Mani giunte. Sguardi attoniti. Ognuna accanto al proprio consorte. È il 9 marzo 2020: le duchesse attraversano la navata dell’abbazia di Westminster per il Commonwealth Service. Le separano giusto un paio di passi, che sembrano chilometrici. Questa gelida compostezza nasconde un climax relazionale diventato saga. La borghese sposata al futuro re e l’attrice che ha piegato il principe scapolone: così diverse ma, in fondo, così simili. All’inizio fu cordiale conoscenza, in un crescendo di complicità. Venne la prima sfuriata, quella che non si scorda mai. Seguirono sorrisi di circostanza, tipici di chi non sa se tornare a fidarsi. E infine piombò l’indifferenza tombale, anche in pubblico, come all’ultimo evento che le ha viste insieme. Kate e Meghan ci hanno provato a smentire la vulgata che le condannava a un destino da antagoniste. Ma così è andata. Questa non è soltanto una storia di dissidi familiari da tinello di Voghera. È una spaccatura reale in piena regola, faida di corte per eccellenza, la prima di una nuova serie di cui Rolling Stone non può privarvi in tempi di tedioso distanziamento sociale.
Riavvolgiamo il nastro. Il primo incontro tra le future cognate avvenne a Londra, nell’autunno 2016. Una cena a Kensington Palace, quando ancora Harry viveva al Nottingham Cottage e, parole del fratello William, «me lo trovavo sempre in cucina a rovistare nel frigo». Bei tempi, ma molto concitati. La star di Suits e il principe dai capelli rossi si conoscevano da pochi mesi ed erano già fuggiti per una vacanza in Africa. Sapevano, però, di non poter restare clandestini a lungo. Quando la stampa britannica li scoprì, proprio in quei giorni, dimostrò una propensione al razzismo piuttosto sconvolgente. Tanto da obbligare Harry a vergare un comunicato durissimo: “Lasciate in pace la mia fidanzata”. Di colpo il giocherellone si mostrava protettivo come un leone e pure impegnato sentimentalmente. Per l’opinione pubblica fu uno choc, il primo di una lunga serie.
Le due si conoscono, dunque, ma non si frequentano. Meghan torna in Canada sul set, Kate riprende la marcia implacabile verso il cuore dei britannici dividendosi tra figli, all’epoca erano solo George e Charlotte, e vita di corte. La duchessa di Cambridge sa che toccherà a lei occuparsi del difficile inserimento dell’americana a corte. Ma sa anche che l’attrice da film Tv – infanzia a Hollywood, famiglia dilaniata, divorzio alle spalle – non avrebbe avuto vita lunga tra le tappezzerie polverose di Buckingham Palace.
Estate 2018, Invictus Games, Toronto. Ai giochi paralimpici che organizza ogni anno, stavolta Harry arriva a braccetto con Meghan, prima uscita pubblica davanti ai riflettori. La strada è ormai segnata: la Markle prenderà il cognome Mountbatten-Windsor. E infatti a settembre di quell’anno fa le valigie e dal Canada si sposta nel cottage di Harry dove, in una quotidianità scandita da polli arrosto, chips croccanti e parecchio sesso, un giorno lui le chiede la mano. Il 27 novembre annunciano il fidanzamento urbi et orbi. E Meghan irrompe prepotentemente sulla scena pubblica.
Avevamo lasciato Kate regina di ricorrenze, garden party, inaugurazioni. E improvvisamente la ritroviamo parte di un duo, modello Kessler. Non fosse che, in questo caso, Ellen è gelosa di Alice. Nelle settimane successive a questo fidanzamento hollywoodiano comincia a montare in Kate un atavico e irrazionale terrore: diventare invisibile. Intorno a lei tutti sembrano elettrizzati di fronte alla nuova arrivata. In primis sua maestà. Non soltanto Elisabetta rende Meghan l’invitata d’onore alla festicciola natalizia a Buckingham Palace alla quale vengono invitati tutti, ma proprio tutti i 59 familiari che formano la linea di successione al trono. All’americana vengono spalancate anche le porte di Sandringham, la residenza alla quale sua maestà è più legata – qui si spense suo padre Giorgio VI – e dove ogni anno celebra il Natale al quale partecipano i suoi discendenti, con i rispettivi coniugi. Non i fidanzati. La stessa Kate è stata ammessa solo dopo il matrimonio. Il doppiopesismo è evidente. Ma la moglie di William gioca da stratega e non solo sfoggia il suo miglior sorriso, ma come nel Pygmalion di G.B. Shaw forgia la sua Eliza, Meghan appunto, trasmettendole i rudimenti delle riverenze e le indicazioni su ordini e precedenze da rispettare sulle scale o in salotto, sussurandole da chi accettare confidenze e con chi restare impeccabilmente formale. Prova durissima, che Meghan supera. La strada della convivenza è asfaltata in fretta e furia, ma pare reggere. Nel maggio 2018, però, qualcosa si rompe.
Poche settimane prima delle nozze con Harry, la sposa convoca testimoni e cognata per l’ultima prova degli abiti delle damigelle. Charlotte, la bimba di Kate, si infila un vestitino. Le dona, è grazioso. Ma per zia Meghan non è abbastanza. Abbastanza pomposo, abbastanza lavorato, abbastanza cafone, verrebbe da dire. Non pensate a una diatriba in stile Castello delle cerimonie. Ma un paio di commenti affilati dell’americana bastano perché la duchessa di Cambridge scoppi in lacrime. D’accordo, arrivano le scuse, le solite giustificazioni da ansia prematrimoniale. La frittata, però, è fatta. Niente sarà più come prima.
E infatti, esaurito il vociare collettivo sulle nozze dei duchi di Sussex – il loro nuovo titolo – a Windsor, tra le due iniziano le rivalità dinastiche. Se sulla balconata del Trooping the Colour – la parata di giugno che celebra il compleanno del sovrano – è la moglie di William a guadagnarsi la prima fila vista la sua posizione di futura regina, Meghan, appena un mese dopo il matrimonio, viene invitata da Elisabetta a una visita a due nel Cheshire, a bordo del treno reale, onore che a Kate era stato concesso oltre un anno dopo il sì. E poi ci sono i vestiti, che da orpello diventano campo di battaglia: Kate si è sempre venduta come la gran dama del riciclo, sebbene d’alto profilo, con i suoi cappotti McQueen indossati alla nausea. Meghan rifiuta la retorica della duchessa che conta gli spiccioli. Spende e spande: Givenchy e Dior. Fa la fortuna di Aquazzura – i suoi tacchi preferiti, oltre a quelli di Manolo Blahnik – sfoggia spesso le creazioni della sua amica Victoria Beckham e non disdegna i brand italiani dal glamour più ricercato, come Parosh. Le casse reali la accontentano. Non solo perché il suo compito è incarnare la posh duchess, ma anche perché Harry non ammette il “no”. “What Meghan wants, Meghan gets” è il suo mantra.
Le copertine di tutto il mondo le mettono a confronto, settimana dopo settimana. Meghan si guadagna il vantaggio con la gravidanza e sfrutta l’occasione, ancora una volta, per dimostrare di non voler seguire il solco della cognata. Per mettere al mondo Archie, lo scorso maggio, sceglie una clinica “sua” e si rifiuta di mostrare il frutto del dolore appena due ore dopo il parto, come Kate ha sempre fatto. “Insopportabile mercificazione del corpo”, sentenzia. Il bimbo lo mostrerà sì, per dieci minuti, a Windsor, diversi giorni dopo il parto. Secondo le sue, di regole.
Convinta che il suo appeal mediatico non possa esser vittima di condizioni dinastiche che vedono prevalere Kate, persuade Harry – ormai irriconoscibile agli occhi del fratello – a fare la rivoluzione e affrancarsi da Kensington Palace. I Sussex chiedono una propria fondazione benefica, una residenza autonoma – la regina mette a disposizione Frogmore Cottage, a Windsor, costata 2,4 milioni di sterline di ristrutturazione ai contribuenti – un programma indipendente di visite di Stato, meglio se all’estero. Casa reale abbassa il capo, ancora, anche di fronte all’ennesima provocazione della ex signorina Markle. Parliamo dell’intervista rilasciata in Sudafrica a settembre, primo viaggio dei Sussex con il bimbo, in cui Meghan accusa il popolo britannico (e velatamente anche la famiglia) di non averle perdonato alcun passo falso. È l’inizio della fine: la duchessa americana, novella Wallis Simpson, ha preso il sopravvento e la macchina di Buckingham Palace è talmente intontita dalla violenza e velocità dei colpi ricevuti che sembra ripiombata all’epoca Diana. Da lì, gli eventi si succedono come li abbiamo seguiti quotidianamente. Le sei settimane di break dagli impegni dopo il quale i Sussex hanno annunciato di non voler più servire la corona. E sono volati in America. Liberi, ma sempre più soli.
Kate, dal canto suo, ha vinto questo lungo primo round. Mentre l’altra fuggiva invocando privacy e ossigeno, la futura regina restava al suo posto, sorriso severo e piglio da generale. I britannici l’hanno premiata: nelle classifiche di gradimento Meghan (chi?) è agli ultimi posti, Kate comanda indisturbata, anche per la responsabilità dimostrata nell’emergenza Covid. E la regina s’è dovuta ricredere. Per anni ha pensato di avere a che fare con una borghesuccia che non ha mai lavorato un giorno della sua vita. Ma la borghesuccia sta salvando il futuro del reame d’Inghilterra.