Alberto Piccinini: Pare che ce la siamo scampata, ma tanto vale prepararsi. La signora Thatcher è morta dieci anni fa esatti, 8 aprile 2013, te lo ricordi? Gruppetti di anarchici e signori sulla sessantina scesero in piazza a fare festa, poche centinaia come riportarono i giornali, senza dare troppo fastidio, a Trafalgar Square, qualcuno mi pare a Liverpool. Pioveva e tirava vento, tipo oggi. La cosa più interessante fu che grazie al passaparola quella settimana tornò nelle classifiche di vendita dei dischi (c’erano ancora) una canzoncina degli anni ’30, Ding Dong The witch is dead. La strega è morta, dal Mago di Oz. Che eleganza. Insomma, io non auguro niente a nessuno (a quello ci pensa già Salvini), però una canzoncina da portare in alto nella classifica viral di spotify mi piacerebbe almeno suggerirla. Niente di che, una cosa carnevalesca tipo bruciamo l’uomo nero, seppelliamo l’inverno che abbiamo nel cuore, teniamoci pronti. Il finale del Don Giovanni di Mozart? (“Questo è il fin di chi fa mal?”), L’anguilla dei 99 Posse? Direttamente il jingle di Colpo Grosso? Te lo recito a memoria: “Cin Cin Cincin ricoprimi di baci/ Cin Cin Cincin assaggia e poi ti piace/ Brinda alla fortuna/ Festeggia con noi”. Dimmi tu
Giovanni Robertini: E non dimenticare tutto l’hip hop italiano. Ne avevamo già parlato su Boomer Gang in tempi non sospetti, citando una barra di Cole nel disco di Noyz Narcos del 2005: “Silvio Berlusconi è un gangsta rapper/ Acchitta potte nell’elicottero e atterra sul Piper/ Col rolex, bling-bling e una bandana/ E gli guarda le spalle tutta quanta la madama”. Aggiungo anche un Gué d’annata che ne Il Ragazzo d’Oro rappa: “La vita è solo troie e milioni/Lo dice Ice Cube e pure Berlusconi”. Oggi queste rime assomigliano a reperti archeologici, quel Silvio non esiste da un pezzo, e – come ha detto Dani Faiv in un’intervista qualche mese fa – “il rap è nato criticando Silvio Berlusconi, mentre ora i rapper sono Silvio Berlusconi”. Lui, Silvio, invece è diventato altro: un pezzo dreamy dub, musica ipnagogica, forse una suite di droni, sicuramente ambient inquinatissima come l’aria che respiriamo a Milano. Ci vorrebbe una playlist di David Toop, magari la sta già preparando.
AP: Eh, non ci resta che l’ambient. Però insisto: quando il Fato si sarà davvero compiuto postiamo pure sui nostri social Cin Cin ricoprimi di baci, per riconoscerci, non si può andare avanti alla spicciolata c’è l’inferno là fuori. Per dire: non conosco Daniela Collu che è stata “sbagliata e inopportuna” su Twitter, ma l’idea che abbia fatto impazzire tutti quelli che in genere passano le giornate a prendersela con la cancel culture, il metoo e il non si può dire più niente me la rende simpatica. Però è rischioso, adesso dovrà scusarsi fino alla fine dei giorni poveretta. Ecco ritroviamo un po’ di spirito collettivo, come si fa ai funerali di solito, quelli dove si piange, si applaude ma soprattutto si ride per esorcizzare la morte. Facciamo un convegno magari in estate chennesò in Sardegna, dove mettiamo insieme opere, canzoni, film, monologhi comici, libri, libretti, articoli di giornale, che non sarebbero esistiti senza Berlusconi. Prova a pensarci: i film di Sorrentino e di Nanni Moretti, i dischi delle Posse, i programmi di Michele Santoro, probabilmente gli ultimi vent’anni di Blob, cose così. Facciamo un censimento, mettiamo le copie in un grande posto aperto e poi le bruciamo tutte. Addio, addio per sempre. Noi non saremo mai come volete voi. Che ne dici?
GR: Sì, ma come nei veri dibattiti, quelli con tante b, tocca chiedersi oggi che rimane, chi saremo dopo l’infinita e mai conclusa era Berlusconi, dopo la fine del berluscaverso? Ecco, io vedo il tweet cancellato della Collu galleggiare da solo in mezzo al mare, Message in a bottle, e su sponde opposte, lontanissime, due mondi futuribili che non comunicano: da un lato il pianeta di Francesco Giubilei, destrissimo twittatore, consigliere del Ministro della Cultura e dall’altro i Thru Collected, giovane collettivo napoletano di artisti visuali, produttori musicali, cantanti. Il primo è un ultra conservatore di poco più di trent’anni, a 16 è diventato editore, e – leggo dalle bio – ha già pubblicato 8 libri (tradotti negli Stati Uniti, in Serbia e Ungheria… lol), cita Scruton, Prezzolini, Montanelli, Guareschi, su Instagram non segue nessun nome noto, chessò Fedez, Jovanotti, la Canalis, niente, manco Povia. I secondi li ho visti l’altra sera a Milano alla presentazione del disco di una del collettivo, Alice, che insieme all’amica Altea canta il pop del futuro su basi drum’n’bass, techno, Uk Garage, diciamo Tirzah + facimm o burdell + nerdismo romantico Gen Z: roba fortissima da far invecchiare di vent’anni Lazza e tutta la trap. Noi pochi boomer presenti al live eravamo esaltati, come ai primi concerti di CCCP, Casino Royale, I Cani. Ecco, la battaglia di domani è tra questi due mondi nati alla fine del berluscaverso, e non è mai stato così facile scegliere da che parte stare.