e personalità di spicco dello show business, i firmatari che hanno voluto prestare la propria voce al coro dei familiari delle vittime colpite a morte dal commercio sregolato di pistole e fucili negli Stati Uniti: da Trent Reznor a Yoko Ono, da Alicia Keys a Paul McCartney, passando per Sting, Britney Spears, Beck, Ringo Starr, Michael Stipe, Billy Joel, Diplo, Cindy Lauper, Elvis Costello, Tony Bennet, Eddie Vedder, fino a qualsiasi nome possa venirvi in mente.

La prima a firmare è stata Joan Jett, immediatamente seguita da Lady Gaga e Selena Gomez, amica intima della cantante Grimmie, uccisa a 22 anni da un fan mentre firmava autografi a Orlando, soltanto pochi giorni prima della tragedia del Pulse.
Tuttavia non è bastata la sparatoria di massa più sanguinosa nella storia americana a far sì che il copione, almeno questa volta, non si ripetesse: dopo ogni strage, la pressione mediatica spinge il Congresso a cercare provvedimenti, volti quantomeno a ridimensionare la possibilità per qualsiasi cittadino di acquistare un’arma, ma regolarmente gli interessi politici prendono il posto del dolore, e allo sdegno subentra la corruzione legale con cui la lobby delle armi tiene in pugno una larga fetta del Senato.

Difatti, più che una stoica difesa del Secondo Emendamento, scritto 225 anni fa per permettere alle milizie partigiane di partecipare alla Guerra d’Indipendenza, ad affossare le possibili riforme sono i foraggiamenti vertiginosi con cui storicamente la National Rifle Association (NRA) contribuisce alle campagne elettorali di Senatori e Presidenti, investendo per lo più sul lato Repubblicano.

Stando ai dati del Washington Post, almeno un Senatore su cinque ha ricevuto donazioni dalla NRA: nata come associazione in tutela dei possessori di armi, è ad oggi la più influente lobby politica negli Stati Uniti, in grado di controllare circa il 40% dei Deputati alla Camera, sempre tramite ingenti somme destinate alla propaganda elettorale, e di affossare le campagne di chiunque gli si ponga contro, finanziando i diretti concorrenti.
Perciò, dopo i massacri recenti della Sandy Hook Elementary School, dove persero la vita venti bambini e sei insegnanti, di Aurora in Colorado, quando dodici persone furono trivellate alla prima di Batman e dopo la stage di San Bernardino del dicembre 2015, dove i coniugi Farook uccisero quattordici persone in un centro d’assistenza per disabili, non sono bastati i cinquanta morti di Orlando a far sì che i cento Senatori americani – di maggioranza repubblicana – approvassero i quattro emendamenti sul controllo delle armi promulgati da ambo i partiti.

Le proposte della fazione conservatrice, giudicate troppo blande dai Democratici, prevedevano il veto di comprare un’arma a chi sia inserito nella no fly list (l’elenco dei sospetti terroristi cui è proibito prendere aerei) e di irrigidire i controlli sulla vendita, con particolare riguardo a chi abbia sofferto di problemi psichici. Sul fronte opposto, giudicato invece troppo restrittivo dagli oppositori Repubblicani, si chiedeva il divieto di vendita a chiunque sia passato sotto l’occhio dell’FBI per qualsiasi questione, anche solo presunta, legata al terrorismo, oltre che controlli a tappeto sulle richieste d’acquisto estesi a tutti gli Stati della Federazione.

Alla fine, nonostante la presenza dei familiari delle vittime fuori dalle aule del Campidoglio, nessun emendamento è riuscito a raggiungere il quorum dei sessanta voti favorevoli necessari per l’approvazione, replicando il macabro spettacolo dello scorso dicembre quando, in seguito alla strage di San Bernardino, gli emendamenti decapitati furono tre.

Troppo poco tempo, infatti, separa l’America dalle elezioni presidenziali e l’approvazione di anche una soltanto fra le quattro proposte avrebbe spostato l’ago della bilancia a favore di chi, come Hilary, è da sempre in prima linea per maggiori controlli, oppure in direzione opposta, verso Trump, fiero sostenitore della necessità che ciascun bravo cittadino possa difendersi con la propria pistola dall’avanzata del nemico islamico o straniero che sia.
La posta in gioco diventa ancora più alta se si pensa che al prossimo Presidente sarà concesso eleggere almeno tre rappresentanti della Corte Suprema, l’organo preposto a giudicare i reati costituzionali, fra cui quelli legati al Secondo Emendamento.

«È una vergognosa dimostrazione di vigliaccheria» ha commentato il portavoce della Casa Bianca John Earnest, seguito dal senatore democratico Chris Murphy che, mortificato, ha dichiarato alla stampa: «Sapevamo che rompere la morsa dell’NRA sul Senato sarebbe stata dura, ma dopo Orlando sono sempre di più le voci degli americani che vogliono un cambiamento».

A queste si è aggiunta la voce della rockstar David Byrne, leader dei Talkin Heads, che tramite un breve saggio pubblicato sulla sua pagina ufficiale, ha cercato di mostrare come la questione delle armi debba inquadrarsi direttamente fra le politiche riguardanti la salute pubblica, trattando il problema allo stesso modo di come in passato è stato fatto per l’obbligo di cinture di sicurezza alla guida o per la prevenzione di alcol e sigarette.

Se ad oggi negli Stati Uniti la mancanza di leggi federali che controllino la vendita di armi ai sospettati di terrorismo ha permesso a Omar Seddique Mateen, nonostante fosse stato interrogato dall’FBI per ben tre volte, di acquistare una pistola 9mm e un fucile d’assalto AR-15 una settimana prima di trucidare cinquanta persone e di ferirne altrettante, perché colpevoli di essere omosessuali, speriamo non siano necessarie altre stragi perché la coscienza di un Senatore inizi a pesare più del denaro della lobby delle armi.

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