Zebra. Pittoresco animale a metà fra il concetto di assenza di zebre nei paraggi e quello di un bel dittico di zebre tanto per gradire.
Pochi sanno che, sulla Terra, per ogni uomo ci sono undici zebre. Più precisamente: undici zebre
ordinate in fila indiana, che seguono ogni uomo con passo felpato, stando ben attente a non farsi notare.
Se quell’uomo si gira di scatto, loro sono più veloci e si spostano dall’altro lato rispetto alla sua visuale. Se quell’uomo si volta a destra loro scattano a sinistra. Se si volta a sinistra loro scattano ancora a sinistra ma un po’ più in là del suo campo visivo. Così ogni uomo non si accorge di essere seguito da undici zebre, ma al tempo stesso vede file indiane di zebre a seguito di ogni altro suo simile.
E ogni uomo se la ride, credendo di essere lui il più furbo sul vecchio pianeta. E vede anche gli altri terrestri ridersela per lo stesso motivo e li provoca. In tal modo quando un uomo chiede ad un altro “Cos’hai da ridere?”, l’altro risponde “Eheheh… niente niente…”. Quindi il primo se la ride sotto i baffi a sua volta pensando: “Eheheh… ridi ridi…”.
L’uomo è un animale d’indole egoista e prova piacere nel ridicolizzare i suoi consimili. Non c’è
mai stato nella Storia un solo uomo sulla terra che abbia avvertito un suo fratello delle undici
zebre che lo seguono. No, a lui piace godersi lo spettacolo, ignaro di essere lui stesso uno
spettacolo ridicolo per gli altri.
Ma visto che tutto il mondo è paese, non è che la zebra sia meno ipocrita dell’uomo. Ogni
singola zebra infatti, è certa di non avere dietro di sé nessun’altra zebra e di essere quindi
l’ultima della fila. Se si gira di scatto, le zebre che la seguono sono più veloci di lei e si spostano dall’altro lato.
L’unica a non essere ingannabile è l’undicesima zebra di ogni fila. Si volta ed effettivamente non c’è nessuno. Ma lei non ha bisogno di voltarsi, lei sa bene di non essere seguita. L’undicesima zebra è una particolare zebra a strisce verdi e viola, conosciuta come la zebra Ferlinghetti, programmata dai Grandi Antichi per supervisionare questo sadico esperimento sugli esseri umani e le zebre.
I Grandi Antichi non hanno scrupoli, per il loro trastullo farebbero qualsiasi cosa. Loro
comandano il cosmo e i suoi abitanti e se ne servono come meglio credono. Danno e tolgono. E
intanto bevono ambrosia, organizzano partouze nell’Omegaverso o come minimo si trastullano
con questi giochini del cazzo.
Ma ci vuol poco a capire che dietro a quei finti sorrisi sono annoiati dal mondo e dalla vita. Così viene il momento in cui la festa finisce e il Grande Antico torna a casa, appende il cappotto all’attaccapanni, si mette il pigiama e se ne va in bagno per fare i
gargarismi. E non sa di avere dietro di sé un orologiaio pazzo.