La trap oggi ci becca più dei sondaggi e degli exit poll | Rolling Stone Italia
Boomer Gang

La trap oggi ci becca più dei sondaggi e degli exit poll

Cosa dobbiamo fare ora che Trump è tornato Presidente? La Boomer Gang ha qualche idea per manifestare il nostro dissenso

La trap oggi ci becca più dei sondaggi e degli exit poll

Donald Trump

Foto: Phelan M. Ebenhack per The Washington Post via Getty Images

Giovanni Robertini: E ora “che fare?” L’idea di bucare le ruote delle Tesla per manifestare il nostro dissenso non mi convince del tutto. E non basta certo insultare quelli che al bar di Guerre Stellari – il social X, fu Twitter – dicono che Trump ha vinto perché “non si può più dire niente/la schwa/il politicamente corretto” o andare alle tre del mattino sotto casa di tutti i podcaster alla Francesco Costa che ci volevano spiegare – ma “spiegare bene”! – l’America con i grandi elettori e sparargli a tutto volume il Caracciolo di Massafra, Limes scansati che arriva Kid Yugi: “In giro coi miei pitbull, voglio i soldi di Elon Musk/ Siamo il Sud, la Terronia, ignoranza à la South Park”. Niente più grafici con le proiezioni degli “Stati in bilico”, lo ripetiamo sempre ma la trap ci becca più dei sondaggi e degli exit poll… Quindi, poveri noi.

Alberto Piccinini: Al limite un’azione dimostrativa ai server di X: vernice lavabile, qualche scritta, roba blanda. La scritta ce l’ho: X (no) Mas. Ti piace? Troppo complicata, non si capisce. Sono solo io a vedere un qualche parallelismo tra il ruolo della radio e del cinema nei regimi degli anni ‘30 e il ruolo dei social in questo mondo nuovo dove stiamo precipitando? È tutta roba che abbiamo studiato all’università, mica editoriali di Repubblica. E poi: dove sarebbero posizionati fisicamente i server di X? In Alaska? A Massafra? Nel nuovo campo di concentramento italoalbanese (se per pagarsi qualcosa Meloni affittasse a Musk un garagetto comunque sarebbe un’idea)? Dov’è il quartier generale di X? Mesi fa hanno lasciato il palazzo di San Francisco per stabilirsi dentro lo shopping center di un cittadina texana, ho letto, tipo outlet di Castel Romano. Il che conferma tutto quello che sapevamo, bastava leggere Michael Foucault: il Palazzo d’Inverno non c’è, se c’è dentro è vuoto. No, è nell’inverno delle nostre teste. Ecco perché nel vuoto pneumatico che ci tocca abitare ci viene in soccorso la metafora di Guerre Stellari: la Morte Nera. L’idea che il nostro amico Christian Raimo, uomo mitissimo e pure simpatico, ora mezzo sospeso dallo stipendio, sia diventato una specie di nemico pubblico dei social fasci per aver detto che il ministro Valditara è come la Morte Nera, è davvero preoccupante. I nemici sono gente che non va al cinema, non capisce l’ironia, non capisce più niente. E cito ancora Raimo: “Che bisogna fare coi neonazisti? Per me bisogna picchiarli”. Tengo a mente.

GR: Forse lo so “che fare”. Ho ascoltato il discorso di Trump alla fine della notte elettorale, quando ormai pure Bruno Vespa era andato a dormire. A un certo punto Trump ringrazia il vero artefice di questa vittoria regalandoci un momento di pura psichedelia senile, vale la pena ricordarlo: “È nata una stella: Elon. È un ragazzo straordinario (…) Ha inviato un razzo due settimane fa. Ho visto quel razzo. Ho visto quel razzo. Era di un bianco brillante e quando è sceso non aveva un bell’aspetto. Andava a 10.000 miglia all’ora e bruciava da morire (…) Poi ho visto il fuoco che usciva dal lato sinistro ed è scesa così dolcemente, circondata come se fosse stata abbracciata – era tenuta in braccio come si tiene il proprio bambino di notte. Il tuo piccolo bambino. È stata una cosa bellissima da vedere”. Il razzo, Elon, Rocket Man, il futuro come un (bad) trip da funghetto allucinogeno, tecno fascisti su Marte. Poi, la stessa mattina del discorso di Trump, leggo su Repubblica l’intervista alla compositrice elettronica Caterina Barbieri, appena nominata alla guida della Biennale Musica, che parla dell’installazione per il Padiglione Italia curata dal nostro amico Luca Cerizza, un botta e risposta tra i suoni del suo organo e quello di Kali Malone, si intitola Mute vette, Un riflesso che brilla da una mente all’altra ed è ispirata ai racconti della sua nonna partigiana sui “bambini mandati sulle colline per segnalare l’arrivo dei tedeschi usando degli specchietti per riflettere la luce a distanza”. Ecco l’illuminazione! La risposta al fuoco del razzo bianco brillante del nuovo phascismo non può essere che lo specchietto resistente dei droni avant techno di Caterina. Fidati che funziona.

AP: Speriamo. L’importante è tenersi allenati, non lasciarsi sorprendere dalle alternative, sì/no, sì/no, pensarci cinque minuti prima di scegliere. Adesso Elodie e Tiziano Ferro sono usciti insieme con un videoclip che sembra uno di quegli spot tutti uguali dei profumi da vent’anni a questa parte (anche i profumi, immagino, saranno tutti uguali). Leggo pure che Elodie “si racconterà in prima serata su Canale 5 con Silvia Toffanin” in uno show dedicato alle vecchie star di Amici. Benissimo. Finalmente gesti divisivi. Nella polarizzazione diffusa Elodie appartiene a quella parte del creato che a X Factor Manuel Agnelli ha definito “culi e autotune”, ho letto, ritenendo evidentemente di rappresentare la parte opposta, concreta e operosa. Poveretta mi dispiace. Un po’ come quando a Otto e mezzo viene fuori il solito discorso sulla sinistra che pensa solo ai diritti e ha abbandonato gli operai, hai presente? La sinistra al caviale, aggiunge Meloni, originalissima. Al caviale. Madonna in che mondo viviamo. Al confronto la Morte Nera è letteratura. Me la tengo stretta, prendo la mira.