Gli italiani non sono più indisciplinati degli altri. Semmai sono più ipocriti | Rolling Stone Italia
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Gli italiani non sono più indisciplinati degli altri. Semmai sono più ipocriti

Come si può immaginare che dopo due mesi di isolamento un po’ di gente non esca e non si assembri, norme o non norme, sui Navigli e in migliaia di altre vie, parchi, piazze, giardini?

Gli italiani non sono più indisciplinati degli altri. Semmai sono più ipocriti

Mario Cinquetti/NurPhoto via Getty Images

Come si può immaginare che dopo due mesi di isolamento un po’ di gente non esca e non si assembri, norme o non norme, sui Navigli e in migliaia di altre vie, parchi, piazze, giardini? Non è questione di giusto o sbagliato, è questione di semplice verosimiglianza. La gente sarebbe uscita, a torto o a ragione, ovunque lo Stato non promettesse violenza. Perché l’uomo è l’uomo, e l’uomo è stronzo, e questo è anche il suo bello, e il bello è che è libero. È come indignarsi perché in giro c’è qualcuno che ruba o dice parolacce. Una squisita idiozia. A meno che, certo, non amputiamo a tutti mani e lingua. Gli italiani non sono più indisciplinati degli altri, semmai sono più ipocriti. 

A Londra faresti in tempo a berti una pinta di ale tra un attraversamento pedonale e l’altro. Nei nostri centri urbani riusciresti a stento a berti un espresso. Così, là, le auto si fermano. Qui, molto di rado: non è verosimile, di nuovo, pretendere da un automobilista un tale civismo singhiozzante. Alla base della società nazionale c’è un equivoco antropologico: non vogliamo ammettere la fallibilità dell’uomo. La doppia morale ci scorre nel sangue. Quello che diciamo, nelle vene. Quello che pensiamo, nelle arterie. 

Il peccato originale è la più convincente spiegazione della costituzione umana. Non significa che una vipera ci abbia sibilato “mangia il frutto del bene e del male” tanto quanto dire “sono pieno come un uovo” dopo un’abbuffata non significa che siamo davvero farciti di tuorlo e di albume. È una metafora che funziona. Noi vogliamo un pastore capace di assicurarci che il peccato originale, per la maggioranza di noi, non esiste. Immaginando la salvezza a portata di decreto o di referendum – manca un passo alla perfezione, basta sbarazzarsi di una minoranza peccaminosa, o redimerla con la forza – eliminano ogni possibilità di salvezza, qualcosa che per essenza dovrebbe restare sempre di là da venire. La questione non è politica, è filosofica, la politica è solo una conseguenza.

“Il kitsch è la negazione assoluta della merda” scrive Milan Kundera. È cioè la negazione della verità. Noi vogliamo partiti kitsch alla pummarola. Vogliamo quelle facce di chi finge di essersi reso conto all’improvviso di avere un pene o una vagina, di chi poi alza le mani per dire che non è colpa sua. Infatti una delle parole d’ordine di maggior successo è vergogna. Quel che proviamo da nudi. Allora imbellettiamo la realtà con la retorica, la corazziamo con la burocrazia. La merda resta merda, soltanto più lenta e più ridicola. I politici dicono che i buoni sono la maggioranza perché hanno bisogno che la maggioranza li voti, gli elettori pensano segretamente di essere una minoranza per sentirsi degli eletti, e il tacito compromesso tra le due parti è che oggi sono una minoranza ma dopo il prossimo scrutinio saranno finalmente la maggioranza. I giornali cavalcano l’indignazione perché l’italiano s’indigna per la sola presenza dei water nelle toilette. 

L’ipocrisia cattolica, la questione morale dei comunisti, il giustizialismo dei Cinque Stelle. Sono cambiati i colori delle pile ma noi continuiamo a baciarle, con metri di lingua, perché solo quelle pile ci porteranno alla salvezza. Oggi i baciapile sono baciapochette. La gente esce, anche se dovrebbe farlo solo per motivi di assoluta necessità. Scandaloso! Ma avete mai parlato con un vostro simile? Vi siete mai osservati allo specchio? Avete mai copiato in classe? Simulato un fallo a calcetto? Guardato un altro mentre passeggiavate con vostro marito? Vi siete mai augurati la disgrazia per qualcuno che vi aveva umiliato? Avete mai odiato il curriculum o il culo di qualcuno? No, naturalmente. Se una cosa, sulla carta, è sbagliata, allora noi non la facciamo. 

Però questo è uno stato d’emergenza! Bene ma, con o senza emergenza, si crepa comunque a frotte. Nel 2018 ci sono stati 172.553 incidenti stradali con lesioni a persone. Eppure, è ovvio, tutti noi sempre massima prudenza cinture allacciate limiti rispettati no cellulare no alcol no fumo no no no no. L’ipocrisia cambia bersaglio a seconda del peccato ritenuto capitale nel momento specifico. Ora il Male è l’aperitivo sui Navigli. “Se poi ti ammali devi crepare senza ricovero”. Ignorare che cos’è l’uomo porta a un’assoluta mancanza di pietà.  “Tutti in prigione!” E poi, non avendo una vaga idea di cosa sia l’uomo, e quindi nemmeno di come possano formarsi e funzionare le sue piccole o grandi organizzazioni, ci ritroviamo i boss mafiosi a casetta bella.