Perché gli intellettuali a volte sono così distanti dalla realtà? E non parlo di vecchi professoroni, ma di un millennial autore di bestseller come Paolo Giordano, che se n’è uscito con un’idea che ritengo dannosa. Sabato 18 aprile il Corriere pubblica L’appello di Giordano preoccupatissimo: Maturità, l’orale va fatto a scuola. Il motivo? Ecco che comincia una sviolinata di luoghi comuni smielati e romantici sul fatto che l’esame di maturità sia un momento fondamentale della vita di un ragazzo: «Il mondo si accorge di te, ti prende finalmente sul serio. Si tratta di un’occasione unica». Chiaramente per sostenerlo Giordano si basa sul suo di esame, e racconta di quando fu costretto a farsi prestare la camicia da un compagno di classe perché la sua era madida di sudore. Tutto molto bello, ma che c’entra con il presente?
C’entra che oggi, domenica 19 aprile il Corriere dedica un’altra pagina al tema. La ministra Azzolina si dice possibilista verso una maturità in classe, tutta in sicurezza sia chiaro. Perché? Perché riceve molte lettere dai ragazzi che le esprimono questo desiderio e perché anche per lei la maturità è uno dei ricordi più belli della vita.
Ok ci siamo. Ora vi dico perché mi incazzo.
In questi giorni la scuola sta affrontando un momento delicatissimo. I sindacati sono sul piede di guerra col Ministero per il bando dei concorsi pubblici, che dovrebbero riguardare decine di migliaia di insegnanti precari. Parlo di gente che in questi anni ha speso soldi, tempo e risorse in formazione. Sono gli uomini e le donne che si fanno carico dei vostri figli, che spesso sopperiscono alle situazioni familiari più delicate, che lavorano come precari con contratti veramente sacrificanti. Gente che non viene mai considerata dalla stampa, ma ritenuta solo degna di eseguire ordini presi dall’alto. Gli insegnanti non dicono mai la loro, sono come soldati di un esercito statale: rispettano la gerarchia, eseguono.
Gente piena di obblighi e con uno stipendio basso. Fate la didattica a distanza! Usate il registro elettronico! Per carità è tutto giusto (e, specie per noi millennial, facile), ma non ci sono una formazione adeguata, un piano condiviso, una linea comune. Tutto ciò che accade in una scuola finisce per essere a carico dei docenti. Le ore non pagate in gita, le chat di gruppo coi colleghi che mandano la Colomba di Pasqua. I mille obblighi.
Pare che la ministra voglia far uscire i bandi di concorso entro fine mese e lasciar svolgere le prove ad agosto, ma ancora c’è niente di certo. I sindacati sono contrari. I giornali non ne parlano. Gli insegnanti non leggono il Corriere, ma Orizzontescuola o Tecnica della Scuola, l’Ansa degli addetti ai lavori.
Attualmente siamo in lockdown. Se l’emergenza dovesse continuare, non ho idea di quali strutture siano in grado di ospitare un concorso pubblico, né di quali normative possano garantirne lo svolgimento in sicurezza.
Conosco invece le scuole, che spesso sono fuori norma su tutto. Parlo di strutture vecchie, inadeguate, senza la possibilità di essere rimesse in sicurezza. Ci sono istituti interamente non a norma, dove le sedie per i banchi le donano le famiglie, così come la carta igienica nei bagni. Cosa succederebbe se decidessimo di far svolgere gli esami di maturità in classe? Nell’operazione sarebbero coinvolte centinaia di migliaia di unità tra docenti, bidelli, studenti. Gente che dovrebbe ritrovarsi con delle norme di sicurezza tutte da capire, tra due mesi, per questa messa cantata che è l’esame.
Per Giordano è stato fondamentale. Per la Azzolina pure. Ma non l’hanno sostenuto nell’anno del Covid-19. Ministro, ma agli insegnanti ha chiesto se se la sentono di fare l’esame di maturità in classe?
Il mondo intero è fermo, abbiamo un paese che avrà problemi economici e finanziari enormi, abbiamo una scuola che già era malmessa prima, figuriamoci dopo. Ragazzi ripigliatevi. Va bene avere un’opinione, ma che il Ministro stia seriamente dedicando del tempo ai maturandi mi pare davvero assurdo.
La scuola ha bisogno di questo tempo per riformarsi, non per elaborare in fretta e furia una strategia dell’ultimo minuto per l’esame di maturità. Ed è grave anche dire che «nessun surrogato digitale può sostituire quell’esperienza. Insegnanti sgranati che guardano dappertutto fuorché nella webcam, connessioni che incespicano». Si stavano facendo dei piccoli passi per rimodernare un settore fermo da decenni. Ecco come ridicolizzarne gli sforzi.