Frizzi, lazzi, petardi e tric e trac, ma l’esito non cambia, con un dominio chiaro e netto della McLaren. Comunque attaccabile, ed è questa la grande novità nella notte del Bahrein. Vittoria netta di Piastri mai messo in dubbio nella sua leadership, straordinario il recupero di Lando Norris che ha chiuso terzo, salvo eventuale squalifica (per malfunzionamento del DRS) di uno straordinario George Russell che ha gestito in maniera fenomenale le sue gomme rosse tagliando il traguardo al secondo posto.
La Ferrari si conferma nel gruppo degli inseguitori con il quarto e quinto posto di Leclerc e Hamilton, ma un piglio finalmente combattivo. E ci voleva, merito forse della presenza in pista dell’ex presidente Luca Cordero di Montezemolo che non si vedeva in un weekend di gara da ben undici anni, esattamente dal Gran Premio d’Italia a Monza nel 2014. Sembrava ancora lui il presidente della scuderia mentre attraversava il paddock con il piglio di chi conosce tutti e di tutti conosce nome e cognome, ruolo e gerarchia, meriti e limiti.
Lo stesso Montezemolo ha poi accolto con la bandiera a scacchi i piloti all’arrivo trattenendosi alcuni minuti con Lando Norris. L’impressione è che alla Ferrari tra proclami, anniversari, ricordi e rimembranze, eventi, aperitivi e festival, manchi alla fine proprio una passione sincera, priva di ogni remora e totalmente spregiudicata come quella che ha segnato la vincente presidenza Montezemolo. Una passione in grado di scatenare il meglio da un gruppo di lavoro trasformando la pressione in tensione e la fatica in orgoglio, quello di partecipare alle vittorie – che furono moltissime – di un marchio unico nel mondo. Nelle interviste Montezemolo ha restituito il senso di un’autorevolezza unita a eleganza e spontaneo coinvolgimento, a partire da quel Lei oggi così in disuso in tv, ma che rispecchia il senso di una distanza che deve avere la sua giusta misura.
Oggi l’atteggiamento delle due Ferrari su una pista stancante e impegnativa, soprattutto climaticamente, è stato coraggioso. E finalmente sfidante, al punto da recuperare alla lotta anche un Lewis Hamilton fino a oggi in stato semi-depressivo, forse sorpreso da un mondo – quello di Maranello – ben più complicato di quanto possa apparire dall’esterno e molto diverso da quello anglosassone anche nelle sue dinamiche più quotidiane. Leclerc ha lottato duramente e testardamente, spesso andando oltre il limite stesso della macchina, spingendo l’intero team a mostrare il potenziale di una monoposto ancora enigmatica, ma che potrebbe dare qualche soddisfazione a breve, o almeno così si spera.
Negli anni Leclerc ha sviluppato una corteccia dura di fronte ai rovesci – spesso imprevedibili – ferraristi. Insieme alla qualità di guida, però, mostra capacità nella messa a punto, e una lucidità che va anche oltre la gara. Un’ottima notizia per la Ferrari (in attesa che Hamilton sciolga i propri dubbi e le proprie perplessità), ma anche un avviso di scadenza dei termini, perché non è detto che la pazienza del pilota monegasco sia ancora molta.
A fine gara, solito retro podio ormai al limite del bullismo contro il povero Lando Norris, con un Oscar Piastri gelido e un George Russell tanto conscio della propria velocità da commentare rumorosamente proprio i sorpassi falliti di Norris a Leclerc. Nulla di che, ma anche forse una possibilità per Norris nel momento in cui Piastri sembra imporsi all’interno della squadra, ovvero quella di dichiarare senza più alcuna remora i propri limiti e quindi forse liberarsene per davvero, la velocità non gli manca e la monoposto nemmeno. Ogni volta che ci si gioca un titolo mondiale tutto va messo in discussione, quindi tanto vale per Norris buttarsi e vada come vada.
Verstappen, tremendamente sotto tono, ha mostrato ora in maniera palese i limiti di una Red Bull lenta e macina gomme; ha compiuto un sorpasso all’ultimo giro, ma ai danni di Pierre Gasly a bordo di una sorprendente Alpine solitamente abituata a navigare nelle ultime file. Il mondiale entra nel vivo con i due piloti McLaren estremamente favoriti. Ora occorrerebbe un salto in avanti di Mercedes e Ferrari per provare quantomeno a giocarsi qualche vittoria di tappa. Il campionato è lungo (anzi lunghissimo) per cui tutto può ancora succedere anche se più nel campionato piloti che in quello costruttori, a differenza dell’anno scorso.
Piastri appare solido, ma ancora con poca esperienza, Norris sembra ormai denotare dei limiti evidenti. Russell, Leclerc e soprattutto Verstappen non hanno nulla da perdere e potrebbero non solo complicare la vittoria del duo papaya, ma decidere in favore dell’uno o dell’altro. La prossima domenica si va ancora in pista. Speriamo che l’effetto Montezemolo non sia per Ferrari solo quello di una nostalgia che porti a pensare a Michael Schumacher (e che quindi faccia ancor più, e tremendamente, male), ma che aggiunga uno scatto d’orgoglio e un’idea di lotta consapevole e coraggiosa. Le parole (troppe) di Frédéric Vasseur a inizio weekend e a fine gara insieme alle sue crasse risate (insensate) iniziano ad apparire fuori contesto. Vasseur ha avuto tutto il tempo di cucinare (per dirla con Carlo Vanzini), speriamo che l’esito non sia un triste bollito.
E ora il nostro assurdo e dolcemente complicato podio dei migliori e dei peggiori. Tra i primi vincono a pari merito Montezemolo che sventola la bandiera a scacchi come fossimo al palio di Siena e Flavio Briatore, che ieri compie gli anni portando in Q3 Pierre Gasly (oggi a punti), ma soprattutto diventa sentimentale parlando dei suoi come di due straordinari piloti, un conforto per il bistrattato Jack Doohan, o forse il bacio della morte. Speriamo di no! Terzo posto invece per Yuki Tsunoda: Verstappen entra in difficoltà e lui mantiene la calma portando la seconda Red Bull a punti per la prima volta dall’inizio dell’anno. Bravo samurai!
Il podio dei peggiori è invece dominato dal duo spagnolo Alonso e Sainz: uno perde prima il volante durante le prove, poi se stesso in gara, navigando in solitaria verso un’anonima sedicesima posizione. All’opposto Sainz, rinsavito nelle qualifiche che si pone però in gara come impossessato dal demonio di Kevin Magnussen: dieci secondi di penalità e speronamenti à gogo. Chiude il podio Vicky Piria, pilota e commentatrice Sky che senza alcun imbarazzo stampa un bel tu nel porre una domanda a Luca Cordero di Montezemolo. No, non si fa. Lui da buon figlio di marchese soprassiede, per noi è impossibile non denunciarne lo scandalo. Le porgo i miei cordiali saluti.