Rolling Stone Italia

Baby Gang e boomer gang

Nella prima puntata della rubrica/dialogo a due by Robertini & Piccinini per 'Rolling': riflessioni tra rap, 'Arancia Meccanica' e chat di classe a partire dalle rapine che avrebbero firmato Neima Ezza e Baby Gang

Foto: press


G.R. Te la ricordi la scena del film cult dell’era paninara Sposerò Simon Le Bon? Gli ciulavano le scarpe Timberland, due contro uno. L’ho trovata, su YouTube, sepolta nell’armadio polveroso della fibra ottica, con tanto di colonna sonora anni Ottanta.

Giuridicamente è una rapina, come quelle che avrebbero fatto Neima Ezza e Baby Gang alle Colonne di San Lorenzo. Al posto delle Timberland, i rapper si sono presi collanine e Air Pods, pare avessero pure una pistola. I cronisti del Corriere della Sera citano L’Odio di Kassovitz, intervistano psico guru televisivi alla Crepet che parlano di un disagio esploso in pandemia con la sospensione delle relazioni, paura e aggressività di una generazione fragile.

A.P. Senti a me: ti ricordi quella cosa che il crimine “è colpa della società”? Quella cosa semplice da marxismo standard che fa impazzire tutti i libertari de noantri, i foglianti, i panel di Rete4? Il danno del buonismo. Bene, qui Baby Gang ci dice la sua. È una cazzata. Ma di questo non me ne stupisco sennò farebbe il volontario alla Caritas, non il rapper. E i rapper vanno per le spicce. Il crimine – dice Baby Gang – io ce l’ho dentro, è una cromosoma del mio DNA proprio, essenzialismo puro, San Siro, bombe puzzone, virus, viuleeenza. La società chi l’ha vista? La società non esiste, si salvi chi può. 

G.R. La novità è un’altra: questi ragazzi non rapinano o rubano per comprarsi l’attico di Fedez a City Life, manco per avere il proibito, per il prezzo, oggetto del desiderio: il piumone Gucci X The North Face. Vanno fieri delle loro tute sintetiche, dei borselli tarocchi, e delle ski mask della Nike che fanno tanto gangsta a meno di 30 euro, o i balaclava (come chiamano gli inglesi il passamontagna) a cui dedicano pure titoli di canzoni, l’ultima uscita è Cagoul e Asics di SpookyPBL. Rapinano e rubano per crearsi uno storytelling, perché di quello rappano nei pezzi, e quello ascoltano i ragazzetti. Diventare famosi senza smettere di essere gangsta, o essere gangsta come best way per essere famosi. Troppo riduttivo, forse? 

A.P. Il rap sarà tanto più vero quanto più la fonte della sua cattiveria gangsta sarà organica, sotto pelle, microchip. È quello che ci insegnava Arancia Meccanica: ad Alex rendono intollerabile e nauseabonda la violenza, la capacità di scegliere il male, e così lo spingono al suicidio. Piuttosto: che cosa si potrebbe far vedere oggi a Baby Gang legato alla sedia con gli occhi spalancati a forza, in una ripetizione della scena cult di Kubrick, per ricondizionarlo? Ricordo che il trattamento Ludovico utilizzava nazisti e porno. Porno e discorsi di Draghi? Troppo no vax. Porno e operazioni di chirurgia plastica di Berlusconi? Troppo Ballard. Porno e basta? Bah.

G.R. A me sembra che il film sia un altro, tipo Sposerò Pa Salieu, star del grime inglese nato a Slough da genitori originari del Gambia. Uno che canta «Il mio nome è Pa e arrivo da Hillset, pistola inceppata, pallottole schivate, sono stato beccato ma sono scampato alla morte», perché qualcuno nell’ottobre del 2019 aveva cercato di colpirlo con un proiettile alla testa. 

A.P. Difatti. E se avessero ragione loro? Del resto uno solo che decide di chiamarsi Baby Gang al plurale cos’è? Un megalomane, un non-binary della mala, uno che è meglio dargli retta. L’ultima spiaggia del libero arbitrio, in un mondo di var. Rilancio: se la colpa è della società allora si rapina per vivere; se la colpa è mia allora vivrò per rapinare. Ruba. Rapina. E guarda, ti dirò, mi immagino già anche un uso sgamato, laico, omeopatico e di massa della cosa. Scendi al supermercato, metti in tasca due Kinder Bueno e allenti l’ansia, riscopri le tue radici di maschio predatore e ciao. Un po’ come il microdosing.

G.R. Tocca risolvere la questione delle baby gang, dicono/scrivono: “Chiamiamo il sindaco Beppe Sala, presidi, camionette, agenti in borghese”. La risposta della politica è sempre più cringe, come si dice oggi. Del resto, dal cringe al meme, passando per Fedez che a novembre ha lanciato il suo album con una parodia della discesa in campo di Berlusconi, la rappresentazione del Palazzo, delle istituzioni, è una cosa che fingono di prendere sul serio solo gli ospiti della Gruber, qualche podcast che “vuò fà l’americano”, e i sondaggisti che con i politici ci campano. L’elezione del Presidente della Repubblica è un reality, neanche da prima serata, non si può votare da casa, al massimo twittare tra amici: Draghi, Cartabia, Casini, Moratti, Mattarella, sono così lontani da sembrare NFT per boomer. 

A.P. Mi hai convinto. Baby Gang rieduchiamolo con dosi massicce di porno ed elezioni del Presidente della Repubblica. Prima chiama, seconda chiama, Berlusconi, Berlusconi, una donna, un’altra donna, Berlusconi, Mourinho… brusio in aula. E, già che ci siamo, facciamogli anche ascoltare tutti i podcast. E la maratona Mentana. Se resta vivo è un miracolo.

G.R. Non c’è manco il dibattito, è rimasto giusto Nanni Moretti a dire la sua. Il Covid ha sfiancato l’appellismo dei cantanti, senza palco e senza pubblico. A dirla tutta, non è rimasto in giro nessuno, strade e bar di nuovo deserti, vite giovani e adulte in DAD permanente. Che poi queste factory dove gli start uppers tengono in cattività gli influencer di TikTok, le hai viste? Sembrano il confessionale del Grande Fratello, il set colorato dei giochetti sadomaso di Squid Game, la sala bimbi dell’Ikea con le pallette colorate. Praticamente, delle prigioni di Black Mirror. Ok la strada delle baby gang, ma come cantava Jovanotti “voglio andare a casa/la casa dov’è?”

G.R. Ah, le case degli influencer. Noi che abbiamo visto i biliardini e i puff arancioni nelle sedi delle imprese creative della Milano anni Zero non ci caschiamo più. E un po’ mi dispiace, guarda. Però ho appena letto un titolo e te lo sottopongo: “La parità di genere sbarca su Tik Tok grazie a Indesit”. Riflettici. E intanto guarda qua con che cosa ti saluto.

A.P. Vado pure io, che mi vibra la chat di classe. Non puoi capire il delirio, ce l’hanno con i prof, con i tamponi, la mensa, gli spifferi, i compiti… Ora li disso tutti, voglio fare il Rondodasosa dei genitori della 3C.

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