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Conglomerandocene: Quando dio creò la donna

Nella nuova puntata della rubrica dello Sgargabonzi su Rolling Stone, tutto quello che non vi hanno mai raccontato sull’inizio dell’esistenza dell’uomo e della donna

Conglomerandocene: Quando dio creò la donna

Foto: Universal History Archive/Universal Images Group via Getty Images

Uomo.

Era l’alba dei tempi, quando Dio decise di creare l’uomo a sua immagine e somiglianza. Poi però pensò che un focomelico col riporto non era davvero una bella pubblicità e fu allora che concepì l’uomo così come oggi è conosciuto.

Il padre di tutte le cose mise l’uomo nel giardino dell’Eden, un regno immenso pieno di piante, cespugli, olmi, funghi, monere e drosofile melanogaster. Ma soprattutto fiori, di infinite fogge e indefiniti colori. Con i fiori d’altronde puoi fare di tutto e non hai davvero bisogno d’altro: puoi comporre una composizione floreale, ma anche rendere effeminata una svastica o rovinare una manifestazione che si basi sull’assenza di fiori.

L’uomo però, nonostante i fiori, si sentiva profondamente solo. Egli cercava ogni tanto di accoppiarsi con la natura, buttandosi a peso morto sui muschi e copulando a casaccio i licheni, ma la sensazione non era mai tutto questo granché. Così l’uomo si deprimeva nottetempo, non mangiava, non si radeva, appariva abbandonato a se stesso. Fu allora che Dio pensò di dare all’uomo una compagna. Per questo gli chiese un piccolo sacrificio. In verità si trattava di un sacrificio molto particolare, curiosamente sintetizzabile in un verbo e un sostantivo, separati però da un articolo: donargli una costola. Da quella costola Dio creò la donna. La intagliò precisa, su quell’osso, poi la coprì di Vernidas perché non si sciupasse e la consegnò all’uomo.

Quest’ultimo sinceramente si aspettava di meglio, ma dando fiducia a Dio, cercò di relazionarsi a quel lucido ossicino affusolato e con molta buona volontà considerarlo una compagna di vita. Di notte cercava di penetrarla, ma non ci riusciva, perché l’osso non era dotato di pertugi e poi gli scivolava via causa Vernidas. L’uomo si sentiva molto deluso dal fatto che quell’osso appariva inanimato, non prendeva mai l’iniziativa e se ne stava dove lo mettevi.

Fino a che un giorno accadde un evento molto particolare. L’uomo se ne stava piegato a raccogliere delle amaniti muscarie, quando la costola improvvisamente si animò, lo raggiunse alle spalle, attenta a non farsi notare, e una volta ai suoi piedi fece un balzo in verticale così da penetrarlo a tradimento. L’uomo pensò: “Oibò!”. Da lì si scoprì che l’unica abilità di quell’osso era quella di saltare in verticale e penetrare l’uomo a tradimento. E così fu. Come l’uomo si distraeva, la costola saltava in verticale e lo penetrava come una daga il fodero. E ogni volta l’uomo pensava: “Oibò!”. Lui si addormentava, e al risveglio si trovava quell’osso in verticale nella sezione terminale dell’intestino tenue. L’uomo accettava questo vizio della donna fino a un certo punto, del resto lei non faceva nulla per farsi perdonare: non preparava da mangiare, nemmeno apparecchiava e quando uscivano per andare in balera lei sbagliava tutti i jeté. Lui le comprava gioielli e auto di lusso, mentre lei per tutta risposta saltava in verticale. Non c’era mattina che quell’uomo non si svegliasse e non trovasse la donna in verticale dentro di sé e non pensasse “Oibò!”.

Fino a che un giovedì mattina accadde un evento molto particolare. L’uomo si svegliò e, come di consueto, si sentì penetrato da quell’osso. Ma questa volta avvertì un dolore lancinante e vide del sangue intorno a sé, perché la costola non l’aveva penetrato per verticale, bensì per orizzontale! Fu allora che l’uomo coniò un’esclamazione molto particolare: “Madonna revolver!”

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