In fasce venne abbandonato dentro un cesto in una foresta di bambù. Una famiglia di panda lo trovò, la madre scosse il cesto e disse al neonato: “Provo pietà per te”. E lui già pronunciò la sua prima parola: “Viceversa”.
Un giorno il padre gli spiegò: “Noi siamo orsi che hanno rinunciato alla carne e anche tu mangi con piacere soltanto bambù. Forse sei un frutto luminoso del destino”. Lui rispose: “Viceversa”. Infatti la vita di Kung Fu Ping fruttificò un destino luminoso.
Masticava le foglie con lentezza, qualsiasi cosa gli accadesse intorno. Era avvolto da una bolla di energia che capovolgeva il corso degli eventi. Grandinava e i chicchi, appena prima di colpire la sua testa, tornavano alle nuvole rendendole statue di ghiaccio. Una saetta stava per colpirlo e all’ultimo invertiva la sua direzione e incendiava il cielo. Dei cacciatori scoccavano frecce verso di lui e si ritrovavano loro stessi infilzati come puntaspilli.
Suo padre provò a insegnarli a brandire la spada e la lancia. Ma lui toccava solo il gun, un lungo bastone simmetrico, proprio perché la coda e la testa dello strumento erano uguali. Individuava la metà esatta dell’arma, in modo che non si sbilanciasse, e la teneva in equilibrio sul proprio indice teso. I nemici, vedendolo così, rinunciavano ad attaccarlo senza che lui dovesse combattere.
Una sera di luna piena una giovane panda gli disse: “Ti amo”. Lui rispose: “Viceversa”. Dopo poco, la giovane panda si ammalò e morì. La madre di Kung Fu Ping gli disse: “Il tempo fa il suo corso”. Lui disse: “Viceversa”. La Terra invertì il senso della sua rotazione e la giovane panda tornò in vita.
La fama di Kung Fu Ping dilagò oltre il Regno del Cielo. Arrivò fino all’Imperatore d’Occidente, che ne ebbe invidia: evocò il potere dei diecimila Da-Zi, i demoni del tramonto, e li scagliò verso di lui. I Da-Zi sfrecciavano nell’aria, ululando e distruggendo. Kung dovette ricorrere a tutta la sua forza per resistere al loro urto. Quando avvenne, tutto deflagrò in una luce bianca che generò il Grande Vuoto.