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Non rompete con Sanremo: i figuranti sono il mestiere del nostro futuro pandemico

La direzione del Festival non ha svilito la nobile arte del teatro, ha solo indicato la via: puntare tutto sull’unico mestiere in cui non possiamo essere sostituiti dalle macchine, la finta adulazione in cambio di un compenso

Solo gli illusi e gli anarchici credono ancora nella possibilità di un pubblico. Cioè di un assembramento. Di un concentrato di corpi, cioè di dispositivi organici per la diffusione di virus e batteri. Come garantito dai più saggi, ci aspetta almeno un secolo di ondate pandemiche, finché non ci saremo fatti perdonare da Madre Natura il nostro abuso di potere al vertice della catena alimentare. Quella a base di mascherine e distanziamento è la nuova normalità. I figuranti ingaggiati dalla Rai per popolare l’Ariston non sono un’eccezione: sono il mestiere del futuro.

Già l’anno scorso Amadeus, per avere individuato la capacità “di stare un passo indietro a un grande uomo” nella fidanzata di Valentino Rossi, aveva rischiato la castrazione grammaticale, cioè di venire coercitivamente tramutato in Amadeum. Tuttavia, ancora qui con il suo virile suffisso, la sua turgida s, in questo 2021 è stato di nuovo frainteso. Sta cercando coppie di figuranti per applaudire i musicisti. E giù polemiche: e allora i concerti?, e allora i cinema?, e i teatri? Il fatto è che la direzione del Festival non ha svilito la nobile arte del teatro, ci ha soltanto indicato la via.

Vero che i figuranti sono da sempre connaturati al concetto di show televisivo, ma domani saranno molto di più. I così detti live, fino all’anno scorso le uniche isole di esperienza analogica non sommerse dall’oceano digitale, i concerti e le presentazioni e le opere e le pièce, sono di colpo diventati anacronistici pure loro. Live? Non c’è più vita là fuori. Tuttavia chi si esibisce, cioè l’esibizionista, non può prescindere dall’approvazione in tempo reale. Gli applausi, le richieste di bis, i reggiseni lanciati sul palco, i pianti e le grida, le dichiarazioni d’amore, la devozione. Infinite declinazioni del superlativo assoluto che sogni di sentirti rivolgere da quando hai capito che quella figura riflessa dallo specchio corrisponde a te: “Sei bravissimo”. È uno dei pochi mestieri in cui non possiamo essere sostituiti dalle macchine, ma forse solo dai cani: leccare il culo.

Le presentazioni dei libri funzionavano già così: i figuranti venivano pagati con bicchieri di Pignoletto.
“Vieni alla mia presentazione, ho scritto un romanzo che rivoluzionerà il concetto di Coscienza Infelice Hegeliana”.
“C’è il rinfresco?”

E compriamo già figuranti sui social, tutti quei fan con nomi indiani e turchi e robotici che si esprimono a emoticon e monosillabi esclamativi. Siamo abituatissimi a fare un tifo senz’anima per ricavarne un compenso: complimenti di contraccambio, proposte lavorative, rapporti sessuali.

E c’è chi, più professionalmente, ne ha fatto un mestiere ormai da qualche decennio. In pratica il figurante è l’evoluzione del critico, il suo compimento. I critici vengono già pagati per fare lo stesso lavoro, ma a distanza: applaudire. Una grande clacque che usa il congiuntivo.

Poi, coltivare il mestiere del figurante è l’ultima via rimasta per salvare un’altra istituzione squisitamente obsoleta: la coppia. La Rai non sta infatti cercando figuranti, ma coppie di figuranti. L’effetto di individui isolati in platea potrebbe essere mortifero: il talento di un buon figurante si esprime anche nell’interazione con i colleghi. Mini-assembramenti di due persone danno una vaga idea di calore umano e permettono ai professionisti del mestiere di esaltare le proprie competenze: “Visto, amore, che bravo?”, e manine che si stringono, abbracci, pacche sulle spalle. Va da sé, le coppie devono essere formate da conviventi. Buone notizie per il mercato immobiliare. Dopo la recente ondata di separazioni da lockdown, il monolocale non è l’unica soluzione abitativa del futuro. Il coinquilino diventerà un socio in affari. Se non si può non sorridere, sardonici, sentendo pronunciare ancora l’ingenua espressione “anima gemella”, ecco che “quadro clinico gemello” ha un piglio tutto scientifico che odora di sobrietà e verosimiglianza.

Quindi li vedremo presenziare, questi quadri clinici gemelli, a ogni sorta di spettacolo in cui gli artisti necessitino di complimenti dal vivo. Doping immunizzato, incensatori tamponati, coppie di massaggiatori di ego. Non illudiamoci: i compensi non saranno milionari. Ma in un giorno, considerando la media di due ore a spettacolo, considerando pure gli spostamenti, una coppia di figuranti ben motivata potrà partecipare a tre, quattro, addirittura cinque eventi. E, visto che in Italia siamo in campagna elettorale più o meno permanente, si potrà sempre trovare un comizio politico con cui sbarcare il lunario.

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