Il processo a Gwyneth Paltrow è il miglior meme della stagione | Rolling Stone Italia
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Il processo a Gwyneth Paltrow è il miglior meme della stagione

Tra legal drama e ‘The White Lotus’, va in scena un teatrino spassoso e perfetto per i social. Feat. lotta di classe, Taylor Swift e un “dibattito” che finalmente siamo riusciti a buttare in caciara

Il processo a Gwyneth Paltrow è il miglior meme della stagione

Gwyneth Paltrow a processo per un incidente sugli sci

Foto: Rick Bowmer-Pool/Getty Images

Nell’era in cui ogni puttanata diventa meme (ne so qualcosa), l’Instagram trial è diventato il sottogenere social che dà più soddisfazioni. Dopo il processo Depp-Heard con le sue mega pint e la (presunta) deriva romance tra avvocata e assistito, ora è il turno di Gwyneth Paltrow sugli sci. Un processo irresistibile, fresco, primaverile.

Allora. Un signore di nome Terry Sanderson, 76 anni, ottico in pensione, accusa Paltrow di averlo travolto mentre sciava sulle montagne dello Utah e di averlo piantato lì. Chiede tre milioni di dollari di danni. Poi in aula arriva lei e dice che no, è stato lui a infilarsi con gli sci dentro i suoi (la dinamica, almeno per come è descritta dall’attrice, è spassosa), e che lei non ha capito cosa stesse succedendo, fino poi a capitolare sulla pista insieme al tizio – che ha perso la (millantata?) GoPro quindi non può dimostrare nulla.

Cos’è accaduto? È un’evoluzione olimpica della molestia? Un incidente da Darwin Awards per fortuna senza morti? È tutto molto facile e difficile insieme, e questo è il bello. Sembra un processo da Instagram generato con l’intelligenza artificiale, come le foto di Trump portato via dalla polizia o il piumino del Papa.

Ma, soprattutto, c’è un’aria di cazzeggio che, vista la discussione e la sede in questione, suona decisamente liberatorio. Sarà la primavera, dicevo, ma anche la ricostruzione del presunto harassment pare (finalmente) buttata in caciara. A titolo di risarcimento, Paltrow chiede un dollaro: starebbe citando la richiesta del 2017 di Taylor Swift per l’abuso subìto quattro anni prima da parte di un conduttore radiofonico; richiesta di un dollaro appena perché – sintetizzo – i danni per questo genere di violenza sono inquantificabili, dunque il dollaro è simbolo e monito per tutti e tutte.

 

 
 
 
 
 
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E qui entra in gioco il miglior personaggio, in questo insuperabile teatrino. Cioè Kristin VanOrman, l’avvocata di Sanderson che pressa – ma sempre ridacchiando – Paltrow – che ridacchia anche lei – a proposito di quel dollaro, e di Taylor Swift (“Siete amiche?”; risposta dell’attrice: “Abbiamo rapporti amichevoli, ho portato i miei figli a un suo concerto, ma no: non siamo amiche”; replica incredula e insistente dell’avvocata: “Quindi non vi scambiate i regali a Natale?”; standing ovation), e della tenuta sportiva della star fashionista (VanOrman si complimenta assai), e dell’altezza di Gwyneth. Ma, più che le ragioni strettamente balistiche, qui a muovere tutto pare la curiosità di quelli – sono tantissimi – che su Google scrivono nome e cognome del tal attore o attrice e poi “altezza”. E difatti, alla risposta di Gwyneth – “Poco sotto il metro e 75” – VanOrman sospira: “Come la invidio…”.

Se VanOrman è la migliore supporting, Paltrow, dopo anni di candele al profumo di vagina (per i detrattori; per noi, dopo aver messo in piedi un’azienda milionaria: per sempre rispetto), torna finalmente a recitare, forse meglio di quanto non abbia mai fatto. È l’imputata perfetta con la messa in piega perfetta e la mise perfetta: occhiali di varie fogge, giacca doppiopetto grigio oggi e total black con anfibio domani, bottiglia d’acqua minerale in mano, insomma una specie di reboot in stile goop del lindsaylohanismo da tribunale. Ma Gwyneth è anche la star da screwball comedy di cui un Cukor qualsiasi sarebbe fierissimo: sta composta ad ascoltare le domande quando sa di essere a favore di camera (viva i processi in streaming), ma poi non si tiene e strabuzza gli occhi, spalanca la bocca con effetto sorpresa, pare Lucille Ball che pensava di essere dentro Forza maggiore di Ruben Östlund e invece si ritrova ospite di Barbara d’Urso.

 

 
 
 
 
 
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Se nella prima stagione di The White Lotus il personaggio di Connie Britton, la guru-imprenditrice ramo lifestyle, sembrava del tutto ispirato a Paltrow, ecco: questo è esattamente lo spin-off che stavamo aspettando. Pare che presto arriveranno a testimoniare al processo anche i figli di Paltrow, Apple e Moses, e io li voglio immaginare come quelli di Britton nella serie, cioè Sydney Sweeney (col broncio e L’amica geniale in grembo) e Fred Hechinger (costretto a dormire su una brandina perché nella suite non c’era posto per lui).

Intanto, Mike White sembra aver già scritto la miglior battuta di questa legal dramedy a sfondo Deer Valley Resort, perfetto albergone di montagna à la White Lotus appunto, di quelli in cui servono champagne a chi torna dall’ultimo giro di skilift. Nell’era in cui ogni puttanata diventa meme ma anche in cui tutto è trauma, pure Gwyneth ha subìto il suo, per colpa delle tarantelle sciistiche col pensionato forse harasser: “Ho perso mezza giornata di sci”.