Mi sono sentita in colpa invece di sentirmi libera così tante volte, da confonderne la sensazione.
Sai, le statistiche che si leggono ogni tanto: «Quante di voi dichiarano di aver subito una violenza sessuale?». Io non so mica rispondere. Voi sì?
Cioè, se sei stata stuprata in un vicolo da 5 sconosciuti, verosimilmente dovresti ricordartelo.
Ma poi c’è tutta una questione più complessa e distorta non solo nel racconto pubblico, ma anche dentro la nostra – nostra di donne – percezione personale del lecito e dell’illecito quando si tratta di sesso. È lì che si combatte la battaglia: noi che eravamo ragazze negli anni ’80 e ’90, abbiamo sempre scelto liberamente?
Al di là di tutte le discussioni tra femministe e post femministi – una categoria che non so se esista davvero quest’ultima, ma io mi riferisco a coloro che dicono di essere difensori della libertà della donna, ma poi non gli va bene niente della discussione, perché condita da fastidiosissimi stridolini femminili – qual è la questione? Dove inizia la violenza sessuale? (per chiarire: io non lo so a che categoria appartengo. A tutte suppongo, a seconda del comodo).
Per esempio: io mi sono sentita in colpa perché non avevo voglia di studiare. Questa era la sensazione, ma in realtà non avevo imparato ad avere un’ambizione su me stessa. Perché non sapevo che potevo davvero scegliere liberamente il mio destino, che me lo meritavo, che ne avevo le qualità. Qualcuno diceva di sì a parole, ma poi tutto il mondo diceva di no. E questa è una questione generazionale e non personale, eh: infatti guarda caso ogni donna affermata della mia generazione, è raccontata come pioniera, come folle, come spirito libero.
Ah no, dici che non c’entra col sesso? Dici?
Io invece dico di sì. C’entra eccome. Il senso di inadeguatezza e il senso di colpa, che poi si somigliano e si intrecciano senza sosta, si nutrono di bisogno di approvazione, sempre, insaziabilmente. Sai quanti ambiti ci sono per una donna di sentirsi approvata, al posto giusto, necessaria? Ecco, non sto qui a suggerirti la risposta. Però ti ricordo che negli anni ‘80 e ‘90 gli ambiti erano ancora meno – e non ti dico prima. Se poi parliamo di ambiti in cui la donna poteva sentirsi “potente”, va beh, ciao.
Eva e il serpente. Cleopatra e il serpente. Cicciolina e il serpente.
Il merito e il sesso, sono intrecciati dalla notte dei tempi mica per caso, purtroppo: è un fatto storico, non è una questione moralistica. Ma prima della vertigine del potere alla House of Cards, c’è la sopravvivenza: quanti anni corrono dall’ultima volta in cui una generazione di uomini poteva dire: «Se non me lo succhi come si deve ti ammazzo di botte, cagna» a quella in cui il consenso al rapporto deve essere ben espresso chiaramente per legge?
Boh, trent’anni, forse meno. E la prima fase però ne è durata 3000, di anni.
Quindi secondo il mio modestissimo e non richiesto parere, la questione dell’autodeterminazione è legatissima all’abuso sessuale. Ma che ne volete sapere voi, post femministi esperti di semantica! Che ne volete sapere voi dei dubbi che possiamo avere noi, dopo un abuso o presunto tale, di qualsiasi tipo? Me lo meritavo? L’ho provocato? Lo volevo? Pensa che sono le stesse domande che ci facciamo anche quando siamo state bene. Sai che casino, dopo 3000 anni di sudditanza sessuale, rispondere a queste domande?
In questo senso, all’inizio dicevo: quante volte ho fatto casino nel distinguere senso di colpa e libertà. Perché poi quando sceglievo che sì, che volevo, c’era da fare i conti con tutto quello che veniva dopo: zoccola, inaffidabile, facile. E questo, quando avevo scelto liberamente. Sai quante nostre madri avrebbero avvalorato “zoccola, inaffidabile, facile”? Ecco, adesso ripensiamo alla questione della violenza sessuale e delle denunce tardive.
Ma che poi basterebbe dire: lo prevede la legge, quindi non capisco la questione. Mi sembrava che tutto fosse già stato assimilato. E invece.
Ah, forse non si capisce da subito eh, ma sto parlando della questione del video di Grillo Senior in difesa del figlio Grillo Junior.