Giovanni Robertini: «La parola è un proiettile, può uccidere, è un’espressione radicale della violenza» pontificava l’altra sera lo psicanalista lacaniano Recalcati a stretto giro di telecomando su Rai 3. Ok boomer, così siamo buoni tutti, ma stiamo già ai missili balistici intercontinentali. Ieri ad esempio mi sono imbattuto in un video di tal Mowgli CLL, che sta per C’est La Life, trapper minore – poco più di mille follower su Instagram – di seconda generazione. Il videoclip del pezzo SL Freestyle è girato a Milano a pochi passi da via Padova, storico simbolo della città multietnica e ora della gentrificazione, in Largo Tel Aviv: la targa della piazza viene cancellata con lo spray rosso da un ragazzo con la maglia dell’Inter che con la stessa bomboletta scrive “Gaza” sul marciapiede mentre Mowgli con passamontagna d’ordinanza e microfono inizia a rappare “Lei è bella come Tel Aviv in fiamme”. C’è materiale per due stagioni di Dritto e rovescio, venti editoriali di Repubblica, un paio di monologhi di Scurati e Massini, ce n’è pure per la Digos in verità. C’è un’aria di maxi rissa permanente, retromania anni ’70, spranghe e social, non ne usciremo con un Recalcati, questo è chiaro. Per ora riesco solo a immaginare un Aldo Cazzullo del futuro che cammina lentamente ripreso da una decina di droni lungo il perimetro di Largo Tel Aviv per il suo programma Una giornata particolare spiegandoci chi era davvero Mowgli CLL, il trapper.
Alberto Piccinini: Sul piacere colpevole per Cazzullo e i suoi droni sfondi una porta aperta, lo sai. Ma il video di Mowgli è una bomba, grazie a te che me l’hai condiviso e grazie dio che esiste roba del genere. A proposito, sull’app di Mediaset dalla replica di Dritto e rovescio di giovedì scorso hanno cancellato il bestemmione di Del Debbio dioqualcosa – viralissimo! virilissimo! – contro la povera Boldrini che non ho mai capito perché ai mostri di destra fa scattare tutta ’sta rabbia irragionevole, evidentemente per traumi che non sappiamo, non capiamo, non immaginiamo, sui quali forse Recalcati potrebbe scriverci sopra qualcosa di buono invece delle solite banalità. E a proposito di cancel culture, come direbbe la brava gente del Foglio, di Mowgli mi piace moltissimo l’azione con lo spray sulla targa Largo Tel Aviv e ancora di più la scritta “Gaza” sul marciapiede. Devo inquadrare meglio il senso della maglia dell’Inter, ma alla biennale di Venezia avrebbe fatto un figurone. Mowgli è l’anello mancante tra Onda Rossa Posse alla Sapienza nel 1990 e la Corte di Giustizia Internazionale dell’Aja che adesso dice quel che tutti sappiamo, vediamo, sentiamo. Da sempre. Lo devo ripetere? No, mi basta pensare alle facce di merda da talk show che in queste ore stanno pensando a cosa pensare per poi dirci cosa dovremmo pensare noi, ma basta dioqualcosa basta quando finirà?
G.R.: Hai perso anche tu un po’ di tempo per star dietro alla faida tra Rondodasosa, Simba La Rue e Baby Gang? Tempo buttato, lo scrolling di stories con minacce, insulti, appostamenti e regolamenti di conti sembra un mash up di format Mediaset: un po’ reality tipo La Talpa, un po’ talk di Del Debbio e l’inevitabile redde rationem a Le Iene. C’è anche un tocco di Striscia la notizia, un Tapiro pronto a farsi due risate su una messa in scena ad hoc per promuovere il nuovo album di Rondo in uscita a gennaio. Il release party sarà un incontro di boxe tra i trapper coinvolti o una maxi rissa per un videoclip, tocca tenere a galla l’hype perché da lontano si rumoreggia che potrebbe arrivare un’onda di rivitalizzato post punk alla Idles e Fontaines D.C. capitanata dai Punkcake di X Factor a spazzare via una trap in declino. Stiamo pronti, appostati come Rondo davanti al cartello del comune di Merone, Brianza in purezza, dove vive Simba, e davanti alla stazione di Lecco, dove vive Baby Gang. Periferie dell’impero, astensionismo e qualche notizia nelle brevi di cronaca nera, a poche decine di chilometri da Milano, via Montenapoleone, nominata via più cara al mondo e da tempo tappa dell’iperturismo. Wikipedia ci informa che il Castello di Merone fu distrutto nel 1285 dai Della Torre in guerra con i Visconti per il dominio su Milano, un po’ come Simba e Rondo e la faida per la conquista dei brillocchi nelle boutique di Montenapo.
A.P.: Perché non si dica che passiamo le serate davanti alla tv, ma che il nostro è uno sguardo da veri esperti, aggiungerei che il format della faida periferica tra i trapper potrebbe coinvolgere Ore 14 di Milo Infante su Rai 2 e certi programmi criptofasci sui castelli, la cucina, i palii della nostra bella provincia che su quella rete abbondano (non visti) dai tempi del ministro Giuli col suo flauto. Il che non è un buon segno. Se la trap subisce l’egemonia dei format televisivi più scrausi invece che dettarli, allora è decadenza. E la finta faida tra Rondo, Simba e Baby mi ricorda pure il “ritorno degli anni ’70” di cui non si parla altro nei talk da giorni: prima la manifestazione contestata di Casa Pound a Bologna, l’altro giorno i volantini di Azione Giovani strappati all’Università di Roma. Oh poverini. Tutto finto, come la finta faida trapper, perché poi si possa cianciare a sbafo di democrazia e violenza, aspettando che ci pensino i celerini, tanto sappiamo come va a finire. Altro che anni ’70, a me basterebbe che tornassero gli anni ’90. Ho recuperato su Canale 5 l’altra sera l’esibizione di Fabri Fibra, Baby Gang (elegantissimo) e Emma nel nuovo show di Silvia Toffanin (vabbè). Facevano In Italia, che è (ho pensato) il Quelli che benpensano dei nostri tempi. Molto molto gusto nel verso “fascisti e mafiosi al governo” sotto la luce azzurrina Mediaset coi complimenti azzardati della conduttrice, basta così poco per essere nel giusto, dioqualcosa.