I contest per sosia sono rinati con internet, e proprio internet potrebbe farli scomparire di nuovo | Rolling Stone Italia
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I contest per sosia sono rinati con internet, e proprio internet potrebbe farli scomparire di nuovo

Harry Styles, Timothée Chalamet, Jeremy Allen White, ma anche Zendaya e Rachel Sennot. Ci sono persone che si ritrovano in luoghi pubblici per fare a gare a chi somiglia di più a "qualcuno di famoso". Ma proprio la natura della competizione potrebbe ritorcerglisi contro

(da usa) celebrity lookalike contest

Alcuni "sosia" di Jeremy Allen White nei panni di Carmy della serie tv 'The Bear'

Foto: Maria-Juliana Rojas per Rolling Stone US

È il primissimo pomeriggio di una domenica a Washington Square Park, New York. Se si passa oltre la folla di studenti universitari in hangover che si ingozzano di panini con uova e formaggio e si gira a destra, in direzione della banda d’ottoni che fa busking, si può assistere a un miracolo: un trend di Internet in pieno svolgimento.

Almeno sette persone, in grembiule da cuoco blu e maglietta bianca, si mettono in fila davanti all’arco di Washington Square. C’è chi ha una sigaretta infilata dietro l’orecchio e chi si gratta la pelle su cui ha disegnato in fretta, con un pennarello, dei tatuaggi stravaganti. Non ci vuole un esperto per notare che tutti assomigliano almeno un pochino all’attore di The Bear e Shameless, Jeremy Allen White (molto noto anche per una pubblicità di Calvin Klein). A parte i reporter con i badge del servizio stampa, i social media manager e i fotografi che sciamano sull’asfalto, la folla che si è radunata per assistere è piuttosto ridotta. Ci sono fidanzate orgogliose che annuiscono fiere davanti ai costumi che hanno assemblato. Una coppia di ragazze osserva i fotografi ammassati, tenendo in mano un cartello con la scritta “Sì, Chef” e la parola “Papà” cancellata con qualcosa che potrebbe essere rossetto rosso. Ma l’elemento più significativo di tutta la scena è una coppia che si avvicina, mentre la folla inizia a disperdersi, lancia qualche occhiata rapida e si allontana. «Peccato», dice uno di loro. «A Chicago è stato meglio».

Quello di cui parlano è il trend in ascesa dei contest di sosia che, nell’ultimo mese, hanno imperversato sia online che dal vivo. Il primo evento, un concorso per sosia di Timothée Chalamet del 27 ottobre, è partito con un annuncio su un foglietto attaccato a un lampione di New York. Dopo che le foto sono circolate su X (ex Twitter) per settimane, il giorno designato una folla ha invaso una Washington Square Park piena di sosia di Chalamet. L’evento è stato ampiamente documentato sui social media e le persone hanno dibattuto se il vincitore fosse o meno la scelta giusta. Ma, quando è arrivato il vero Chalamet, il concorso si è trasformato in una case history di successo su Internet di quelle che capitano una sola volta nella vita. Con la sola piccola differenza che continua ad accadere.

Dopo quel primo raduno, ci sono stati un contest dedicato a Dev Patel a San Francisco, uno a Jack Schlossberg a Central Park, uno a Paul Mescal a Dublino, una festa a tema Harry Styles a Londra, un concorso per sosia di Zayn Malik a Bushwick e, naturalmente, due eventi su White, a Chicago e New York. Una rapida ricerca su Google mostra altre decine di contest in programma, da qui alla fine dell’anno, compresi alcuni dei primi concorsi per sosia di celebrità femminili, come quello recente per Zendaya e quello che ci sarà per Rachel Sennott. Sono concorsi di bellezza sorprendenti, con migliaia di spettatori che vanno a curiosare, ad applaudire e a divertirsi guardando persone che si rendono ridicole in pubblico. Ma perché questi contest di sosia? O, meglio ancora, perché proprio ora?

Il ventitreenne Anthony Po è uno YouTuber e un creator. Prima di avere l’idea del concorso dedicato a Chalamet, la sua impresa migliore è stata un’iniziativa virale che ha convinto centinaia di persone a riunirsi a Washington Square Park per vederlo mangiare un intero secchio di patatine al formaggio mentre indossava una maschera. In poche parole, non è nuovo a questo genere di cose. È per questo che, anche se in Rete lo si è paragonato a una figura simile a Oppenheimer, una persona inorridita da ciò che lei stessa ha creato, Po racconta a Rolling Stone che era abbastanza certo che la gente si sarebbe presentata al suo primo contest dedicato a Chalamet. «Ormai ci siamo lasciati le elezioni alle spalle, ma è stato davvero tutto terribile», ci spiega. «Quindi poter fare qualcosa di interessante e divertente, sano e bizzarro, era una fonte di conforto. Tutto ciò che si fa in persona, di solito, o costa troppo o è troppo serio. È vero che la comunità si può trovare anche online, ma è qualcosa di molto diverso. La gente vuole solo stare insieme, di persona, e divertirsi. E questo è un modo molto semplice per farlo».

Il contest di Po ha generato una serie infinita di commenti. Prima c’è stato lo shock per l’apparizione di Chalamet («Non riesco a pensare a un posto più pericoloso, per Timothée Chalamet, di un parco alle 13:00 di domenica, con migliaia di persone che lo circondano», dice Po, «ma è bello che sia venuto»). Poi si è dibattuto su quale sosia di Chalamet avrebbe dovuto vincere (il mio preferito? La lesbica con un look che Chalamet stesso ha apprezzato). Infine sono arrivati anche parecchi poliziotti che hanno arrestato uno dei sosia per disturbo della quiete pubblica e violazione delle regole del parco, quindi hanno multato Po per aver organizzato un evento di quella portata senza i permessi necessari.

Ebbene, questa roba è riuscita a intrattenere la gente per giorni. E nelle settimane successive, in tutti gli Stati Uniti e in Europa, sono spuntati contest che hanno offerto almeno una chicca intrigante. Il vincitore del concorso dei sosia di White a Chicago ha conquistato tutti quando ha rivelato che di lavoro fa lo psicologo. Anche se tutti concordano sul fatto che nessuno, durante la competizione, è arrivato nemmeno vicino all’aspetto del vero Malik, i “brown” che hanno partecipato erano tutti talmente sexy che si sono aggiudicati migliaia di nuovi follower. Al concorso per sosia di White a New York, chi ha organizzato il tutto non si è nemmeno presentato, quindi una persona volonterosa del pubblico ha raccolto i voti e ha premiato il vincitore con una sigaretta.

Zari Taylor, ricercatrice ed esperta di cultura digitale presso la New York University, spiega a Rolling Stone che l’interesse per i contest di sosia deriva dalla combinazione di presenza fisica e partecipazione online. «Non ci sono più molti “terzi luoghi”», dice. «L’idea di centinaia di persone che vengono a Washington Square Park con uno scopo comune è qualcosa che la gente apprezza tantissimo». Poi c’è il fatto della promozione iniziale che avviene di persona e il discorso successivo all’evento che si sviluppa, invece, online. C’è questo equilibrio tra l’essere un evento in presenza e il sapere che dopo lo si vedrà online».

Per Brooke Erin Duffy, docente alla Cornell University specializzata in economia dei creator e cultura digitale, il ritorno in auge dei contest per sosia non è una sorpresa. Racconta a Rolling Stone che, storicamente, le persone amano raffrontarsi alle celebrità e ricorda alcuni concorsi del passato. Per esempio, all’inizio degli anni 2010 Facebook ha indetto un contest online incoraggiando gli utenti a caricare foto e a trovare i propri sosia. Un altro fattore che entra in gioco è la popolarità delle app per sosia che, negli ultimi cinque anni, si sono trasformate in filtri per TikTok che trovano a quale celebrity somigli.

«La visibilità genera visibilità, quindi, vedendo l’attenzione che ha suscitato il contest per sosia di Chalamet, non sorprende che ne siano nati altri», afferma Duffy. «La cosa interessante, per me, è che i contest che ho visto erano incentrati su figure maschili, fatto che mi sembra emblematico, soprattutto alla luce dell’attenzione e del giudizio critico solitamente riservati ai corpi e al fisico delle donne e delle celebrity. Sembra che qui si stia sovvertendo questo parametro culturale ed è davvero interessante».

Mentre i concorsi per sosia procedono a pieno ritmo, la domanda seguente da porsi sembra essere non tanto se il trend andrà a morire, ma quando accadrà. La presenza fisica ai contest è rimasta in linea di massima un elemento positivo, ma online, man mano che si va avanti, la natura intrinseca dei commenti fatti sul corpo, l’aspetto e l’avvenenza delle persone rappresenta un’esca grandissima e qualcuno, alla fine, dirà qualcosa di crudele.

«Qualunque trend che nasce su Internet, per quanto sano o innocente nelle intenzioni, può sempre essere stravolto», dice Taylor. «Esiste anche una specie di differenza legata al genere, nel modo in cui la gente potrebbe reagire di fronte a uomini che credono di assomigliare a Zayn Malik piuttosto che davanti a donne di etnia mista che sostengono di somigliare a Zendaya. Credo che nessuno di persona, per esempio, si avvicinerebbe a un concorrente e direbbe qualcosa di misogino, sessista o razzista. Ma nella sezione dei commenti vale tutto».

Mentre lo spettro di ciò che potrebbe accadere pare incombere su chi segue con interesse i contest, finora la gioia più grande sembra essere quella dei partecipanti. Anche nella piccola folla formatasi per l’evento su White, a New York, i concorrenti e i loro familiari erano tutti sorridenti. Forse perché hanno capito quanto la cosa fosse buffa.

Andrew Hadad, 28 anni, è stato incoronato vincitore e ha dichiarato a Rolling Stone che, dopo che per anni gli è stato detto che somigliava alla star di Shameless, è stato bello vincere finalmente qualcosa per questo. Si è presentato solo dopo essere stato «spinto fuori dalla porta» dalla sua «bellissima fidanzata», ma ha ammesso che il breve contest è stato divertente. Alla domanda se abbia dei progetti legati alla sua vittoria, Hadad ride. «Credo che tornerò a casa e tutti quelli che hanno voluto che venissi mi diranno: “Bel lavoro”», risponde. «E sarà tutto».

Da Rolling Stone US