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Joséphine Baker, la donna più sexy del mondo

Così veniva definita negli anni '20. Ma la creola che emigrò dagli Stati Uniti alla Francia , e che lì porto la sua travolgente passione , era molto di più

Foto: Hulton Archive/Getty Images

“La donna più sexy del mondo” era la definizione prevalente che riguardava Joséphine Baker (1906-1975). È sempre bene diffidare degli assoluti, ma è un dato, una verità, che ci furono degli anni in cui Joséphine fece impazzire tutti. Non è facile trovarle un’antagonista, anche cercandola con applicazione. C’è qualcosa di fatato già nel sangue, nella famiglia. Joséphine è creola e amerinda, cioè indiana d’America, degli Appalachi, derivazione precolombiana, non tradirà quel sortilegio. Baker: talenti infiniti, personalità dominante, donna grande, completa.

Nasce a Saint Louis, nel Missouri, cuore d’America, dunque collocazione perfetta per chi farà spettacolo. Ma Joséphine ha regole tutte sue, è una che non riesci a tenere, anche piccolissima. A tredici anni lascia la famiglia, fa un passaggio a Broadway, sfiora i primi rudimenti del ballo, non fa nessuna scuola, inventerà, di puro istinto, balli del tutto suoi, con movimenti, ammiccamenti, improvvisazioni che fanno impazzire coreografi e danzatori. E va detto che nel suo stile, la creola scova qualcosa ancora sconosciuta: scova il sesso. Nel 1925 arriva a Parigi e subito adotta quella città. Ha dunque invertito la tendenza tradizionale, emigra dall’America all’Europa. Gli americani non glielo perdoneranno mai

La sua casa diventa il teatro degli Champs-Élysées, e ben presto, da quella piattaforma, Joséphine inventa numeri, canta canzoni, si scatena nel ballo. Indossa indumenti che solo lei si può permettere, anzi, non li indossa. La sua divisa era un gonnellino formato da sedici banane che puntualmente cadevano. Sedusse Parigi e non solo. Era la donna più corteggiata del mondo. Ebbe, si dice, 1600 proposte di matrimonio. Venivano da fasce diverse, magnati, artisti, politici, altezze reali, gente della cultura, playboy internazionali. Un principe saudita la raggiunse alle Folies Bergère, le si inginocchiò davanti, le chiese la mano, lei rifiutò e lui si sparò. Secondo una leggenda, che forse leggenda non è.

Naturalmente qualche corteggiatore ebbe più fortuna. Si contano molti amanti, uno in particolare, certo non banale, Georges Simenon, che in fatto di seduzioni era un’autorità: si contano – fu lui a contarle – 1200 seduzioni. Coppia interessante, non c’è dubbio. La Baker prevaleva in tutto ciò che faceva. Come nel canto. Aveva un’antagonista più giovane, Édith Piaf, la voce della Francia. La Piaf con la sua voce ti toccava il cuore e lo stomaco, ma Joséphine ti toccava anche… il pube. Voce incredibilmente eccitante.

Sopra ho scritto “donna grande”. Baker lo fu, al di là dello spettacolo. Durante la Seconda guerra mondiale, fece parte della Resistenza. Finita la guerra si spese nella Croce Rossa. Il generale De Gaulle le conferì la Legion d’onore. Estese la sua azione anche nella sua terra di nascita. Nel 1963 partecipò alla famosa marcia di Washington organizzata da Martin Luther King.

Ebbe due mariti e nessun figlio suo, ma ne adottò molti, investendo tutti i suoi averi in un castello che accogliesse i piccoli abbandonati. Finì in rovina e il mondo si mosse ad aiutarla. Grande sua alleata fu la principessa Grace. Venne anche in Italia, ospite in una trasmissione condotta da Mario Riva, che raccolse dei fondi per la sua fondazione. Non era più la Joséphine delle Folies Bergère, tuttavia si esibì in qualche passo, faceva tenerezza. L’11 aprile del 1975 ebbe un’emorragia cerebrale. Morì poche ore dopo. Il cinema non era il suo genere, fece un paio di film che non hanno lasciato un segno. Ma Joséphine Baker che balla e canta continua ad essere una delle magiche istantanee del novecento. Alcune della sue canzoni che hanno fatto la storia: La petite Tonkinoise, J’attandrai, J’ai deux amours, La canne à sucre, Parlez-moi d’amour, Mon manège à moi.

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