Il coraggio della fragilità: vi presento il mio nuovo album ‘Stammi accanto’ | Rolling Stone Italia
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Il coraggio della fragilità: vi presento il mio nuovo album ‘Stammi accanto’

Cristiano Godano racconta il secondo disco solista uscito oggi, una raccolta di canzoni incise durante la coda della pandemia. I suoi equilibri sottili e il suo carattere inquieto e magnetico stonavano con l’esplosione di vitalità post Covid. Gli ultimi drammatici eventi lo hanno reso di nuovo rilevante

Il coraggio della fragilità: vi presento il mio nuovo album ‘Stammi accanto’

Cristiano Godano

Foto press

Con l’articolo di oggi mi prendo la libertà di sfruttare lo spazio che ho a disposizione per presentarvi il mio secondo disco solista, Stammi accanto. È un disco in uscita oggi, così come il singolo con annesso video che trovate online (titolo della canzone: Eppure so), e il fatto che io ne scriva proprio oggi è ovviamente non casuale. Ci ho riflettuto un po’ (mi lodo e m’imbrodo? Può interessare a chi non è mio ammiratore? Mi parlo addosso?) e poi ho ritenuto che in fondo si tratta di mettere in ordine in una prosa più mia molti dei contenuti che affiorano qua e là nelle interviste, che in quanto tali appaiono sui siti online abitualmente. Scrivendolo cercherò di sviluppare il racconto come se fosse qualcosa di piacevole da leggere, quasi a prescindere dall’obiettivo di introdurvi al mio disco. Ovvio che desidererei riuscire anche a incuriosire i più, e quindi dovrò lottare per tenere sotto controllo il mio modo di scrivere al fine di evitare fraintendimenti. Stare in bilico fra queste due opzioni è il mio obiettivo, e spero di saperlo raggiungere.
Buona lettura.

Stammi accanto è un disco puro, e non cerca colpi ad effetto perché è fiducioso nella musica: forse proprio per questo, di questi tempi, potrebbe quasi apparire alieno. La sua eventuale bellezza può arrivare solo da un ascolto dedicato: lasciato in sottofondo ha poche chance di imporsi, e potrebbe scolorire in un ingombrante anonimato.

La composizione delle canzoni risale all’ottobre 2021. Si era poco prima della scoperta del vaccino anti-Covid e si sperava che l’incubo potesse prendere la strada della lenta dissoluzione. Il sentimento di tutti era stremato, e il mio desiderio era di uscirne con una creatività reattiva dopo alcuni mesi impietriti. Sono canzoni figlie dell’incantamento, e si sforzano di reagire opponendo una arresa quiete alle turbe e alle paure. La composizione è finita a marzo 2022 e ad aprile ero già al PlaTone studio di Luca Rossi (Üstmamò). Sono canzoni artigianali, e compongono un disco casalingo e coraggioso. Fatto per la gran parte da me e da Luca (suoi certi assoli di chitarra di gran buon gusto, e non solo gli assoli), si avvale dell’apporto in fase di arrangiamento di altri tre musicisti: Vittorio Cosma, Simone Filippi ed Ezio Bonicelli (questi ultimi, insieme a Luca Rossi, sono i musicisti che hanno costruito la bellissima avventura degli Üstmamò negli anni ’90, e che ora suonano coi CCCP nei concerti noti a tutti).

Il PlaTone studio si trova nelle regioni dell’Appennino tosco-emiliano. In questo paesaggio montano piuttosto sperduto e reso alieno dagli spettri del Covid la gente usciva di casa con ancora molta premura, e ci si imbatteva raramente in altre anime. Passavo le mattine a oziare contemplando la natura e perlustrando i luoghi nei pressi, e poi subito dopo pranzo si incominciava per andare avanti in genere sino alle 21.30. È questa atmosfera perfettamente in bilico fra la quiete delle alture e lo spaesamento di un silenzio forzato che credo abbia determinato una caratteristica del disco: un’apparente, magnetica quiete e un mondo musicale desideroso coi suoi arrangiamenti di spaziare senza preoccupazioni di appartenenze di genere. Assecondare l’urgenza, suonare per riemergere, fare qualcosa.

Poi però non ho capito se quello che avevo per le mani era conforme al momento che tutti noi stavamo iniziando a passare: il vaccino era stato inventato proprio nei primi giorni della composizione e si cercava di riemergere dallo shock (di pari passo la narrazione antagonista era lì lì per germogliare). L’autoconvincimento più diffuso (“Andrà tutto bene”) tentava di insinuarsi in tutti noi provando a far risvegliare positività, vitalità e forza d’animo, e il mio disco, con la sua bella dose di riflessività, era invece figlio di un sentimento sfibrato: per questo mi sembrava mal conciliarsi con le energie della rinascita. Il contesto sociale cercava le vie dell’incisività fisica e mentale bandendo tutta la debolezza vissuta, e in Stammi accanto quella debolezza era invece costante presenza nei suoi risvolti poetici e intimi, due fra le caratteristiche principali del disco. Ho quindi deciso di congelarne l’uscita.

Un anno e mezzo fa un riascolto attento mi ha permesso di avere una diversa chiave di lettura: il contesto sociale è nuovamente sfibrato, estenuato, impaurito, incredulo per tutto quello che sta accadendo, fantasmi della guerra inclusi, e la dignitosa vulnerabilità di Stammi accanto torna a sembrarmi plausibile e adeguata. Servono il coraggio della fragilità e della sensibilità, serve non aver paura di riconoscersi deboli e impauriti, serve tenere in vita la speranza dopo aver preso consapevolezza che in sua assenza ci ritroveremmo immobili e irrigiditi nell’angoscia. Ho quindi deciso di scongelare l’uscita, ed eccoci qua.

Cristiano Godano - "Eppure so" (Official Music Video)

Sarebbe bello che venisse percepito come lo percepisco io quando lo ascolto per il semplice piacere di ascoltare: personale e consapevole, inquieto e gentile, denso e poetico, avvolgente e magnetico, una successione di canzoni a metà fra purezza e confidenza. Il suono è preciso, pulito, come mi piace sentirlo nei dischi di alcuni mostri sacri del cantautorato americano e italiano per me influenti, e non ha timore di manifestarsi per quel che è: un equilibrio sottile fra profondità e respiro. Non ci sono malizie, non c’è furbizia nascosta, bensì un fiducioso abbandono alla musica suonata e all’idea di sperimentare in un terreno finora inesplorato, quello dell’eleganza instabile e leggera.

Sono ovviamente consapevole che molti che ascolteranno non rinverranno queste cose e ne
penseranno semmai male o malissimo: è la regola del gioco. Fotografa un momento preciso e non potrebbe esser pensato così al giorno d’oggi: molto della mia vita privata e del contesto sociale sono cambiati, in bene per me, in male per il contesto sociale, e un mio disco personale concepito ora penso che sarebbe influenzato da sentimenti negativi e rabbiosi connessi al mondo attuale nel pieno delle sue performance peggiori, in attesa di un vaccino chiamato “pace, benessere, umanità”, piuttosto lontano dall’essere scoperto.

Mi piace credere nella proverbiale “bellezza senza tempo” delle otto canzoni, perché se davvero
sono belle (la gente giudicherà) lo sono in veste di musiche registrate senza le malizie di cui
parlavo, quelle che al giorno d’oggi rendono i pezzi adatti allo spirito dei tempi, ovvero il suono che funzioni per lo streaming. Canzoni che provengono dal mio mondo di appartenenza, non
molto funzionale allo streaming, e dunque senza tempo. Le sento efficaci anche quando saranno suonate in versione solitaria. Per l’intanto però, per fortuna, potrò godermi una prima parte di tour con la band dei Guano Padano del mio amico Asso: saranno loro ad accompagnarmi e a regalarmi il brivido di sentire per la prima volta i miei pezzi solisti con un organico che non sia il me stesso solitario costretto dal Covid e dalle restrizioni di quel periodo (il mio disco precedente uscì nel giugno del 2021, e quattro mesi dopo, per inattività in pubblico, già pensavo a questi nuovi pezzi: dunque questi miei due dischi sono intimamente connessi). Suonare con una band i miei pezzi sarà un’emozionante scoperta anche per me.

La canzone scelta come primo singolo è Eppure so. È la canzone probabilmente più positiva del
disco, perché contiene l’idea del sogno ad occhi aperti e della speranza, che è il valore di cui tutti noi abbiamo bisogno per non lasciarci tramortire dal timore nei confronti di un pessimo orizzonte temporale. La speranza come motore per sentirsi vivi. Evidentemente già nel 2022 sentivo la necessità di non farsi sopraffare dallo smarrimento. In essa percepisco una sorta di candida ingenuità, ed è una sensazione tenera. Il resto delle canzoni spazia fra ricordi, vagheggiamenti poetici, piccole presenze di modeste intuizioni legate a una specie di spiritualità filosofica, calma e riflessività intorno alla pesantezza dell’esistere, amori vicini alla fine, illusioni, ossessioni, conflitti interni, autoanalisi, e ricerca di un qualcosa, fra la salvazione e il nulla.

Ringrazio Samuele Bersani per aver acconsentito a mescolare la sua voce con la mia in Dentro
la ferita. Il tema della canzone, la franca lucidità con cui viene accettato, raccontato e cantato da entrambi, rendono la sua presenza azzeccata e funzionale.
Buon ascolto a tutti.

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