Zenouska Mowatt, 30 anni il 26 maggio, è cinquantanovesima nella linea di successione al trono britannico. Incarna l’archetipo della ragazza perfetta. Bionda, elegante, mondana. Lavora nel marketing, ramo gioielleria d’antiquariato, e alterna meeting a passatempi patinati. Compare sulla balconata di Buckingham Palace per il Trooping the Colour, la parata di giugno che festeggia il compleanno del sovrano. Non perde un’edizione del Royal Ascot. D’inverno è un habituée di Gstaad. Convenzionale, forse. Eppure il suo arrivo in questo mondo è stato dirompente come una bomba a mano lanciata nella cristalleria delle regole di Buckingham Palace. Zenouska è la primogenita di Lady Marina Ogilvy, passata alla recente storia reale come la ribelle di casa Windsor rimasta incinta senza portare la fede al dito. Anche la perfetta Zenouska, insomma, merita una menzione nella serie che Rolling Stone dedica ai figli reali nati nello scandalo.
Torniamo indietro di 31 anni: Nel 1989 Marina è la figlia poco più che ventenne di Alexandra di Kent, cugina di sua maestà, e Sir Angus Ogilvy, conte di origini scozzesi. Non è un certo un’esponente di primo piano del clan Windsor (anche se il principe Carlo è il suo padrino di battesimo), solo ventiseiesima nella linea di successione al trono britannico. Ma è anche la meno accreditata a dar problemi alla dinastia regnante. E invece.
La post adolescenza di Marina lascia poco spazio ai dubbi: è una mina vagante. Volendo forse reinterpretare in chiave punk i guizzi fotografici che la principessa Margaret si era concessa alla fine degli anni 50, posa per la copertina di Skin Two. Non proprio un competitor di Vogue, più un magazine underground londinese che strizza l’occhio a un pubblico feticista. Per il suo debutto come cover girl Marina indossa una guaina di pelle che le percorre ogni centimetro del corpo. Ammicca all’obiettivo con tanto di corona in testa e corgi che scodinzolano ai suoi piedi. Una caricatura fuor di metafora. L’autore dello scatto è un tale Paul Mowatt, figlio di una commessa e un musicista, non annoverabile tra i ritrattisti di grido londinesi com’era stato ai suoi tempi Tony Armstrong-Jones, che della principessa Margaret era stato marito e fotografo ufficiale.
Tra Paul e Marina non c’è solo intesa artistica. Presto diventano coppia. La loro viene classificata come una storiella di poco conto, il classico atto di ribellione di una ragazzina altolocata. Tuttavia questa relazione va interrotta immediatamente, è il verdetto della matriarca Alexandra, donna che fu bellissima e altrettanto legata al ruolo dinastico: si è sempre considerata più titolata di sua maestà perché, a differenza della cugina Elisabetta, era nata da due genitori entrambi di stirpe reale, Marina di Grecia e il principe Giorgio di Kent, quarto figlio di re Giorgio V.
Ma i desiderata di Alexandra restano vani. Non solo Marina non chiude il rapporto con Paul, ma resta incinta. La reazione familiare è durissima. Gli Ogilvy sono puristi delle regole. E ricordano bene cosa era successo a Emily e Benjamin, i figli maggiori del conte di Harewood – anche lui cugino della regina- nati fuori dal matrimonio negli Anni Settanta: nessun titolo, nessun diritto a succedere al trono. In una parola: ostracismo. Ad Harewood, che poi con la madre dei suoi figli si è sposato, di tutto questo importava poco e niente. Lui ha sempre fatto il produttore cinematografico più che il conte.
Gli Ogilvy sono di parere opposto. A Marina viene congelato il fondo fiduciario, chiuso ogni rubinetto. «Altro che caritatevole. Mia madre mi ha messo di fronte a una scelta durissima: l’aborto o un matrimonio lampo», racconta la ragazza in una clamorosa e prezzolata intervista a Today. «Dissi a mio padre: “Guardami, sono tua figlia. Cosa viene prima: il Paese e sua maestà o tua figlia?”. La risposta non fu quella che mi aspettavo». Il tabloid compra anche un’accorata lettera di sei pagine firmata dalla ragazza ribelle e indirizzata alla “Cugina Lilibet” – il nome con cui solo i parenti possono rivolgersi a Elisabetta, dopo averla riverita – in cui Marina chiede l’intercessione della sovrana.
Il clamore trasforma la vicenda in un primordiale reality show. Perché nella bega dinastica si inseriscono anche i Mowatt. La mamma del fotografo denuncia la trappola ordita da Marina: «Ha usato mio figlio solo per scandalizzare la famiglia reale», arrivando però a perdonare la ragazza e a offrire la sua modesta casetta per crescere il bimbo che porta in grembo. Ciliegina sulla torta, la furba Marina si presenta anche in un talk show della Bbc chiedendo in diretta Tv il perdono della famiglia. «Mamma, chiamami. So di aver commesso degli errori, ma ho bisogno di saperti vicina». E mentre l’intera Inghilterra si commuove, qualcosa a Palazzo si smuove. A parte Carlo, disgustato dal comportamento della figlioccia – ritroverà dopo pochi anni in Diana la stessa disinvoltura a trattare con i media – la famiglia reale apre a questa turbolenta e chiassosa unione. Il 2 febbraio del 1990, con il consenso della regina, Marina e Paul si dicono “sì” nella chiesa di St. Andrews, appena fuori Londra. La sposa gioca un ultimo colpo di teatro, che risuona come un dito medio inviato all’attenzione del clan reale: veste di nero, con un bolero rosso fuoco a coprirle le spalle. Il sorriso beffardo fa capolino sotto un grande cappello, nero anche questo.
Dopo tutto il can can mediatico,ci si aspettava che quella tra Marina e Paul fosse la favola per eccellenza. L’idillio invece dura ben poco. Nel 1993 hanno un altro figlio, Christian, ma i rapporti appaiono da subito turbolenti. La separazione arriva quattro anni dopo. E con essa – fatta eccezione per qualche altra esternazione pubblica in cui Marina lamentava difficoltà economiche – arriva la fine della buriana che rischiava di mettere in ombra gli Ogilvy. Il deragliamento familiare è stato evitato. Lady Marina, oggi 53 anni, vive in una dependance nel comprensorio reale di Windsor, ha trovato la pace e rinsaldato i rapporti con il padrino Carlo, futuro re. Zenouska crescendo ha preso il posto al sole che una consanguinea di sua maestà merita. E ha fatto di questo scandalo che l’ha colta in fasce un guizzo biografico che solo le esistenze non ordinarie possono vantare.